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Attualità

L’ITALIA CHE CAMBIA

MANIGLIO BOTTI - 14/07/2017

notte-rosa

Notte Rosa a Rimini

Che cosa non si fa per alzare l’asticella della stagione! Rimini si moltiplica per tre. Così che, anche quest’anno, la Notte rosa passa a tre: le tre Notti rosa. E la sarabanda festaiola colorata-pink, piena di occasioni, di mercatini, di offerte uno più due, di complessini agli angoli delle strade, di birrerie e pub improvvisati si spalma su tutta la riviera adriatica. Non solo Rimini, che ne è da tempo immemorabile la capitale certificata, ma da Cesenatico in giù fino a Cattolica e oltre.

C’è di tutto stavolta. Non soltanto i venditori (autorizzati e no: ponti d’oro per i vu’ cumprà) di cappellini e di altri gadget che identificano le pazze notti romagnole e che battono a palmo a palmo le spiagge e i lungomare. Sono entrate in gioco anche le più antiche piadinerie che si sono messe a sfornare piade e cascioni colorati: non temete, il colorante non è velenoso. E i turisti si mettono a fotografare il piatto con lo smart-phone o con l’iPad (anzi: iPiad come si dice qui) e poi si siedono a mangiare. Gli alberghi sono tutti cinti di fasce e di festoni di colore rosa. E pure rosa sono diventate le luci dei lampioni.

Che cosa resterà di tutto questa coloratissima e vivace messinscena è difficile dirlo. Per ora. I conti si tireranno alla fine. Ma si può già anticipare che l’alta stagione riminese, rispetto a quaranta, ma anche a trenta, anni fa s’è modificata nel profondo. Scomparse – già da tempo – le pensioncine formato famiglia e tutto compreso, a favore dei garni e dei moublé solo pernotto e prima colazione, trasformati nel profondo i negozietti-bazar ormai nelle mani sicure di cinesi, indiani e di “operatori” del Bangla Desh, s’è – da qualche decennio – vista trasformare anche la fauna presenzialista: non più le tedescotte, le francesine e le svedesone, ma le russe (anzi i russi). Rimini è diventata una specie di colonia slava. Tant’è che molti bar sono stati costretti ad assumere la cameriera Raissa o Ivanka. Gli uffici turistici con insegne in cirillico hanno soppiantato le gelaterie e le tabaccherie di una volta.

Un segno della mutazione genetica è stato determinato anche dalla presenza degli irregolari. I giocatori delle “tre tavolette”, per esempio. Un tempo ai “chioschetti” improvvisati si sentiva parlare bolognese o in un romagnolo improvvisato dell’entroterra. Poi, in beve, a cavallo dei Sessanta e dei Settanta, la parlata degli imbonitori diventò napoletana. E poi, ancora, albanese. E infine, com’è oggi, slava o russa. Chi dice che l’Italia è presa d’assalto dovrebbe cominciare a trarre qualche lezione da qui. Da queste avanguardie del gioco illegale e folclorico.

La città, gli albergatori, i negozianti di vario consumo, com’è nel proprio costume, si lamentano senza sosta. Ogni anno che passa, sul finire di stagione, i bilanci sono sempre un po’ in negativo a vantaggio di altri pacchetti turistici che hanno soppiantato (o vorrebbero definitivamente soppiantare la costa romagnola) in Spagna, in Grecia, in Croazia, magari anche alle Canarie o alle Baleari: il calciatore italiano campioncino o campione celebrato non lo si vede più da gran tempo dare calci al pallone sulla spiaggia di Cesenatico circondato da un nugolo di ragazzini che gli chiedono l’autografo. Ma solo spaparanzato a Ibiza e a Formentera. Con un occhio al pallone e un altro al conto corrente supermilionario.

E qui a Rimini ci si difende così. Con la Notte (anzi con le Notti) in rosa e poi, sul finire di agosto, con il Meeting dell’amicizia tra i popoli, la grande kermesse ciellina, che ormai veleggia verso i quarant’anni d’età e che però – da parecchio – s’è ritirata nei padiglioni della Fiera su dalle parti di Viserba.

Insomma, una guerra di difesa. Qualcosa cambia o è già cambiato, senza che Italia o nelle sue “avanguardie” turistiche e costiere nessuno se ne accorgesse.

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