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Ambiente

ARSENICO VECCHIA BEVERA

ARTURO BORTOLUZZI - 27/10/2017

Un cantiere della Arcisate-Stabio

Un cantiere della Arcisate-Stabio

È potenzialmente snervante dover occuparsi della tutela del territorio (come faccio io che sono presidente pro tempore dell’Associazione Amici della Terra Varese). Inevitabilmente si viene confusi per un rompiscatole che vuole sempre cercare il pelo nell’uovo, per rallentare opere, che vorrebbero solo innovare il luogo in cui viviamo, contribuendo all’arrivo di un turismo in grado di poter far vivere luoghi di ristoro (bar e ristoranti) musei e anche i sistemi di trasporto.

È il caso della ferrovia cosiddetta Arcisate-Stabio che quando sarà finita collegherà la città di Varese all’Europa, facendola uscire dalla situazione attuale di cittadina fine corsa a vero proprio passante ferroviario.

Amici della Terra Varese non si è mai opposta a questa importante infrastruttura. Abbiamo, invece, preteso, il massimo rispetto per un ambiente molto delicato e ricco di biodiversità nel quale esistono le fonti d’acqua che dissetano Varese e tutti gli altri comuni attigui alla valle della Bevera.

Abbiamo chiesto alla regione Lombardia e ai comuni di Arcisate e di Cantello nonché ad Arpa e Ats Varese di controllare la centrale di betonaggio presente ad Arcisate (secondo noi fatta contrariamente alle prescrizioni del Cipe e, sempre a nostra detta, non rispondente ai requisiti di legge e con attività fatte in contrasto con l’ambiente e con i diritti degli stessi operai). Avevamo, perciò, presentato un esposto al Tribunale di Varese in data 21/12/2012 e nello stesso periodo anche l’associazione Acquaria aveva presentato altro esposto allo stesso tribunale.

Nel 2016 ci eravamo recati anche alla procura della Repubblica per caldeggiare che venisse preso in considerazione il nostro esposto.

Malgrado ciò nessuno aveva battuto colpo: sembrava che anche il Tribunale di Varese considerasse quanto fatto in Valle della Bevera per la costruzione della nuova tratta ferroviaria assolutamente conforme a Legge e, quindi, non illecito e non problematico per l’ambiente la natura e le persone e, tra queste, gli stessi operai.

Da sempre, la normativa in materia di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro, ha posto quale adempimento fondamentale per la tutela dei lavoratori l’informazione, la formazione e l’addestramento degli stessi sui rischi connessi all’attività lavorativa, delineando, in tal modo, un sistema di prevenzione basato sulla conoscenza, sulla maturazione professionale dell’individuo e sulla responsabilità soggettiva di tutti i partecipanti al ciclo produttivo.

L’idoneità tecnico-professionale, poi, non doveva e non deve essere considerata come una generica capacità imprenditoriale, ma deve essere rispondente alle funzioni che l’impresa deve svolgere e ai lavori che deve eseguire.

La verifica giudiziaria, secondo noi, avrebbe dovuto assumere così un reale contenuto, configurandosi non come mero onere burocratico ridotto a una “raccolta di carte”, ma come momento primo e fondante di una reale situazione di sicurezza del cantiere, inteso come luogo in cui operano solo imprese sicure in quanto “idonee” per “quel” cantiere, cosa che a noi non sembrava proprio essere stata.

La settimana scorsa, invece, abbiamo ricevuto una bella notizia che ora rendiamo nota. La dottoressa Palomba della procura della Repubblica di Varese ha preso in mano il nostro esposto e redatto, per scadenza dei termini, una sentenza di archiviazione che ha come numero 2137/2012.

Di questa menziono la parte conclusiva: “Sussiste, comunque, una persistente problematica di possibile inquinamento antropico, con possibili pericoli per i pozzi di captazione ad uso idropotabile umano e pertanto nei lavori di completamento del collegamento ferroviario Arcisate/Stabio dovranno essere monitorati attentamente i valori di concentrazione di arsenico, cui gli enti preposti sono invitati ad ottemperare.

Non si è ritenuto di iscrivere il reato di disastro colposo proprio per la dubbia origine della concentrazione di arsenico superiore ai limiti di concentrazione, proprio per la presenza naturale di tale metallo pesante in natura”.

Abbiamo così scritto, in base alla detta sentenza, al dirigente dell’Unità organizzativa infrastrutture ferroviarie, per la navigazione e lo sviluppo territoriale della Regione Lombardia e, per conoscenza, al direttore tecnico Salcef (l’attuale impresa costruttrice della nuova tratta ferroviaria), ai sindaci dei Comuni di Arcisate e di Cantello nonché ai responsabili di Arpa e di Ats Varese. A tutti costoro (chiaramente principalmente alla Regione), che un anno fa non ci avevano accolto, abbiamo chiesto di poterci sedere al tavolo di coordinamento dei soggetti interessati a vario titolo alla ferrovia cosiddetta Arcisate-Stabio.

Abbiamo, anche, scritto ad Arpa e Ats Varese per chiedere loro quali movimenti di terra siano avvenuti recentemente, e quali indagini siano state realizzate da Arpa sulle risorse idriche nello stesso periodo e, in ogni caso, attualmente, chiedendone copia.

Abbiamo come Amici della Terra Varese anche ribadito termini del nostro diritto a partecipare: Convenzione di Aarhus (cui l’Italia ha aderito) e del vigente Testo unico sui beni ambientali, primi tre articoli, commi compresi.

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