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Politica

PROMESSE DI MARINAIO

MANIGLIO BOTTI - 23/11/2017

marinaioSi dice promesse da marinaio” a testimoniare, con una certa benevolenza, che queste promesse quasi mai vengono mantenute. I marinai, si sa, infrangono molti teneri cuori nei porti in cui approdano e lasciano anche qualche conto aperto dai tavernieri che li ospitano: pagherò!

E le promesse dei politici? Mai, mai una volta – nonostante patti firmati e controfirmati, anche in tv – che si realizzino. Salvo ripresentarsi ciclicamente con le stesse promesse di prima. Qualcuna addirittura soddisfatta da altri, ma tant’è, voti e elettori cadono sempre nella rete come tanti boccaloni. In questi casi non c’è benevolenza ma distrazione, tutt’al più dimenticanza.

Il primo esempio che viene in mente è abbastanza recente, diciamo che risale a meno di un anno fa, quando l’orbe terracqueo politico (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, parte della sinistra, estrema sinistra e pentastellati) si opposero al progetto di riforma costituzionale varato dal Parlamento e sostenuto dal governo in carica: Matteo Renzi & C. Il caso, come si dice, è di scuola, perché non si trattava di opporsi a programmi con valenza elettorale ma di contrastare un progetto approvato, solo a maggioranza assoluta, dal parlamento in carica.

Non entriamo nel merito dei contenuti, di sicuro migliorabili in un prosieguo, qualora la riforma fosse stata accettata dai cittadini votanti. Ricordiamo gli annunci seriosissimi di coloro che vi si opposero con successo: è un vulnus della democrazia, noi in poco tempo saremo capaci di migliorare le cose come si conviene a un Paese moderno ecc.ecc. Ci fu anche qualcuno, da scegliersi tra importanti leader politici ritornati in superficie nell’occasione, i quali dissero che in pochi mesi (due, al massimo tre) e con solo tre articoli della Costituzione rinnovati, mentre il parlamento ne voleva modificare una quarantina, si sarebbe provveduto a cambiare le carte in tavola: da così a così. Per non dire dei professori di diritto costituzionale (l’Italia si scoprì essere un Paese di presidenti della Consulta a riposo) e di esperti giornalisti militanti e tenaci rivali del governo.

Passato e vinto il referendum con un secco no, tutti se ne tornarono alle loro occupazioni. I politici a discutere di mille cose tranne che di Costituzione, quando sembrava invece che un miglioramento, qua e là, fosse più che urgente e necessario, ma che soltanto era stata intrapresa una strada sbagliata; i professori di diritto Costituzionale che avevano spadroneggiato nei dibattiti e nei comunicati tornarono alle loro cattedre o alle sedute davanti al caminetto con il gatto sulle ginocchia da accarezzare. I giornalisti militanti pure, salvo la variante di addentare i polpacci di Matteo Renzi appena si fosse permesso di dire bao.

È passato un anno, si diceva, ma sembra trascorsa un’era geologica. Chi diceva che se la riforma – per quanto modificabile, ripetiamo – non fosse stata confermata sarebbero trascorsi almeno dieci anni prima di riparlarne è rimasto tramortito, continua per adesso a prendere bastonate (elettorali) sui denti e fatica a riemergere dal guano. Per quanto anch’egli speri in un difetto di memoria degli italiani, e che anche prima del decennio si possa rifare vivo con qualche proposta.

Che dire. È vero che l’Italia è un paese di mandolinisti e di navigatori, cioè di marinai. La botte, dunque, dà il vino che ha. Ma tornando alle promesse bisogna dire che – inspiegabilmente – sono sempre le stesse: il tempo trascorre, si invecchia, anche se si cerca di medicarne le offese con tinture di capelli e stiracchiamenti di pelle – nessun riferimento a persone o a cose, perché il discorso vale per tutti – eppure non si prova nemmeno a cambiare. Abbiamo detto, della politica nazionale, ma sfogliando i giornali locali e facendo scorrere il cursore dei social, sembra di leggere notizie (e promesse) di mezzo secolo fa. Le stesse. Incredibile.

Qualche giorno fa, e chiudiamo presi dallo sconforto, si leggeva di progetti per il risanamento del lago di Varese: ecco una nuova proposta, ecco quanto si deve fare perché il lago torni balneabile come una volta. È possibile che presto si parli anche della realizzazione di un collettore circumlacuale in cui fare confluire gli scarichi dei Comuni. Si sa infatti che il collettore esistente da mezzo secolo ormai è da rifare e che certi Comuni, in cinquant’anni, mai vi hanno allacciato i loro impianti.

La memoria è svanita. Cioè, qualche parvenza di attenzione sembra ancora esserci, se è vero che – nel caso di votazioni – meno del cinquanta per cento dei cittadini, ormai, esce di casa per recarsi ai seggi. E i politici continuano a dire le cose che dicono da sempre: è un fenomeno grave questo dell’astensione; bisogna rifletterci su.

Ma poi andiamo avanti. In pizzeria.

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