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In Confidenza

CHI AMA NON SI GONFIA

Don ERMINIO VILLA - 23/11/2017

umileLa logica dell’agire cristiano – ci ricorda papa Francesco – non è quella di chi si sente superiore agli altri e ha bisogno di far sentire loro il suo potere, ma quella per cui “chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore” (Mt 20,27).

Vale dunque anche per la famiglia questo consiglio di san Pietro: “Rivestitevi tutti di umiltà, gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili” (1 Pt 5,5).

Il superbo è come un pallone di vento, che appare grande a se stesso, ma in sostanza svanisce in un attimo.

Chi ama riconosce che quello che è ed ha, è tutto dono di Dio e sa che solo nella misura in cui riconosce il proprio peccato e si sente indegno di Dio, sarà da Lui sempre più favorito.

La visione biblica della tenerezza paterna e materna di Dio è alla base dell’infanzia spirituale, testimoniata con particolare limpidezza da Santa Teresa di Lisieux, la grande mistica che diceva: “Iddio fa con me come si fa con una casa: quando sta per cadere, si aiuta con puntelli”. Per conservare la casa due sono le cose più necessarie: il fondamento e il tetto. Il fondamento in noi dev’essere l’umiltà, nel riconoscere che non valiamo niente e non possiamo far niente senza un aiuto dall’alto; il tetto è la divina protezione, in cui solamente dobbiamo porre la nostra fiducia.

Lei, che lo sente come un papà che solleva il bimbo alla sua guancia, scrive nel suo Diario: “L’ascensore che deve issarmi fino al cielo sono le tue braccia, o Signore! Perciò non ho bisogno di crescere; occorre, al contrario, che io resti piccola e che lo diventi sempre di più”.

E’ importante – specifica il Papa – che i cristiani vivano questo atteggiamento (di umiltà e fiducia) nel loro modo di trattare i familiari poco formati nella fede, fragili o meno sicuri nelle loro convinzioni”. Se, come succede in non pochi casi, chi si sente cresciuto maggiormente, assume toni arroganti e insopportabili, dà una controtestimonianza alla “regola aurea” della vita cristiana di fare agli altri quanto si vorrebbe che fosse fatto a noi stessi; non dimenticando che “siamo servi inutili; abbiamo fatto (o facciamo) quanto ci è chiesto di fare” (Lc 17,10)

L’apostolo Paolo, facendo eco a quanto aveva detto Gesù in precedenza, raccomandava ai Filippesi (e oggi a noi): “Rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2, 2-3).

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