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Cara Varese

BILURDÙN, SARAI SALVO?

PIERFAUSTO VEDANI - 03/11/2017

Un “bilurdun”

Un “bilurdun”

I giorni e le notti dei fuochi sulla nostra montagna dai giovani verranno ricordati in qualche occasione ai loro nipotini. Il tempo avrà attenuato di molto sconcerto e umiliazione per avere avuto tra di noi persone capaci di assorbire e mettere in pratica modelli di vita mala, conosciuti nel diluvio della comunicazione senza frontiere che si abbatte ogni giorno in ogni paese del vecchio mondo.

Modelli dei fuochi appunto non nuovi, dei quali noi italiani si conosceva la pratica, addirittura rituale in certe stagioni e in i luoghi che sembravano tanto lontani ed estranei alla nostra cultura.

Solo il tempo potrà dire se saremo riusciti a vincere questa battaglia di civiltà che ci ha coinvolti all’improvviso e che comincerà a essere un ricordo meno angosciante quando la primavera ci offrirà solo spazi verdi sulla nostra montagna, sacra anche alla religione dell’ambiente. E che a ognuno di noi nel corso della vita ha offerto ricordi, piccoli o grandi e tanto diversi l’uno dall’altro.

Il taccuino poi dei cronisti da decenni ne è stracolmo se pensiamo alle polemiche,alle lotte, agli scontri di grandi intelligenze dopo la notte che avvolse Sacro Monte e Campo dei Fiori quando la città nel Dopoguerra si impegnò in una risalita e in uno sviluppo dei quali non facevano parte in misura adeguata anche programmi di recupero nel settore turistico. L’accoglienza ai forestieri infatti aveva conosciuto momenti felicissimi davvero storici, legati anche a espressioni culturali eccellenti in campo architettonico.

In tanto grigiore del Dopoguerra ci fu però uno squillo di vita e di cultura importantissimo. Lo lanciò Salvatore Furia, figlio del Sud, grazie anche alla sensibilità di varesini che colsero subito l’importanza del suo progetto scientifico e della sua attenzione all’ecologia dell’anima dei molti giovani che collaboravano con il maestro nella inconsueta grande impresa della realizzazione di un osservatorio astronomico. Con Salvatore Furia c’erano principi e regole di lavoro e una dedizione continua a una causa che non si fermava allo studio e all’esplorazione dello spazio, ma irrompeva, aggressiva e gioiosa, anche nella immensa distesa di una natura – terra,aria e acqua – che doveva essere salvata: a quei tempi l’attenzione all’ambiente era di pochi.

Oggi l’osservatorio è una realtà scientifica nazionale e la guida il carissimo Vanni Belli, prezioso erede della nobiltà umana e culturale voluta da Furia.

La storia cittadina ci dice che non ci fu solo ecologia per la nostra montagna, ma anche il recupero di una cultura artistica e di una grande storia religiosa avviato da don Pasquale Macchi con lo shock dell’affresco della Fuga in Egitto dipinto da Guttuso.

Sono stati tempi meravigliosi quelli del risveglio dello spirito e delle arti: una lunga risalita che tutti i varesini sia pure in modo diverso hanno fatto per la loro montagna e sempre con convinzione. Anche i non credenti che con progetti e opere hanno collaborato e oggi a loro volta accusano il colpo inferto al più grande bene comune della città.

Sfogliando il taccuino dei ricordi personali relativi al Sacro Monte, ho trovato due parole entrambe sottolineate: bilordone o bilurdùn.

Accadde che i collaboratori di Furia videro il loro caro prof in piena disputa con un noto professionista che stava per prendere a bastonate un grosso serpente che a Punta Paradiso, sede dell’Osservatorio, era di casa tanto che ogni anno vi lasciava in regalo la pelle dopo averla mutata.

Il bilurdùn, nome plebeo di un serpente lungo circa un metro e mezzo, non lo si vide più dopo la pessima accoglienza ricevuta, né poteva dimostrare in altro modo riconoscenza a Salvatore Furia che l’aveva salvato da morte certa, sta di fatto che io tramite Varesenews raccontai la vicenda.

Fu un errore perché alla fine in pochi mi credettero e mi beccai un mare di sfottò perché di serpenti così grandi e grossi in Italia non ce ne erano. Non potendo mettere in dubbio la credibilità di chi mi aveva parlato del lungo e curioso rapporto bilordone – Osservatorio non feci cenno alcuno nemmeno a Furia e quindi ancora oggi non so se mi venne fatto amabilmente uno scherzo nella certezza che nulla avrei pubblicato o se fu vicenda autentica.

Mi presi qualche soddisfazione indagando sui rettili in Italia, dove rari ma ci sono i bilordoni, e del serpente salvato da Salvatore mi sono ricordato oggi domandandomi se a causa degli incendi bisce, uccelli e rospi pagheranno lo sgarro fatto alla loro montagna. Ma, dispensando eventualmente tutte le amnistie del caso, mi piacerebbe conoscere la vera storia del bilurdùn.

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