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Attualità

PICCOLI PROBLEMI

ARTURO BORTOLUZZI - 01/12/2017

smartmobilityMi è chiaro come sia prioritario correggere le numerose problematiche che attagliano il nostro vivere giornaliero. È giusto però cercare di guardare un po’ in avanti e affrontare anche temi apparentemente fantascientifici. Dico allora: forza comune di Varese, come città giardino facciamo delle proposte innovative alla Regione Lombardia per mantenere la qualità della vita di coloro che abitano nel territorio di Varese e in quello accanto al nostro, difendendoci dal particolato che appare un inquinamento dal quale è difficile difendersi.

Non sto dando la colpa certamente solo alle automobili, sapendo che dobbiamo agire anche sugli impianti di riscaldamento specie nelle numerose abitazioni fatte nel periodo tra gli anni 50 e 60.

Certamente bisogna educare il corpo sociale a guardare di più all’interesse collettivo, che solo al soddisfacimento del bisogno personale, ma bisogna essere capaci anche di guardare avanti guardando all’evoluzione della tecnica.

Facciamo della Città giardino un centro di discussione sulla mobilità del futuro. Ho scritto così all’assessore alla Tutela ambientale del comune di Varese perché la città giardino non vada al traino della Regione Lombardia, ma possa indicare una strada diversa.

Facciamo lavorare la nostra Università e guardiamo con attenzione a quanto sta capitando in Israele. Mi aiuta a formulare questa proposta il Sole 24 ore. Semafori che cambiano a seconda dello stato del traffico, autobus che si fermano in base al numero di persone in attesa, automobili che comunicano tra loro per motivi di sicurezza o di gestione della circolazione, garage in cui i parcheggi si trovano, veicoli che frenano autonomamente per evitare un incidente, e anche – seppur non prima del 2030 – una transizione verso le vetture senza conducente.

È questo il futuro che ci aspetta, quello in cui decine e centinaia di milioni di persone che vivono nelle grandi città non useranno più le auto di proprietà, ma ”chiameranno” premendo semplicemente un pulsante, un’auto autonoma che arriverà in pochi minuti con o senza la “supervisione” di un guidatore, che li porterà a destinazione nel modo più breve, economico e green.
Il trasporto intelligente è la tecnologia “disruptive” su cui Israele punta con l’intento di diventare una superpotenza, la Detroit del terzo millennio, ridisegnando il sistema dei trasporti. Del resto la “Startup nation” sulle rive orientali del Mediterraneo ha un netto vantaggio quando parliamo di tecnologie cloud avanzate, big data, intelligenza artificiale, cyber security e machine vision.

A questo si aggiunge il fatto che il governo del paese, ispirato dai successi di Waze (acquistata per 1,1 miliardi di dollari da Google nel 2013), Moovit (l’applicazione numero 1 al mondo per chi si muove con i mezzi pubblici) e Mobileye (comprata da Intel per 15,3 miliardi di dollari lo scorso marzo), ha deciso all’inizio di quest’anno di sovvenzionare con 250 milioni di shekel in 5 anni l’industra della smart mobility – che potrebbe valere più di 90 miliardi di dollari entro il 2030 – tracciando una road map ben definita, le cui linee guida sono state stabilite dalla squadra del Fuel Choices and smart mobility initiative che fa capo all’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
Il piano ha sei punti chiave: assegnare il territorio per la sperimentazione del trasporto; rendere accessibili tutti i database dei trasporti pubblici a coloro che desiderano sviluppare soluzioni tecnologiche; promuovere la cooperazione tra l’industria e il mondo accademico – creando un Mit israeliano che riunirà i dipartimenti di geografia, ingegneria, architettura, pianificazione urbana con l’Ufficio del Chief Scientist per promuovere le idee tecnologiche nel settore dei trasporti; cambiare la regolamentazione per consentire di condurre esperimenti di guida autonoma; sostenere programmi pilota; mappare in maniera completa ogni strada (crepe comprese), parcheggi, ma oltre che intersezioni e set di semafori esistenti in Israele.

Potrà sembrare la prospettiva di un sognatore però perché non provare a promuovere presso Varese in accordo con il Jrc un convegno per poter andare a dare delle prospettive di sviluppo al nostro territorio che non deve soltanto essere alla mercé di nuovi supermercati o di mega store per la vendita a buon prezzo dei vestiti. Proprio il fatto di voler sperimentare qualcosa di nuovo e di non avere lobby da difendere ci potrebbe aiutare a sviluppare nuove imprese.

Incominciamo a sfruttare la capacità inventiva del nostro territorio e vediamo se utilizzando la creatività del nostro Ateneo si possa creare la base per dar vita a una Varese nuova.

 

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