Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Opinioni

MONEY DOORS

LUISA NEGRI - 10/11/2017

porteaperteCi sono segnali quotidiani che a volte non vediamo, o meglio, non valutiamo nel loro significato perché non abbiamo l’attenzione necessaria né la curiosità di farci qualche domanda.

Questi segnali si traducono poi in fatti, in mutamenti di costume, anche in problemi, a volte in drammi o tragedie senza fine.

Pensiamo alle prime apparizioni dei vu’ cumprà sulle nostre spiagge negli anni Settanta.

Li consideravamo come simpatici personaggi, un po’ folcloristici, e li guardavamo con divertita condiscendenza come fossero paragonabili al locale venditore di cocco o di bomboloni.

Ci si divertiva a contrattare la collanina o il bracciale, le domande forse neppure venivano, vedevamo in quel loro peregrinare una sfortuna a noi remota che toccava inevitabilmente paesi lontani.

Oggi valutiamo tutte le conseguenze di un mondo che non si voleva fare domande. E che idee ci si faceva dei giovani insofferenti a una scuola ormai vecchia, consegnata a insegnanti che non avevano la giusta sensibilità per capire segnali evidenti di intolleranza verso una scuola sempre più lontana, spesso autoritaria e incapace di coltivare speranze e desideri delle nuove generazioni nate nel dopoguerra: in particolare un’università dominata in gran parte dai vecchi baroni.

Il non avere compreso a tempo debito ha portato alle sofferenze e alle battaglie che conosciamo, sfociate anche in irrimediabili tragedie, pagate da una parte e dall’altra a caro prezzo.

Si potrebbe continuare con altri esempi, di situazioni di errore e inadeguatezza, che nel corso degli anni, in tutti i campi, hanno causato rivolgimenti. Ma possiamo pure guardare al presente.

Giorni fa, da questo giornale, avevamo scritto di quanto oggi le generazioni professionalmente attive vivano male, di come le famiglie siano divise dal lavoro, di come i figli siano spesso inascoltati da genitori indaffarati a correr dietro a magre pagnotte, in un sistema che li schiaccia e usa senza rispetto: portavo a esempio il Giappone, paese altamente tecnologico e trainante in questo e in ogni altro senso.

Ma noi non siamo troppo diversi da loro, e ci stiamo avvicinando, come il Giappone, a un punto di sofferenza inaccettabile, assurdo, a un non rispetto per chi lavora dettato dalla tracotanza di un mondo in cui la prepotenza di pochi, straricchi, tende a sopraffare i tanti deboli, anche economicamente, e indifesi. Ecco, la politica, anziché avvitarsi su se stessa, sui papocchi nauseanti di partito, non può tacere su tutto questo, ma deve continuare a farsi domande e darsi risposte concrete su problemi evidenti.

Abbiamo parlato all’inizio di segnali quotidiani, quelli che, se stiamo attenti, pur sembrando minimi ci indicano verso dove stiamo camminando.

Eccone uno, preso a caso, anche nella nostra città.

Provate a camminare nel suo cuore, seguendo i portici dei due corsi principali. Provate a osservarne le porte, sì, le porte a vetri dei negozi. Vedrete che parecchie di loro, generalmente di negozi che sono parte di catene, nazionali o internazionali, restano sempre spalancate: estate e inverno.

Provate a chiedere perché. La risposta è questa: non le possiamo chiudere. Perché ce lo vietano le nostre ditte. Così d’inverno moriamo di freddo e l’estate l’aria condizionata va alle stelle, con grande dispendio e inquinamento in entrambe le situazioni.

Perché non ne parlate? Viene spontaneo chiedersi.

Ecco la risposta: perché se diciamo qualcosa veniamo licenziati. A volte arrivano i vigili e multano, perché non si potrebbe stare con le porte aperte e i condizionatori in funzione, ma chissenefrega, la grande distribuzione può pagarsi le multe, contravvenire al divieto e lasciar assiderare i dipendenti. Quando non gli impone di star addirittura fuori, sulla porta, per invitare i passanti ad entrare. Money doors verrebbe da dire, parafrasando il titolo di un celebre film: gl’ingressi attraverso i quali scorre il denaro.

Ecco una realtà ignorata, un segnale sottovalutato. Si lascia la porta aperta per avere il massimo flusso di ingressi: così si entra e si esce, a volte senza neppure bisogno di salutare, senza la necessità di domandarsi se si ha voglia o no di farlo, semplicemente si va a curiosare e poi chissà.

A volte entrano anche i ladri camuffati tra i clienti, a volte qualcuno ha messo il coltello alla gola alla commessa e poi se ne è potuto andare indisturbato.

Ma anche questo va bene lo stesso. Che conta ė l’incasso complessivo.

Intanto chi lavora in certe situazioni si dibatte ogni giorno tra caldo e freddo, gela e si ammala, ma guai se si lamenta. Inutile chiedersi dove sono i sindacati.

È solo un esempio di malaquotidianità imposta dall’alto, pensate voi quanti altri esempi si potrebbero fare.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login