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Noterelle

IL GARBUGLIO D’ESISTERE

EMILIO CORBETTA - 08/09/2017

spirito“Affinché noi sappiamo vedere in ogni essere umano l’opera profonda dello Spirito Santo …”: una invocazione durante una messa in valle d’Aosta qualche domenica fa.

Ogni uomo è abitato nel suo profondo dallo Spirito Santo. Anche chi non crede? Anche chi non ha la fede? Ma avere o non avere la fede è un vantaggio o un impedimento all’azione dello Spirito Santo? Avere o non avere la fede è qualcosa che spacca in due categorie gli esseri umani? Quelli che credono e quelli che non credono? Quelli si e quelli no?

Tutti gli umani conoscono il grandissimo limite della loro vita: la morte. Siamo composti da atomi che sopravvivono a noi, atomi messi mirabilmente in un fragile reticolo di molecole che danno origine al nostro esistere e poi ritornano allo stato atomico elementare dopo aver composto le proteine, i grassi, gli zuccheri che hanno dato origine e vita, come detto, al nostro corpo, lo hanno supportato per un certo periodo, hanno combattuto le sue battaglie, le sue malattie, le sue vicende belle o tristi.

Lo Spirito Santo, puro spirito, non fa parte direttamente di questo gioco stupendo e sublime di atomi, ma è dentro e nello stesso tempo fuori da quel gioco, nel gioco degli elettroni, dei magnetismi, degli intrecci biochimici che danno origine al nostro vibrare, al nostro pensare, alla consapevolezza di vivere che pervade tutti noi: in noi c’è, secondo quanto dice la fede, lo Spirito Santo.

Chi non crede potrebbe chiedermi: “ma chi è questo Spirito Santo”? La fede, sempre lei, dice che essendo la terza persona dell’unità di Dio, è Dio che ci raggiunge con il suo amore. Per noi è più poetico, più bello, più dolce, più rassicurante dire che in tutti noi, in tutti gli uomini, anche in quelli che non credono, c’è l’amore di Dio. Anche in quelli che fanno soffrire i fratelli? Che li torturano, che li derubano, che li sfruttano, che li uccidono? Pare proprio che il limite vero al lavoro dello Spirito Santo sia il quoziente d’intelligenza, la mancanza di cultura o di umiltà. Insulto al lavoro dello Spirito è la malafede nei confronti dei fratelli. Manipolare le personalità deboli per ottenere risultati definiti economici o politici, ma sempre più che discutibili, anzi decisamente condannabili.

Lo Spirito Santo è similare o vicino al concetto di anima? Forse. Il problema è che il mondo spirituale o c’è o non c’è, e vi è molta confusione nella sua concezione. Troppe parole, troppi discorsi, troppi sentimentalismi ed emotività attorno a questi concetti innati nell’uomo da sempre. Viene spesso il dubbio che gli studiosi più concreti di questo mondo siano gli atei, quelli il cui raziocinio impedisce la fede. Senz’altro sono coloro che vivono il rapporto con il prossimo nel modo più corretto e coerente perchè per loro non esiste una vita futura; coloro che devono essere giusti in questa vita per rispetto della loro e di quella dei fratelli, per cui sono più logici e lontani dalle sofisticazioni tipiche dei bacia pile. Loro hanno spazzato via tutti gli orpelli che possono confondere, intralciare il comportamento onesto.

Tutti questi pensieri, che continuamente si agitano dentro di noi anche se talvolta cerchiamo di silenziarli, possono condurci all’errore a causa di emotività ed angosce. Penso che proprio per questo motivo Benedetto XVI raccomandava e sottolineava il valore della ragione.

Famosa ed abusata la frase di Marx che diceva la religione essere l’oppio dei popoli. La storia ci presenta tante deviazioni dal vero concetto della religione per cui si comprende questa affermazione, ma gli errori non giustificano il giudizio negativo “sul credere” e sappiamo che i “veri non credenti” non si permettono di condannare la fede. Quale può essere allora il metro che esprime il valore, la verità sull’esserci o non esserci? Semplice: il modo di vivere, l’onestà del vivere, la generosità, la sapienza di proiettarsi nel prossimo, la capacità d’amare. Tutto questo supera le incertezze ed il garbuglio dei pensieri che sopra abbiamo fatto.

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