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Cara Varese

BANDA DELLA RUDÉRA

PIERFAUSTO VEDANI - 13/10/2017

muri-imbrattatiLa Città Giardino vede di nuovo in sella i suoi Cavalieri del verde, cioè gli amici e i cultori di quel grandissimo e insostituibile bene rappresentato dai doni di una natura addomesticata e coccolata per un servizio dispensatore di buona salute fisica e dell’anima. Servizio che Palazzo Estense ha recuperato unendolo a eccellenti iniziative culturali.
I Cavalieri del verde: nel tempo ci sono state numerosissime persone belle che non si sono stancate di combattere la buona battaglia per un ritorno al passato, alla Varese-giardino che, invidiata per il suo grande patrimonio ambientale, l’aveva tutelato e valorizzato per lungo tempo, sino al secondo Dopoguerra, quando prevalsero le esigenze del progresso e degli affari, ricchi anche di ricadute positive sulla comunità.
Non si deve dunque risalire di molto nel tempo, poco più di sessantina di anni, per immaginare una città amica veramente del verde, con un lago da sogno e un Sacro Monte tutto silenzio e salute, non solo dell’anima, non ancora imbarbarito da auto e pullman. Senza dimenticare il Campo dei Fiori vero balcone di Lombardia grazie all’assenza all’orizzonte di nubi e ombre inquinanti.
Oggi voglio ricordare solo alcuni dei vecchi Cavalieri del verde, li ho incrociati come cronista: Salvatore Furia, l’intero combattivo clan della famiglia Bortoluzzi, Luigi Zanzi che sognava la città giardino come un campus universitario, Vittorio Maroni, rotariano e storico farmacista di corso Moro, che come assessore favorì una donazione rotariana per l’acquisizione di migliaia di piante per aree verdi della città.
Anche oggi è grande il ventaglio della diversità dei tifosi del verde: sono stati recuperati alla causa ecologica e alla vera storia di Varese grazie all’idea di un vicesindaco tenace e alla sensibilità di un assessore pure deciso e colto.
Occorreranno sforzi importanti e sincera collaborazione per dare continuità e per sviluppare il progetto di questo abbraccio dei cittadini alle “Nature Urbane”, ma non si dovrà perdere l’occasione di un nuovo rapporto educativo della comunità con il mondo della scuola, sino a livello universitario.
La natura, l’ambiente chiedono una forte ripartenza a diversi livelli di quella che i francesi chiamano civilizzazione grazie a un insegnamento mirato dal momento che la società soffre anche per l’ineducazione di intere generazioni in ordine al rapporto con i luoghi di vita delle loro comunità. Muri insozzati, strade sporche, nessun rispetto per le piccole ma sacrosante libertà individuali violate ogni giorno e ogni notte tanto da rendere insicuri non solo le città ma anche i piccoli centri. Questa è l’Italietta di oggi dove ci si pavoneggia come campioni di democrazia e invece si tollerano comportamenti incivili che abbassano la qualità della vita.
C’è la preoccupazione di non punire troppo, di essere illiberali con i risultati che ben conosciamo.
Si indica la scuola come palestra per conoscere bene e difendere l’ambiente, ma sopportiamo che boschi, montagne, isole meravigliose dal punto di vista ambientale, vengano trasformati in discariche dagli adulti.
Sull’Appennino reggiano sono stati disputati i campionati mondiali della ricerca dei funghi. Sono arrivati centinaia di appassionati in rappresentanza di 70 nazioni, impazzivano per la qualità e la quantità delle “prede”: ne hanno raccolte a quintali, ma alla giuria i concorrenti dovevano presentare pure i rifiuti che avevano trovato. E’ stata un’altra raccolta record, un’altra vergogna italiana se pensiamo che nell’arco di un anno abitanti della pianura emiliana hanno portato quasi a 2000 metri e dopo non meno di 60-70 chilometri, percorsi in auto o con camioncini un campionario indescrivibile di maxioggetti da discarica.
Un fungiatt che da noi siede in Consiglio comunale mi ha spiegato che si tratta di una forma di inciviltà ormai radicata contro la quale lotta anche chi cerca funghi.
Da nostri paesi situati lungo le frontiere con province dei commando-rudera vanno a scaricare di tutto in altri territori, ma poi vengono ricambiati generosamente dagli “avversari”.
Ecco perché almeno a Varese con il recupero di una storia, di una tradizione esemplari in ambito ambientale si deve tentare una campagna di rieducazione per piccini e per adulti.
Ha fatto notizia il censimento a Malnate dei cani residenti che non potranno lasciare per strada i loro escrementi, pena di essere identificati tramite il loro DNA. Spero che ci sarà una bella indennità per chi dovrà fare i controlli. Solo i costi e una migliore educazione dei proprietari dei cani in futuro potranno bloccare una iniziativa molto opportuna.
Per noi a Varese è meglio stare alla larga da simili esperimenti. Non siamo fortunati.
Per risanare il lago abbiamo realizzato attorno all’intero bacino un caccadotto lunghissimo con efficienti collegamenti a tutti gli insediamenti meno uno, a Gavirate, dove la sua realizzazione avrebbe sconvolto un intero quartiere.
E’ una notizia vecchia, i recenti problemi relativi alla qualità delle acque del lago fanno supporre che non sia stata ancora trovata una soluzione definitiva.
Chiesi a Furia alcuni approfondimenti sulla questione. Mi disse: ”Sono molto addolorato, non hanno avuto fortuna e in ogni modo non aprirò bocca: non voglio fare assolutamente nemmeno un accenno polemico verso chi mi ha voluto bene ed ha aiutato molto la città.”

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