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Cultura

DENTRO CARNAP

LIVIO GHIRINGHELLI - 28/07/2017

carnapGià nel 1923 nasce nella capitale austriaca, diventata luogo privilegiato della cultura mitteleuropea e si struttura dal 1925 quel circolo di studiosi interessati alla concezione scientifica del mondo, polarizzato intorno a Moritz Schlich con gli incontri settimanali del venerdì sera, che si qualifica nei termini dell’empirismo logico.

Il movimento intende esercitare una propensione critica verso i sistemi filosofici, limita i problemi rilevanti a quelli che sono solubili con l’aiuto della logica e del riferimento empirico, accentua la vocazione antimetafisica in un programma di lavoro collettivo modellato su quello proprio della comunità scientifica. Vi si distinguono inoltre Hans Hahn, matematico e logico, Otto Neurath, studioso di economia e sociologia e in particolare Rudolf Carnap (1891-1970).

Nessuno è un filosofo cosiddetto puro. Il manifesto del gruppo, pubblicato nell’agosto del 1929 è seguito nel 1930 dalla pubblicazione del primo fascicolo di Erkenntnis, rivista diretta da Hans Reichenbach e Carnap, che diverrà il veicolo principale delle tesi del Circolo fino al 1938, anno della chiusura. Lo scopo principale del programma è l’unificazione della scienza, raggiungibile grazie alla costituzione di un sistema globale dei concetti scientifici, formulabile in termini logici (Carnap) e nel quadro di una enciclopedia della scienza unificata, che delinei in sintesi lo stato della scienza contemporanea.

Pseudoproblemi sono considerate le questioni filosofiche tradizionali. Solo le questioni empiriche rispondono al principio di verificazione formulato da Schlich.

Nella descrizione scientifica può rientrare solo la struttura (la forma di ordinamento) degli oggetti, non la loro essenza. Solo le forme strutturali uniscono gli uomini nel linguaggio e rappresentano il contenuto intersoggettivo delle cognizioni umane. Le qualità esperite soggettivamente sono mere esperienze vissute, non conoscenze.

Le tesi del Circolo troveranno massima espansione nel Congresso internazionale di filosofia scientifica di Parigi (1935), con adesione del Circolo di Berlino e della scuola logica polacca.

Dopo studi di fisica nelle Università di Jena e Friburgo, conclusi con una tesi sul concetto di spazio, Carnap compie ricerche sulla logica di Russell e sulla matematica di Hilbert, indi si trasferisce a Vienna, dove insegna dal 1926 al 1931. Dal 1931 al 1935 occupa la cattedra di filosofia naturale di Praga. Assume posizioni di empirismo radicale ed esplica il suo pensiero con La costruzione logica del mondo (1928).

Con la pubblicazione della Sintassi logica del linguaggio (1934) si ha la cosiddetta fase fisicalista. Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1935 persegue un processo di liberalizzazione dell’empirismo, intrapreso con il saggio Controllabilità e significato (1936-1937).

Prosegue l’indagine logica in direzione della semantica a Chicago (1936-1952) e Los Angeles (1954-1961) e si afferma altresì con gli studi sulla probabilità e sull’induzione (Fondamenti logici della probabilità, 1950).

I dati vissuti elementari sono per Carnap, nella loro essenza, unità indecomponibili e i concetti della propria esperienza immediata fondano quelli della fisica. Va evitato comunque il pericolo del solipsismo.

Carnap individua nella struttura costante che soggiace al vissuto individuale la base del sistema di costituzione. Dai dati più semplici delle sensazioni si risale logicamente verso i pensieri più complessi.

La ricostruzione di questo albero genealogico delle conoscenze è definito da Carnap sistema di costituzione, onde il progetto di unificazione delle scienze e la possibilità di stabilire, prima ancora della verità o falsità, se la proposizione abbia significato (v. Significato e verificazione di Schlich, 1936).

Questo modo di intendere e di determinare il significato di una proposizione implica uno slittamento dal piano ontologico a quello linguistico delle ricerca filosofica. Certe proprietà strutturali concordano in tutte le correnti dei dati vissuti (proprietà strutturali oggettive).

La scienza può limitarsi agli asserti di struttura, perché tutti gli oggetti della conoscenza non sono contenuto, ma forma.

Con Il superamento della metafisica mediante l’analisi logica del linguaggio (1932) Carnap, contestando l’opera di Heidegger Che cos’è la metafisica? (1029),ritiene che la possibilità di costruire pseudoproposizioni si fonda su una carenza logica della lingua, sulla violazione della sintassi logica, pur nel rispetto della sintassi storico-grammaticale.

La metafisica, espressione del sentimento della vita, viene ridotta a un surrogato, per di più insufficiente, dell’arte. È un costruire, come nel caso della religione, su proposizioni i cui termini sono privi di un contenuto concreto riscontrabile e verificabile nell’esperienza.

Con La sintassi logica del linguaggio (1934) Carnap si allontana dal precedente fenomenismo. Il suo fisicalismo poggia sull’ipotesi di convenzionalità della struttura delle proposizioni elementari, congiunta al carattere empirico dei contenuti conoscitivi di base. Così non si rinuncia del tutto al criterio schlichiano del significato e alla possibilità di fornire il sapere scientifico di fondamento, ma si accetta al contempo la prospettiva linguistica del fisicalismo di Neurath, il quale sostiene che a partire dai protocolli, proposizioni elementari che consistono di resoconti empirici, si può costruire un linguaggio scientifico univoco non formalizzato, formulato su base fisica, secondo parametri spazio-temporali, utilizzabile in tutte le scienze, linguaggio che eliminerebbe i residui metafisici presenti in tutte le proposizioni scientifiche.

Secondo le interpretazioni di stampo fenomenista gli enunciati protocollari sono i dati sensoriali, cioè le sensazioni immediatamente derivanti dai processi cognitivi. Nella lettura fisicalista invece gli enunciati protocollari descrivono concreti oggetti fisici, mentre le sensazioni sono un prodotto derivato dei processi cognitivi.

C’è unità nel linguaggio della scienza, cioè una comune base di riduzione per i termini di tutte le branche e la base consiste in una classe ristrettissima e omogenea di termini del linguaggio cosale fisico. Molto spesso non si può basare una previsione sulla nostra conoscenza di un solo ramo. Per moltissime decisioni abbiamo bisogno di previsioni fondate su una conoscenza combinata di fatti concreti e di leggi generali. La più grande aspirazione è l’ideale di una traducibilità completa tra linguaggi scientifici, sorretta da alcune grandi leggi logiche.

Con Sintassi logica del linguaggio i vissuti elementari, di natura psicologica e inverificabili, sono sostituiti con i protocolli osservativi di natura linguistica e controllabile.

Si procede sempre più verso l’esame di linguaggi altamente formalizzati, convenzionali, espressi dal principio di tolleranza. Si delinea un metalinguaggio, con cui analizzare il linguaggio-oggetto delle proposizioni scientifiche, tracciando i lineamenti di un sistema deduttivo assiomatico. La verità analitica, definita ora in termini sintattici, acquisterà più tardi anche un aspetto designativo, semantico (Introduzione alla semantica, 1942) e il linguaggio verrà studiato anche sotto il profilo pragmatico.

Carnap ripiegherà, oltre il rigido verificazionismo, sulla semplice conferma di un enunciato in base al suo grado di probabilità.

Con la sua liberalizzazione dell’empirismo Carnap riconosce il carattere ipotetico degli enunciati osservativi e rigetta il criterio di significanza empirica in nome di una riducibilità solo parziale dei concetti teorici a dati osservativi. Distingue ora un piano sintattico, che studia le relazioni tra i segni e un piano pragmatico, nel quale i segni vengono studiati in rapporto al complesso degli atti individuali e collettivi, in cui sono inseriti.

Nei Fondamenti logici della probabilità (1950) Carnap sostituisce al principio di verificazione quello di conferma; una proposizione scientifica sarà considerata significante, se confermata appunto da proposizioni descrittive della realtà. La nozione di inferenza induttiva è volta a determinare il grado di conferma dell’enunciato inferito.

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