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Opinioni

CONVIVENZA DA RICREARE

FELICE MAGNANI - 08/09/2017

convivenzaForse non ci sono più luoghi sicuri, la vita assume sempre di più i caratteri della temporaneità, molte delle tradizionali certezze sono infatti venute a mancare e in molti casi il problema di fondo è quello della conservazione, della capacità di saper traghettare i doni anche quando le acque limacciose del fiume tendono a travolgere e a cancellare le cose belle che abbiamo coltivato con fatica.

Attraversiamo un momento difficile, carico di tensioni, di cadute, ci sono momenti in cui ci sentiamo mancare la terra sotto i piedi e avvertiamo in modo pieno la nostra provvisorietà. I tempi della distruzione e quelli della rinascita sembrano lontanissimi, non più sufficientemente moderni da aiutarci ad affrontare il presente con le sue mille incognite e dove i linguaggi sono talmente esasperati che in alcuni momenti passano persino inosservati, tanta è la voglia di lasciarsi il male alle spalle e di guardare avanti, con gli occhi puntati su un orizzonte più limpido e più stabile.

La fiducia coltivata nel tempo e spesso costruita con fatica sembra non poter sostenere con l’energia di sempre i cambiamenti epocali e le difficoltà che caratterizzano il tempo in cui viviamo. A un certo punto sembrava che il mondo dovesse diventare più unito grazie al computer e a tutte le funzioni digitali che hanno caratterizzato e che caratterizzano la storia recente, ma anche il male ha abbandonato la strada per sedersi in un comodo ufficio, si è riorganizzato e ha ripreso ad agire con più malvagità di prima.

Tutto sul piano umano è rimasto intatto: la tecnologia avanza e con essa anche le negatività che ci portiamo dietro. Il famoso salto di qualità è solo negli strumenti, in ciò che l’intelligenza produce, ma non sempre nella qualità morale, in quella parte che caratterizza i comportamenti, i sentimenti e le emozioni. In questi anni si è data molta più importanza alla soddisfazione fisica della conquista, ma si è dato pochissimo spazio alla centralità della figura umana, alle sue necessità, ai suoi bisogni, alla sua voglia di sentirsi valorizzata, amata, accolta, impegnata, sembra che all’improvviso il tema dei valori abbia lasciato il posto all’investitura economica e a quella finanziaria, che si lega al dio denaro come bene supremo. In questo modo abbiamo impegnato il tempo, ma ci siamo dimenticati chi sia l’uomo e di che cosa abbia realmente bisogno.

I supermercati della tecnologia traboccano e fanno gridare al miracolo, ma di fatto i problemi dell’umanità restano in tutta la loro universale drammaticità. Il rischio è che l’essere umano diventi di nuovo schiavo, che non sappia utilizzare nel modo giusto le risorse e i talenti, che non gl’importi più di tanto guardare al futuro. La verità è che non c’è pace sotto gli ulivi: la cattiveria è strisciante, la respiri dappertutto, anche là dove dovresti trovare sorrisi, unione, coscienza familiare e sociale. Il razzismo non è più soltanto un problema di colore di pelle, ma di odio, invidia, di vecchi e nuovi rancori, di sguardi che non trovano pace, che continuano imperterriti a seminare antagonismo e violenza.

Il problema non è bianco o nero o giallo, è come riuscire a ricreare una convivenza che parta da valori condivisi, da sentimenti comuni, dalla voglia di costruire un mondo sempre più a misura d’uomo, dove non ci sia chi ha troppo e chi niente, chi lavora e chi no, chi guadagna milioni di euro e chi non riesce a portare a casa uno stipendio civile, chi si prepara alla guerra e chi invece si batte per un mondo di pace e di solidarietà.

Forse bisogna che ciascuno faccia un esame di coscienza, consolidi e rilanci il proprio desiderio di creare coesione, in modo tale che sotto gli ulivi si possa respirare di nuovo quel desiderio di pace, che contraddistingue la forza vera della natura umana.

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