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Apologie Paradossali

PARTITA PERSA, PARTITE DA GIOCARE

COSTANTE PORTATADINO - 16/11/2017

Ventura con Tavecchio

Ventura con Tavecchio

(C) Qui finisce la sventura del signor G. P. Ventura.

(S) Fai il verso alle strofette del Corriere dei Piccoli? Te le ricordi solo tu, che sei quasi una tartaruga pluricentenaria. Noi giovani, veloci seguaci di Kurz, l’eponimo, vogliamo subito la testa dei colpevoli e ricominciare subito da zero. Voi di Zero conoscete invece “Felici e perdenti” e vi basta. Siete vissuti dell’eredità dei padri, senza fare lo sforzo di riguadagnar verla, l’avete dissipata e ci lasciate una montagna di debito pubblico e di sconfitte sportive.

(O) Solo chi cade può rialzarsi. Non lo prendo nel senso dello slogan pubblicitario di una antica banca che lo Stato ha salvato dal fallimento, come altre, con il denaro dei contribuenti, cioè del debito pubblico e del futuro dei nostri figli; è una saggezza ben più antica. Guardiamo davvero al futuro, con occhi nuovi, non con quelli del passato, velati dalle lacrime del rancore e del rimpianto.

(C) Scusate, ma non saremo noi a svelare il mistero del tempo, atteniamoci all’oggi. M’impegno volentieri nell’apologia, più che paradossale, del signor G.P. Ventura, non perché non ne voglia riconoscere gli errori, ma perché chiunque si sieda su quella panchina (come sulla poltrona di Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana) sa che astuzia e valore gli basteranno a non cadere soltanto fino a quando sarà sorretto anche da una certa dose di fortuna. Ventura ha avuto tutte le ‘deviazioni’(1) contrarie. Ma sarà felice di costatare, tra qualche giorno, risolto il contratto, di essersi liberato di un peso insostenibile, quasi di una maledizione. Anzi, dovrebbe essere felice di svolgere l’importante funzione sociale del ‘capro espiatorio’ (2).

(S) Vedo che hai pudore di non citarti direttamente, ma per caso pensi di rifarti direttamente a Machiavelli?

(C) Buon suggerimento: ma prima di venire al contrasto tra virtù e fortuna, ricordo che per il Nostro il condottiero deve avere oltre all’umanità, che sicuramente a GPV non mancava, anche le due principali caratteristiche della bestia: la forza del leone e l’astuzia della volpe. Queste invece sono mancate: la forza alla squadra nel complesso, sovrastata sul piano fisico dai poderosi atleti svedesi, l’astuzia anche a lui, che doveva essere l’unico responsabile della tattica, superato invece dall’allenatore svedese, abile nel mettere in atto strategie provocatoria ancora prima dell’inizio delle partite. Certo le deviazioni della fortuna gli sono state avverse, soprattutto nella prima partita e hanno messo in vantaggio l’avversario, che dal momento della deviazione fatale ha potuto giocare ‘all’italiana’. Restava una partita intera, ma anche qui non si visto né il leone, né la volpe. Al massimo un piccolo gregge di animali piuttosto domestici e miti che tentavano di sfondare un ben munito recinto. La fortuna ha contato molto, ma la virtù era pochina, in tutti nostri.

Ma non voglio occuparmi dei se e dei ma, come i milioni di CT del Bar Sport. Con queste ineludibili premesse, l’unica possibilità è quella dell’accettare serenamente la funzione sociale di capro espiatorio. Le scuse non valgono, anzi, come Giona, il capro espiatorio più famoso della storia, si deve chiaramente confessare il proprio peccato e lasciare il guscio di noce che non serve più da rifugio. Si placherà la tempesta, quella che investe il mondo del calcio e forse anche quella che a vari livelli tormenta società e sistema politico nazionale.

(O) Fin troppo facile prendere la Nazionale come metafora della Nazione.

(C) Purtroppo è qualcosa di più di una metafora; è una vera commistione. Comincia il mondo del calcio, già spaccato a metà dall’elezione di Tavecchio, diventato vulnerabile perché autore della scelta di Ventura: gli uccelli dalle grandi ali, noti come gli spazzini della savana, stanno già roteando a grandi circonvoluzioni sopra i due: non era meglio offrirsi spontaneamente al sacrificio espiatorio, piuttosto che venire sbranati vivi da nemici ed ex-amici? E quale sacrificio espiatorio salverà lo Stato dalla vittoria degli asceti del cambiamento a posteriori, dei rottamatori di tutto, Rottamatore compreso? Finché la logica del Bar Sport, ancorché sussidiata dalla voce di ex-campioni, votati da trent’anni alla meno faticosa tempra di opinionista, si occupa delle passate e future formazioni della Nazionale e financo della conduzione della Federcalcio, dico: pazienza, fate pure, tutto fa spettacolo. Lasciate pure che in questo pollaio si infili un ministro, tutto fa brodo.

Ma, per favore, amici, non adottate la stessa logica per lo Stato. Soprattutto perché tra non molto toccherà a ciascuno di noi decidere la formazione che conta, quella di chi ci deve governare. Scegliamo lucidamente, da informati e consapevoli, non curando i pregiudizi che abbiamo visto a valanga riversarsi sui presunti colpevoli del lutto nazionale.

(O) Dici bene, ma una cosa non mi lascia tranquillo: dai passati disastri calcistici non abbiamo imparato molto, benché siano ben più numerosi dei trionfi. Tralasciando le vittorie anteguerra, che fanno parte di un mondo totalmente diverso: mi permetti di elencarli: Brasile 1950 fuori al primo turno (giustificato dalla tragica scomparsa del Torino e dallo scaramantico lungo viaggio in nave, senza potersi allenare per raggiungere la meta), Svizzera 1954, fuori al primo turno, battuti due volte dai padroni di casa, non qualificati alla Svezia 1958, pur zeppi di oriundi, cui fu data la colpa di scarso impegno patriottico: fuori al primo turno nel 1962, col Cile, colpa dell’arbitro permissivo; Inghilterra 1966 vergogna nazionale, battuti dai ‘dilettanti’ nordcoreani non ancora dotati di armi atomiche ma solo della voglia di correre; Messico 1970 epica vittoria sulla Germania in semifinale, sconfitta in Finale col Brasile di Pelè (mica pizzaioli), ma ludibrio per Valcareggi, reo di essersi dimenticato di Rivera; 1974 Germania, messi fuori al primo turno dalla Polonia e dalle polemiche interne I(il grande Giovanni Arpino vi scrisse il romanzo-verità Azzurro Tenebra, titolo oggi abusivamente ripreso dal noto cantore di luoghi comuni Massimo Gramellini per enfatizzare il trend rottamatorio); 1978 dignitoso mondiale in Argentina, sconfitti in semifinale; TRIONFO nel 1982, Spagna, avvio faticoso, suicidio del Brasile che ci spalanca le porte del successo, apoteosi di Pertini, Bearzot, Zoff e Paolo Rossi ; Messico 1986, puniti dalla Francia, forte di Platini e di poco altro, nell’anno di Maradona ‘mano de dios’; ITALIA ’90, grande occasione mancata e ludibrio (di nuovo) per un allenatore ‘caprio espiatorio’ Vicini, reo di non aver difeso il vantaggio; USA 1994 avvio faticoso, degnissima finale (persa ai rigori col Brasile); Francia 1998 dignitosa sconfitta ai rigori contro i padroni di casa nei quarti di finale ; Corea/Giappone 2002 nuova Corea, questa volta del Sud a punirci, con la ‘complicità’ dell’arbitro; TRIONFO 2006 in Germania, battendo in semifinale i Padroni di casa e in finale la Francia ai rigori (finalmente) dopo il noto fattaccio Materazzi-Zidane; 2010 disastro in Sud Africa, messi fuori nella prima fase dalle modeste Slovacchia e Paraguay e Nuova Zelanda; 2014 disastro in Brasile, battuti nella prima fase da Costarica e Uruguay.(3)

Un rapido sguardo ai Campionati Europei: una sola vittoria, giocando in casa, nel 1968 contro la Yugoslavia, una finale sfortunata contro la Francia nel 2000, con strascico di polemiche Berlusconi-Zoff ; poco di cui andare fieri nelle altre edizioni.

Spero di non avervi annoiati e di aver dato l’idea che le tragedie calcistiche sono state più numerose dei trionfi e sono sempre state seguite da polemiche, che però non ricordo così puntigliose e ad ampio spettro come l’attuale. Se consideriamo che mai una vittoria ha aperto un ciclo positivo e duraturo e che in nessun caso ha prodotto effetti positivi sulla società civile, abbiamo l’obbligo di ridimensionare in fretta l’amarezza di questo esagerato lutto nazionale, non facendo chiacchiere superficiali sul dolore dei bambini e sull’effetto sociale. Se in passato, nonostante le feroci polemiche tifose, abbiamo avuto il buon senso di non coinvolgere l’intera società e di guardare con fiducia al futuro, a maggior ragione oggi, quando i problemi della Nazione e del mondo sono più seri, occorre evitare banali strumentalizzazioni.

(C) Un’altra questione enfatizzata a sproposito è quella degli stranieri nel campionato di serie A. Verissimo che non tutti sono fuoriclasse in grado di insegnare qualcosa ai nostri giovani o di elevarne il livello di competitività. Ma è inutile pensare che si possa tornare ad anni lontanissimi, quando il divieto di tesseramento di calciatori non italiani era sostenuto da una legge dello Stato, oggi la sentenza Bosman obbliga alla par condicio per tutti i ‘lavoratori’ della UE. Notiamo piuttosto la consistente presenza di giovanissimi stranieri, anche extracomunitari nei campionati giovanili e nelle serie minori. Significa che l’idea di una promozione socio-economica attraverso lo sport è più sentita altrove che non in Italia. Inoltre la carriera dei giovani italiani dipende molto dal ‘gioco’ dei procuratori, che hanno più convenienza a piazzare uno straniero con un po’ di esperienza in un altro campionato e farlo pagare un tot su cui lucrare una percentuale, che veder promosso in prima squadra un ‘primavera’ a costo zero.

(S) Mah. Qualche anno fa, quando portavo un nipote agli allenamenti e alle partite del campionato giovanissimi, vedevo genitori esagitati e spesso critici con l’allenatore (quando non faceva giocare il loro campioncino), quasi più che tutta la platea dei Bar Sport. Un atteggiamento certamente dannoso per lo scopo, che dovrebbe essere il principale, se non l’unico per la stragrande maggioranza dei giovani: formarsi un carattere socievole e collaborativo, insomma sportivo. Non sarà che anche in questo caso il problema è quello di non restare bamboccioni? Tornando alle partite con la Svezia, non vi è sembrato che anche nei cosiddetti campioni si sia manifestata una mancanza di autocontrollo, di fiducia nei propri mezzi e specialmente in quelli dei compagni? Facevano il compitino, buttavano la palla alta in mezzo all’area (preda dei più atletici avversari) e basta, solo per far sì che non si potesse dire di aver fatto un errore di presunzione. Ci voleva ben altra cattiveria.

(C) Mentre sto concludendo l’articolo, mi giunge la notizia che Tavecchio non si dimette, Ventura neppure, ma viene esonerato dall’incarico e si parla con insistenza di personaggi di altissimo profilo, carismatico e mediatico per il prossimo futuro. Mi puzza di furbata. Dei due imputati, Ventura, com’è destino iscritto nel nome, se lo porta via il vento contrario, Tav-ecchio vuole resistere a tutti i no-Tav, vecchio però era già prima di essere eletto presidente, figuriamoci adesso quanto può durare.

(O) Resto convinto che il problema del calcio sia uno solo: la mercificazione di tutti gli attori, dai presidenti, ai giocatori fino ai tifosi organizzati, che ne fanno un vero e proprio mestiere. Il perno di tutto sono però i procuratori, che mi appaiono sempre più una specie di sovrapotere multinazionale, ben organizzato, connesso con le principali fonti finanziarie, capace di spostare persone ed interessi lungo gli assi della globalizzazione. Gli scandali della Fifa non sono così lontani nel tempo e manifestavano una massa d’interessi tale da poter essere paragonata a quella degli Stati. Se non sono troppo lontano dal vero,vuol dire che la riforma del calcio italiano è tanto difficile quanto quella dello Stato ed entrambe avrebbero bisogno di partire dalla base e non dalle strategie o peggio, dalle congiure di vertice.

(C) Costante (S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti

Già l’abbiamo fatta troppo lunga, perciò vi rimandiamo a precedenti interventi su RMFonline
1)RMFonline 19-02-2016 “L’epoca delle deviazioni”.
2) RMFonline 19-10-2012 “Il capro espiatorio, una funzione sociale”.
3) RMFonline 06-06-2014 “Meglio perdere bene che vincere male”.
 
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