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Attualità

L’UNICEF PER LE BIMBE

LIVIO GHIRINGHELLI - 01/12/2017

sposa-bambinaQuest’anno l’Unicef propone ai sostenitori una serie di progetti destinati a favorire, per l’immediato a mo’ di campione, in vista però di una diffusione progressiva nel tempo, la condizione femminile nel primo sviluppo della vita nei Paesi più sfavoriti dalle condizioni ambientali e socioeconomiche. Sono Paesi che ancora versano in una povertà estrema con grave limitazione dei diritti elementari d’ogni persona, vittime di pregiudizi e di tradizioni aberranti lontane da ogni criterio di civilizzazione.

In Paesi come l’Italia, contraddistinta, pur nella recente crisi, con tutte le sperequazioni e le disuguaglianze indotte da un sistema sfrenatamente individualistico e liberistico, dal cammino verso la pari opportunità tra uomini e donne, ancora insoddisfacente, ma per certi versi progressivo, si constata che l’avverarsi pieno di questa prospettiva apporterebbe al bilancio dello Stato un valore aggiunto (stando all’ISTAT) di 112 miliardi di euro. Eppure molti servizi in comune li diamo per scontati. Ben lontani da questa prospettiva si è nel cosiddetto Terzo Mondo, in cui alle donne è concesso assai di rado di potere esprimere il proprio potenziale.

Alla radice di questo gap sta innanzitutto la grave inadeguatezza del sistema educativo, di breve corso, quando non assente, l’intempestività di troppi matrimoni prematuri (bambine, non spose si constata). Oggi ci sono nel mondo 700 milioni di donne, che si sono sposate ancora bambine, non avendo quindi potuto fruire di una crescita normale, fisica e mentale. Il fenomeno più avvilente è quello delle mutilazioni genitali femminili, ampiamente diffuso e resistente oltre la barriera dei divieti legislativi.
Iniziativa valida è particolarmente quella che concerne in Bangladesh le giovani imprenditrici (età 15-18 anni) in base all’erogazione una tantum a fondo perduto di 15.000 taka (l’equivalente di 185 euro) destinata ad avviare o consolidare piccoli business di commercio o di tipo artigianale (Conditional Cash Transfer). Nel Bangladesh il 43% della popolazione di 160 milioni di abitanti sopravvive con meno di un dollaro al giorno. Molti dei 56 milioni di bambini e ragazzi non possono andare a scuola, perché devono lavorare e contribuire al reddito familiare. 300.000 bambini vivono nelle strade in assoluta precarietà. La malnutrizione infantile rasenta il 14,6%.

L’inadeguatezza dell’istruzione e della preparazione troppo precoce al matrimonio fa sì ad esempio nel Ghana che ogni anno 100.000 adolescenti partoriscano quando ancora non hanno un organismo e una struttura fisica pronta per farlo, senza gli strumenti culturali e conoscitivi per dare ai bimbi la miglior cura e nutrizione. Chi nasce da una madre minorenne ha il 60% delle probabilità in più di morire in età neonatale rispetto a chi nasce da donna di età superiore. Scongiurata la morte, intervengono alte possibilità di denutrizione, ritardi cognitivi o fisici. Si vive in Ghana con meno di 1,25 dollari al giorno, privati di bisogni primari come cibo, acqua potabile e assistenza sanitaria. Significativa è la mortalità materna che ascende a 319 casi su 100.000. Eppure il Ghana è stato il primo Paese al mondo a ratificare la Convenzione sui diritti del fanciullo.

Il Paese più povero al mondo è certo il Niger. I 18 milioni di abitanti (il 75% vive in aree rurali) fanno registrare una crescita demografica tra le più alte al mondo (3,9 % annuo di incremento)(7,6 figli per donna). Il 52% del totale è composto d’adolescenti sotto i 15 anni. L’analfabetismo è diffuso tra le donne nella percentuale dell’86% rispetto alo 58% degli uomini. Le iscrizioni a scuola sono calate dall’82% del 2013 al 71,3 del 2014. Scarsa è la preparazione degli insegnanti sotto pagati e scarsamente formati. Un bambino su tre tra i 5 re i 14 anni lavora. Si aggiunga che la violenza sulle donne è molto diffusa (il 60% considera quella domestica come accettabile). Pauroso il livello della mortalità materna: 630 casi per 100.000 nati vivi.

L’Eritrea si caratterizza per alti tassi di mortalità e alti tassi di fertilità (4,7 figli per donna). La mortalità materna è di 380 casi su 100.000 nati vivi. Una legge proibisce dal 2007 la mutilazione genitale femminile; si confida in un esito positivo entro il 2030, anche grazie alla “conversione” dei circoncisori. È una pratica tradizionale invalsa per sancire l’inferiorità e la sottomissione della donna nella comunità, difficile da combattere. Un progetto riguarda la Giordania che ospita oltre 620.000 rifugiati siriani. Costante l’aumento dei matrimoni precoci (dal 13% nel 2011 al 25% nel 2013) come del lavoro minorile.

Preoccupante il reclutamento nei gruppi armati di bambini e giovani. La protezione delle bambine è qui in assoluta emergenza.

A completamento dei dati risulta che le donne rappresentano nel mondo all’in circa la metà della popolazione, ma costituiscono ben il 70% dei poveri. Due analfabeti su tre sono donne. Eliminare le barriere opposte all’impiego femminile aumenterebbe la produttività del lavoro del 25%. Ecco la necessità di campagne nazionali intensive per modificare progressivamente l’assetto vigente con una fitta attività d’informazione e dialogo e per promuovere una scuola di qualità per tutti i bambini, con particolate attenzione alla parità di genere.

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