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Noterelle

LA RAGIONE, LE EMOZIONI

EMILIO CORBETTA - 14/07/2017

bilanciaPuò sembrare un discorso di lana caprina, complicato ed inutile, affrontare la distinzione tra il razionale e l’emozionale che sta in noi.

 Perché mettere questi pensieri tra gli argomenti delle noterelle? È semplice: sono aspetti che entrano nelle vita quotidiana influenzandola nel suo andare per cui ne vale la fatica. È più giusta una vita vissuta su basi razionali e pragmatiche o una vita vissuta sulla emozioni, sulla ipersensibilità? Più importante, oltre che affascinante, il freddo raziocinio, la fredda logica o più belle, più poetiche le passioni sconvolgenti?

Tanto per semplificare ed esemplificare: più giusto ciò che viene dal cervello o ciò che viene dal cuore? Nell’accezione comune, nel nostro modo di esprimerci, definiamo “cervello” l ‘organo che sarebbe responsabile del lato razionale del nostro essere, “cuore” l’organo originario della parte emotiva, diciamo passionale. Quest’ultimo è quello che accelera o rallenta i suoi battiti sotto l’influsso delle emozioni. È quello che le manifesta per cui facile attribuirgliene anche l’origine, ma tutto nasce dalla totalità del nostro organismo, in cui giocano tanti fattori tra cui gli ormoni. Questi ultimi influiscono solo sulle cellule loro specifico bersaglio o indirettamente anche su quelle di altri tessuti?

Mettiamo da parte la situazione del “fisico” e cerchiamo di riflettere sul significato di “giusto”.Non è facile perché è un concetto complicato. Potrebbe essere giusto tutto quello che crea bene non solo a noi, ma anche agli altri; un vantaggio a me, d’accordo, ma anche alle persone che mi circondano, senza originare danno a nessuno. (Una speculazione ad esempio non è giusta perché crea danno ad altri, spesso a molti altri.)

Di solito il razionale può sembrare più facile da condurre perché fondato sulla fredda logica e non sulla emotività, che per sua caratteristica può essere influenzata dai sentimenti che insorgono in noi, come detto, sotto l’influsso di sostanze nostre, ma anche di sostanze che noi abbiamo assunto. Quanti artisti hanno realizzato opere, anche bellissime, sotto effetto di droghe!

Facciamo un discorso più semplice: emozione è ciò che provo quando vedo un grande albero che muore, razionale è tirarlo giù prima che mi cada in testa.

Emozione non vaccinare i bambini per paura di effetti collaterali delle vaccinazioni stesse, razionale sconfiggere le patologie facendo le vaccinazioni.

Razionale fare politica giocando sulle emozioni del prossimo, emozionale credere a quello che i politici mi dicono perché ho paure, ho necessità, ho bisogni che apparentemente loro sembrano soddisfare. Ma qui nascono dubbi! Emozione (quel politico parla alla mia pancia, alcuni dicono e scelgono)? Ragione? Giusto o non giusto?

Qui le carte si confondono e io mi trovo nei pasticci. Non capisco più dove è il razionale, dove è l’emozionale, dov’ è l’equilibrio tra giusto e ingiusto. Sorge in me il timore di essere esposto a qualcosa che mi è contro. Questo timore può stimolare il mio lato emotivo e rischio di comportarmi irrazionalmente.

Come difendermi? Cercando onestà in chi mi sta parlando, in chi si rivolge a me per avere il mio consenso. Onestà mia e viceversa, ma sia in me che in lui ci può essere un gioco di furbizia: sia io che lui possiamo razionalmente, volutamente non essere giusti.

Come venirne a capo? Con l’escamotage di cambiare spesso i politici come si fa con i pannolini dei bimbi? Potrebbe essere una soluzione, ma troppo relativa. C’è una cartina di tornasole per misurare l’onestà di chi si sta rivolgendo a noi? E come misurare l’onestà nostra quando facciamo certe scelte? Le facciamo col cuore o con il cervello?

Un premio Nobel a chi saprà inventare questa cartina, questo misuratore … ! Ma a ben pensarci questo strumento: rischierebbe di toglierci la libertà.

Allora siamo più liberi quando usiamo il cervello o quando ci sconvolge un’emozione? Quest’ultima in effetti ci potrebbe inibire scelte, mentre il raziocinio ci potrebbe aiutare nelle decisioni, anche se non tutto ci è permesso e ci troviamo legati alla così detta sorte. Gli eventi, i condizionamenti sociali, una malattia, la cattiveria del prossimo, fanno sì che la nostra vita sia infelice piuttosto che serena. Sentiamo che non tutto dipende da noi e alcuni parlano di “destino”, altri parlano di “provvidenza”, ma notiamo anche che c’è sempre una componente – più o meno efficace – che dipende da noi, dal nostro scegliere, dalle nostre capacità.

Il vivere, questa grande unica, imponente, esperienza, non scivola via come l’acqua di un ruscello, ma richiede sempre una fatica notevole: talvolta è risalire un torrente andando contro corrente

A ben pensarci forse tutto è riducibile all’eterno conflitto tra bravura e stupidità, temperate dal “destino” o dalla “provvidenza”.

Nel suo evolvere l’umanità è condotta dall’intelligenza, dalla cretineria, o dalla furbizia? Più stolto chi fabbrica frigoriferi o aerei di guerra? Chi usa la vanga o la spada (Isaia)? (tanto per tornare ad un detto antico). In conclusione: le cose più belle e valide si ottengono quando le creiamo con raziocinio, ma vivacizzate con parte di emotività per cui le facciamo e si fanno con passione.

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