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Opinioni

DISTANZE ACCORCIATE

ROBERTO MOLINARI - 22/09/2017

Il sindaco e l’attuale giunta

Il sindaco e l’attuale giunta

È trascorso più di un anno da quando il PD e le liste civiche hanno vinto le elezioni battendo dopo ben 23 anni la Lega e i suoi alleati minori e quindi è tempo di un primo, parziale, bilancio di mandato, da fare non solo in chiave amministrativa, ma, soprattutto, in prospettiva dato che, l’aver sconfitto il movimento leghista nella sua culla identitaria, ha, come ben tutti possono immaginare, non solo un alto valore simbolico, ma implica evidenti conseguenze politiche.

Partirei a questo punto da lontano con una premessa.

Il tema centrale è quello del cambiamento e di come si produce in una città come Varese.

Quando abbiamo cominciato a costruire il percorso di avvicinamento alle amministrative del 2016 sentivamo che in città l’aria si era fatta pesante per le forze politiche che per 23 anni avevano governato.

Non era solo questione di clima nazionale, questa volta poteva essere quella buona se, e dico solo se, ci fossimo dimostrati capaci di interpretare la voglia di cambiamento e di novità in maniera non ideologica e, soprattutto, lontani dalla consueta immagine di una sinistra ferma a narrazioni passate.

Questo approccio ci ha consentito di entrare in sintonia con i sentimenti della maggioranza dei varesini che chiedevano e chiedono un cambio di passo in grado di aprire delle nuove prospettive per la città.

Una città, è bene non dimenticarlo, che è rimasta “ingessata” per venti e più anni dalla paura dei suoi amministratori di perdere il consenso, ma che nello stesso tempo ha vissuto di rendita politica mantenendo le piccole clientele a cui concedeva di non cambiare niente per non alterare gli equilibri. Insomma “adelante Pedro, ma con giudizio….” tanto per rimanere in terra lombarda.

La candidatura Galimberti nasce in questo contesto. La necessità di portare nuove chiavi interpretative, nuove proposte e nuove idee per rimettere in moto una città ferma su tutti i fronti.

Galimberti vince le primarie e questo porta ad un primo trauma per chi pensava di fare una campagna elettorale vecchio stile contro il centrosinistra.

Ma, soprattutto, con la sua candidatura a sindaco cambia completamente lo schema di gioco e questo fa sì che il centrodestra, la Lega in particolare, dopo 23 anni di governo, non sappiano più come muoversi e per tutta la campagna elettorale sono costretti a rincorrere il centrosinistra.

In sostanza si assiste ad una campagna elettorale innovata e giocata a schema libero, mentre dall’altra parte, anche perché forse mal consigliati dai “guru” pubblicitari e da “spin doctor” non più in grado di “leggere” la città, si vedono errori a ripetizione che fanno prevalere gli aspetti contraddittori e negativi di una compagine esausta e logora e del candidato Orrigoni.

Tutto questo appartiene però alla storia, ma era bene partire da qui per capire l’oggi e un anno di attività amministrativa.

L’Amministrazione Galimberti, che personalmente giudico un Sindaco della stessa statura degli Oldrini e degli Ossola, è stata costruita rompendo la prassi dei pesi e contrappesi e soprattutto si è caratterizzata per l’apertura a persone prese non dagli apparati politici di partito, ma essenzialmente dalle professioni e dalla società civile.

Questo, unito al fatto di avere un sindaco nuovo, competente e dinamico ha prodotto e sta provocando, sia pur lentamente, un cambiamento silenzioso anche nel rapporto con l’ambiente circostante.

Mi spiego. La politica amministrativa in questi ultimi 23 anni ha avuto sempre e costantemente gli stessi interlocutori sia dentro sia fuori dal Palazzo.

Oggi non può più essere così. A fronte di una nuova amministrazione, a fronte di idee nuove e di un approccio diverso anche gli interlocutori politici e sociali (i famosi corpi intermedi) devono e stanno cambiando.

È una regola aurea della politica. Se cambiano gli interlocutori o sei in grado di cambiare anche tu e quindi trovi sintonia e linguaggi affini o sei destinato all’isolamento.

Noi siamo partiti da un apparato burocratico ingessato. Da un bilancio con svariati milioni di euro in meno (il bilancio del 2017 lo abbiamo dovuto chiudere con un segno di meno 7 milioni rispetto all’ultimo di Fontana condizionato da una eccessiva “creatività” sui numeri delle entrate) e da ritardi incomprensibili, se non addirittura dimenticanze, su tutte le partite importanti che la città poteva giocare per ottenere finanziamenti. I milioni di euro di finanziamenti dello Stato per l’edilizia scolastica persi da Fontana ne sono un esempio emblematico.

Con coraggio sono state fatte scelte impopolari, sostenute da tutti gli assessori e senza scontri all’arma bianca e questo perché la compagine esecutiva, la Giunta Galimberti, non è fatta su trame politiche o personali, così come erano caratterizzate le Giunte precedenti a guida leghista dove la competizioni tra “azionisti” era esasperata per avere ogni utilità elettorale.

Certo non manca la dialettica così come non manca il confronto con i consiglieri di maggioranza ed è spiaciuto vedere l’abbandono di alcuni tanto più perché esponenti della società civile, ma questo è un problema diverso e riguarda l’approccio alla politica e all’amministrazione di chi viene dal civismo e non ha cognizione di causa e confonde la difficoltà dell’amministrare con l’immobilismo e il buon senso con il senso comune (sempre per citare detti manzoniani).

Insomma, amministrare non è mai facile e chi viene dal privato, come la stragrande maggioranza di noi, si scontra con i tempi e le procedure del pubblico che, talvolta, appaiono incomprensibili se non estenuanti, ma questa è la realtà dell’amministrare oggi ed è una realtà con cui bisogna convivere per migliorarla e per promuovere le vere e buone professionalità che ci sono e che altrimenti rischiano di essere disperse. Confondere questo con altre dinamiche o con i desiderata o addirittura con l’incapacità di accettare le tensioni che certamente amministrare provoca o con la necessità di prendere e sostenere provvedimenti anche impopolari mostra i limiti del civismo, ma certamente non ne sminuisce il valore potenziale e positivo che sempre ha.

Certamente anche l’apporto dell’opposizione in un quadro si fatto è destinato a cambiare.

Una opposizione che si attarda su toni e temi fermi all’era leghista non solo non va da nessuna parte, ma fa male anche alla maggioranza e alla città e non per ragioni di competizione politica, ma perché non aiuta a migliorare né chi governa né chi sta in minoranza.

Oggi c’è una Giunta e una maggioranza che non sono talebane, che non ideologizzano (come faceva in passato la Lega) i provvedimenti e quindi offre una interlocuzione con ampia possibilità di migliorare i provvedimenti e lo fa con l’apporto di tutti basta solo non cercare lo scontro a tutti i costi o il giocare col “mi si nota di più se alzo la voce o invece se discuto e miglioro l’atto”.

Ma c’è comunque un ma. Quante volte, in passato, si è visto Sindaco o assessori correre ad incontrare i cittadini, in strada o in aule di scuole, per discutere dei provvedimenti, tanto per citare un paio di esempi? Questo è l’evidenza che ciò che importa a questa Amministrazione è il cittadino, è l’accorciare la distanza tra Amministrazione e persona. Questo non avviene nelle aule del consiglio comunale e lo scrivo col massimo rispetto di questo organismo eletto, né avviene sulle pagine dei giornali o dei siti online o peggio via fb o twitter.

Il fatto poi che il Sindaco riceva in continuità un giorno alla settimana i cittadini, il fatto che tutti gli assessori facciano lo stesso (mentre prima gli assessori non c’erano mai), il fatto che chi ha responsabilità si faccia trovare, sia disponibile a confrontarsi mette in luce un approccio nuovo e diverso rispetto al freddo passato di chi viveva di rendita politica.

Questa è una Amministrazione che discute al suo interno, dialoga con i cittadini e i corpi intermedi, ma poi decide e mette in atto la decisione. Non demanda e non rinvia.

Oggi anche la città discute. Ha temi su cui riflettere ed è obbligata a interrogarsi, a porsi domande sulle scelte fatte. Certo sappiamo bene che alcune sono contestabili. Sappiamo che sono impopolari. Però la città ne parla, si domanda. La città deve cercare nuove idee e non fermarsi al passato o al fatto che si è sempre fatto cosi.

La città deve cambiare per non morire. Deve accettare la sfida che essa stessa ha generato con questo cambio di indirizzo politico, di persone e di approccio.

Sappiamo bene quanto questo sia difficile. Lo è per tutti. Lo è per chi amministra, lo è per chi è amministrato. Occorre accettare il tempo come metro di giudizio e non la fretta. Occorre accettare di rivedere le proprie decisioni, ma anche la possibilità di sperimentarle. Questo credo sia l’unico modo oggi per far sì che anche Varese possa recuperare la sua originalità e la sua forza propulsiva rispetto ad un passato glorioso, ma appunto passato. L’alternativa? Fare la fine della moglie di Lot. Guardare indietro e diventare una statua di sale.

Roberto Molinari, Assessore ai Servizi Sociali Comune di Varese

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