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Editoriale

PENSA

MASSIMO LODI - 27/10/2017

salvini-zaiaDiamo un’occhiata dentro all’enigma Lega dopo il referendum nel Lombardo Veneto. Enigma sì, perché s’ignora quale ora segnata dal destino stia battendo alla porta della Lega. L’ignora, figuriamoci, la Lega stessa.

Lo scenario appare questo. Salvini non era entusiasta dell’idea consultiva, l’ha accettata essendo impossibilitato a rifiutarla. Condivisa nella forma, assai meno nella sostanza. Il motivo semplice: un movimento politico, volutamente dimentico delle sue origini “local”, che ingrani la retromarcia pedemontana complica i piani sovranisti/nazionalisti del leader. Esempio solare: d’ora in poi sarà avventuroso per l’emulo italiano della Le Pen (nonostante l’eliminazione della parola Nord dal simbolo del partito) presentarsi alle platee centro-sudiste a diffondere il verbo unificante anti Ue, anti immigrati, anti qui e anti là. Gli obietteranno, semplificando secondo il costume populista che egli stesso ha diffuso: cosa vuoi da noi, tu sostenitore dell’Italia ricca versus l’Italia povera?

Un bell’imbarazzo. Affiancato a un altro. Zaia che stravince nel Veneto si propone in automatico a candidato premier (peraltro Berlusconi ne aveva già lanciato il nome mesi fa, giusto a inguaiare con furbizia consumata gli alleati/concorrenti del centrodestra). Dunque un pericoloso rivale interno, tanto che “Stai Serenissimo” è l’ovvia battuta oggidì ad alta circolazione. Credutosi padrone a casa sua, Salvini non lo è più, se mai davvero lo è stato. Non promette di soccorrerlo Maroni che, al netto della figuraccia informatica, ha pure lui incassato il dividendo dalle urne del 22 ottobre. È un Maroni glacé rispetto al leonino Zaia, evita di chiedere lo statuto speciale e si contenta d’una maggiore/tiepida autonomia, e però mette in evidenza sul comò verde vintage il postbossismo e il neoberlusconismo. Due fenomeni e/o simulacri osteggiati da Salvini al punto da degradarli a soprammobili. Perfino impolverati, toh e tiè.

Dunque valeva la pena di vincere per rischiare di perdere? Il segretario forse (certamente) se lo chiede, anche se mai lo dirà evitando di rendere nota la scontata conclusione. Il verdetto referendario gli serve a un solo scopo, alzare la posta nella scelta dei candidati all’uninominale per le prossime elezioni politiche. Il suo potere contrattuale nella trattativa con Berlusconi è cresciuto. Ciò che otterrà domani supera ciò che avrebbe ottenuto ieri. Ma c’è un ma. Fin dove aumenterà il peso di Zaia e Maroni nella scelta dei predestinati? Tale infatti è l’ulteriore prezzo da pagare all’affermazione dei due governatori. Salvini resta l’indiscusso comandante in capo, come da volontà degl’iscritti manifestata in un congresso, gli eventi l’obbligano però a condividere gli ordini, le scelte, la strategia. Pensa cosa ti combina il federalismo. Pensa che succede ad andare dove ti porta il cuore. Pensa se non è vero il detto: dagli amici mi guardi dio, che dai nemici mi guardo io.

***

A proposito di leghismi. Il vicesindaco di Varese Daniele Zanzi propone l’abolizione dei cartelli stradali con le scritte in dialetto, a cominciare da quello con su indicato “Varés”. Sostiene che trattasi di provincialismo, ed è l’ora d’uscirne. Gli ribatte l’assessore alla cultura di Busto Arsizio, Manuela Maffioli, che afferma l’opinione opposta: trattasi di valorizzazione dell’identità locale.

Ha ragione, totalmente ragione, Zanzi. Quei cartelli furono apposti a scopo di propaganda, per incensare un partito e non per omaggiare un territorio. Ha torto, assolutamente torto, la Maffioli: altri sono i modi di tutelare/arricchire le nostre radici, che affondano in un passato assai più lontano dei successi elettorali di Bossi.

Il Carroccio, preso il potere, non si peritò d’impiantare sulla rotonda stradale di Capolago cartonate raffigurazioni celebrative/esaltatorie di suoi esponenti istituzionali in sella a una bicicletta, tanto e sorprendentemente aveva smarrito il senso della realtà, il rispetto della misura, l’osservanza del limite. Confondendo la provincialità (positiva) con il provincialismo (negativo). I successivi e noti rovesci ne diedero amara conferma, costringendo Salvini a invertire la rotta per recuperare gli svaporati consensi. Bisognerebbe non dimenticarlo, a proposito di memoria. Magari scrivendosi un appunto su un cartello ben visibile davanti alla propria scrivania assessorile. In italiano, è sufficiente.

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