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Noterelle

LA VIRTÙ GIUDICATA UN DIFETTO

EMILIO CORBETTA - 21/07/2017

socialÈ oramai un luogo comune dire che ci sono delle qualità, dei valori che non hanno più importanza, che sembrano scomparsi, anzi spesso a praticarli ti arrecano svantaggi, ti sono contro; tra questi brilla la riservatezza. Quest’ultima ad esempio è un peso per chi fa politica, campo in cui la cosa più importante attualmente non sono le idee, il pensiero, il fare, ma la capacità di comunicare (che qualcuno afferma essere la nuova politica); quindi l’importante è l’apparire, l’illudere i semplici, l’agitare gli specchietti per richiamare le allodole.

Praticamente la riservatezza è diventata un difetto perché non aiuta a raggiungere il successo in generale ma in particolare il successo politico. E a questo punto si rinnova la solita domanda: cosa si intende per politica? La risposta importante è che i politici non dovrebbero perdere il contatto con la gente e quindi non staccarsi dalla realtà quotidiana degli amministrati, che non ti hanno eletto perché tu possa avere successi personali, ma perché tu politico li difenda nei loro bisogni della vita quotidiana.

Internet con i suoi Facebook, Twitter, Google e tante altre “diavolerie del computer” (come le persone anziane che non riescono o non vogliono adeguarsi alle ferree regole del loro funzionamento amano definirle) che per parecchi hanno sostituito il contatto diretto, o il rapporto tramite telefono o lettera, o peggio la possibilità e capacità di parlare guardandosi negli occhi, sono tra i massimi responsabili della scomparsa della riservatezza.

Nel “consorzio” umano, ossia nella società, è importante la possibilità di contattare direttamente chi condivide con te la vita, con te gioisce, parla, discute, medita, pensa, piange, soffre. Lo spegnere questa possibilità è una grande perdita. Il poter parlare a tu per tu, sfiorando con una carezza chi sta dividendo con te un momento gioioso o doloroso, nell’intimo della riservatezza, è fondamentale per il nostro equilibrio interiore.

I “social networks” danno la possibilità di aumentare i contatti, moltiplicandoli indefinitamente ma in modo indiscriminato e superficiale. Tu sei davanti al tuo strumento che lancia nell’etere il suo gioco di onde elettromagnetiche, captato contemporaneamente da altri strumenti più o meno analoghi che col vorticare ordinato dei loro elettroni son capaci di portare immagini, pensieri ed altro davanti agli occhi di tante persone, da te in parte conosciute, ma anche a molte altre dal volto ignoto. Un sacco di gente capace di emozioni, pensieri, ragionamenti ma dai volti ignoti e uniformi come i personaggi che amava dipingere De Chirico. Per molti questo modo di comunicare è un grande vantaggio, in una società dove l’apparire, come ho detto sopra, è fondamentale.

In breve: con queste nuove tecnologie io riesco ad essere in prima pagina, ovviamente solo con altri disposti a spendere il loro tempo e la loro passione in solitario colloquio con un PC, o tablet o smartphone. Questo nuovo modo di comunicare permette, o sembra permettere, un ampliamento dei contatti sociali con le loro caratteristiche culturali, affettive, emozionali, positive e negative, ed una possibilità di agire anche nel mondo politico apparentemente in modo più democratico, permettendo ad una base di essere continuamente contattata da leaders e viceversa. Purtroppo è democrazia apparente, come l’esperienza mostra.

Nel mondo riservato dell’intimo, del cuore direbbero alcuni, si apre una grande breccia; infatti quando apri uno di quei così detti social e ti senti chiedere “Cosa stai pensando? “, mi vien da reagire e bofonchiare “Ma cosa ti interessa a te?” Sto pensando una cosa bella? Mica la do in pasto a tutti che non so nemmeno se sono in grado di capirla. Io preferisco confidarmi con la persona giusta, quella che mi vuol bene, che mi può capire. Solo un ingenuo va a pubblicare cose intime, esponendosi a ricatti, come avvenuto. A te, se va bene, dico una bugia che può portarmi vantaggi, oh no? Ma anche così facendo, butto al vento la riservatezza. Non ti pare? Sto pensando una cosa brutta? Mica la racconto, se no faccio la figura del perverso. Sto pensando che mi piacerebbe fare le coccole alla vicina di casa? Pubblicalo, che poi vedi cosa ti fa suo marito!

L’esperienza oramai comprovata insegna che sui social troviamo molte sciocchezze, molte banalità presentate con enfasi come se fossero originalissime genialità. Troviamo moltissime bufale, da ignoranza, ma anche create con molta cattiveria tale da sfiorare la criminalità. Talvolta, ma purtroppo piuttosto raramente, troviamo qualche bel concetto meritevole di meditazione. Vediamo belle immagini, ma al contrario anche brutture e – cosa infida, sottile, perversa – un gran furto di tempo che sarebbe meglio dedicare alle persone che ti vogliono bene e con tanta riservatezza.

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