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Società

ITALIA ADDIO

GIANFRANCO FABI - 22/09/2017

aireIn provincia di Varese sono poco più di 50mila, in tutta Italia sono 4,6 milioni. Ma si tratta di una presenza unicamente amministrativa. Sono infatti gli iscritti all’Anagrafe dei residenti all’estero, persone che hanno trasferito la loro residenza molto spesso portando con se la propria famiglia. È un fenomeno che è cresciuto in modo particolare negli ultimi anni dato che il numero di italiani all’estero è passato dai poco più di tre milioni nel 2006 agli attuali quattro milioni e seicentomila con un crescita vicina al 50% pari a circa 150 mila persone all’anno. Sempre le statistiche ufficiali affermano che il 40% di questi nuovi emigranti ha più di 50 anni mentre il 32% ha meno di 36 anni, in gran parte di giovani con un titolo di studio almeno di scuola media superiore.

Se è vero quindi che il tema delle immigrazioni, in particolare dall’Africa, costituisce per l’Italia una vera e propria emergenza, è altrettanto vero che in maniera più silenziosa, ma ugualmente rilevante, sta crescendo quest’altro fenomeno sociale, quello della nuova emigrazione. È qualcosa di molto diverso dalle due precedenti grandi ondate migratorie, la prima tra Ottocento e Novecento, soprattutto verso le Americhe, la seconda nei primi anni dell’ultimo dopoguerra verso i paesi europei come il Belgio, la Germania e la Svizzera. In entrambi i casi la motivazione era essenzialmente economica: si andava all’estero per cercare lavoro, qualunque tipo di lavoro.

In questi ultimi anni stanno invece crescendo due nuove forme di emigrazione. Da una parte c’è quella dei giovani che vanno all’estero per studiare prima e per trovare un’occupazione di alto livello poi. Dall’altra parte c’è l’emigrazione dei pensionati alla ricerca di migliori condizioni di vita e di agevolazioni fiscali che permettano di avere delle rendite più elevate.

Rispetto al passato questa nuova emigrazione appare quindi più di scelta che di necessità anche se per i giovani si tratta indubbiamente della ricerca di più facili e più remunerative possibilità di lavoro. Per i più anziani invece ha un peso rilevante la concorrenza fiscale, soprattutto all’interno dell’Europa. Mentre in Italia le pensioni medio-alte hanno un’imposizione come tutti gli altri redditi e che può quindi superare il 40%, vi sono paesi come il Portogallo che garantiscono un’esenzione totale per dieci anni ai pensionati chi vi trasferiscono la propria residenza. Per chi ha una pensione di 4mila euro al mese questo vuol dire avere tra i 1.000 e i 1.500 euro di reddito supplementare a cui si aggiunge il fatto che il costo della vita in quasi tutti gli altri paesi è più basso che in Italia. È così che i pensionati italiani all’estero sono quasi 400mila, con un flusso di almeno 40mila persone all’anno. Questi sono i dati ufficiali, sicuramente vicini alla realtà per i pensionati dato che per non pagare più le tasse in Italia è necessario iscriversi al registro dell’Anagrafe italiani residenti all’estero e ovviamente continuare ad essere registrati all’Inps.

Per i giovani si tratta invece di dati largamente sottostimati. Basti un esempio: mentre le statistiche ufficiali italiane segnalano 14mila emigrati in Germania nel 2014, le analoghe statistiche tedesche parlano di oltre 70mila persone. Il perché è presto detto: se si va all’estero per brevi periodi, magari anche per qualche anno, può essere più utile mantenere anche la residenza nel paese di origine e quindi si è registrati solo nel paese di arrivo.

Questa nuova emigrazione, soprattutto quella dei giovani, è quindi una realtà rilevante, ancor più di quanto dicano i numeri ufficiali, ma è una realtà che tuttavia stenta ad emergere nell’attualità politica e sociale. Eppure rappresenta un onere significativo, per i costi dell’istruzione superiore, e una perdita netta di risorse umane e quindi di potenzialità di sviluppo.

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