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Cara Varese

BANDA DI CARTA

PIERFAUSTO VEDANI - 06/10/2017

giornaleIl collega Sergio Redaelli ha ricordato su Varesenews l’imprenditore Sergio Violini che nel 1973 fondò a Varese il quotidiano “Il Giornale” come alternativa a “La Prealpina”, solida presenza sulla piazza dal 1888.

Gli ideali, il programma di lotta,la personalità di alcuni dei giornalisti che la combatterono emergono dall’affettuoso racconto di Redaelli e mi inducono, come reduce della battaglia, non a rivelazioni ma a qualche informazione su come venne vissuta l’intera vicenda da chi era in prima linea.

Il Giornale non affrontò un residuato della “conservazione”, ma una realtà nuova rispetto al passato. La Prealpina aveva dovuto affrontare situazioni finanziarie che negli Anni 50 furono preoccupanti, ma poi vennero raddrizzate grazie a un oculato amministratore come Enrico Rovetti, a un consiglio di amministrazione guidato da una star dell’impresa, Achille Cattaneo, che aveva tra l’altro deciso di affidare a un giovane, Mario Lodi, la direzione.

Il ringiovanimento del quotidiano continuò con il successore di Cattaneo, il bustese Stefano Ferrario, altro grande leader del lavoro e quando nel 1973 si seppe dell’arrivo sulla piazza di un concorrente la Prealpina in via Tamagno aveva una nuova sede di proprietà, una moderna rotativa, una redazione quasi tutta di giovani che si impegnavano sempre al massimo e in perfetta sintonia con la direzione. Sì, posso dire che siamo stati davvero una sorta di banda difficilmente riscontrabile nella storia del giornalismo. Il raddoppio delle vendite dimostrava che la formula era azzeccata.

Certamente la tradizione contava ancora, ma se il ’68 non aveva visto nessun eskimo in redazione era pur vero che l’onestà intellettuale di molte aperture verso la società e il mondo del lavoro nel 1973 erano ormai una realtà consolidata.

Eravamo perfetti quando sbocciò la realtà del “Giornale”? No, assolutamente e proprio la presenza di un competitore dalle idee chiare e messe in pratica con straordinario entusiasmo, ci spinse sempre a migliorarci, a fare della professionalità l’obiettivo primo.

Certo che i “bocia” che ci venivano contro erano di razza, sembravano già perfetti conoscitori di ogni campo di battaglia ma soprattutto ci insegnarono molto rendendoci complicate situazioni in apparenza facili, vale a dire che sempre in regime di concorrenza non si può trascurare nulla perché dietro un piccolo dettaglio ci può essere una grande storia.

Credo che la battaglia abbia insegnato molto ai nostri “avversari” perché quando essa terminò molti di loro approdarono ad altre testate e furono protagonisti di belle carriere. Nessuno di noi festeggiò quando si vinse il confronto con il Giornale.

Redaelli ha colto l’occasione anche per ricordare il secondo tentativo d’attacco alla Prealpina andato a vuoto anni dopo.

Il quotidiano storico di Varese ha una storia bella e lunga: forse potrebbero creargli qualche problema avversari che si presentassero solo con direttori e redazioni tutti varesini. Forse, perché chi lavora in via Tamagno ci sta bene e sente di contribuire alla costruzione di una importante tradizione.

Non ho conosciuto Sergio Violini, sapevo che era una bella persona: anche se il suo progetto editoriale si è fermato egli ha comunque dato un futuro a parecchi giornalisti. E per di più ha fatto un grande regalo alla comunità: sua figlia Chiara è da tempo una eccezionale responsabile della biblioteca comunale.

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