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Il Mohicano

ATTENDISMO URBANISTICO

ROCCO CORDI' - 07/12/2017

pianoTra le eredità più pesanti lasciate a Varese dal centrodestra un posto di primo piano spetta al PGT (Piano di Governo del Territorio).

La nuova amministrazione aveva annunciato che “entro un anno” l’avrebbe riscritto. L’anno è già passato, ma le reali intenzioni di cambiamento sono ancora un oggetto sconosciuto ai più.

Va ricordato che il PGT vigente prima di vedere la luce aveva vissuto una lunghissima e molto travagliata gestazione dovuta allo scontro interno alla Giunta Fontana tra le due fazioni principali in campo da loro stessi autodefinitisi, nei momenti più acuti dello scontro, immobiliaristi da un lato e immobilisti dall’altro, o cementificatori da una parte e “protettori della terra dei padri” (sic!) dall’altra.

Il “prodotto finale” di quello scontro fu un piano segnato da forti limiti e contraddizioni, oltre che dalla previsione di un volume edificatorio di circa 2 ,5 milioni di metri cubi (tanto per dare una idea è come costruire 10.000 appartamenti di 85 mq ciascuno). A dire il vero nel PGT si parla di “solo” 1,9 milioni di metri cubi, che comunque non è poco, ma si tratta di un calcolo furbesco perché non quantifica i volumi aggiuntivi consentiti dagli ampliamenti e dalle diverse premialità introdotte dal piano.

Ma nel PGT approvato, al problema “quantitativo” se ne aggiungeva uno, non meno rilevante, di carattere “qualitativo”. Penso, ad esempio, ai 28.500 metri cubi in più nelle Ville Ponti, ai 30.000 in più per l’IPER, e altrettanti per l’ex Malerba. Oppure alle conseguenze che avrebbero prodotto le cosiddette AT (Aree di Trasformazione) sparse sul territorio e, nel cuore della città, i due mastodontici progetti delle Stazioni e di Piazza Repubblica.

Per non parlare delle AC (Aree di Completamento) che, in realtà, completavano ben poco in quanto si trattava di aree nude trasformate in edificabili in ben 36 casi su 58 mentre in altri 13 casi erano aree prevalentemente dismesse.

Oppure ancora delle aree definite TUCR1 (Tessuto Urbano Consolidato) la cui estensione è davvero impressionante, al punto da comprendere zone di edilizia sparsa, zone agricole o verdi e perfino aree boschive. E meno male che il sottotitolo della relazione al Documento di Piano annunciava pomposamente “Un piano a zero consumo di suolo”.

Infine va ricordato che il piano già al momento della sua approvazione manifestava tutti i suoi limiti anche strategici perché basato essenzialmente su dati analitici fermi al 2008/2009 (con l’eccezione di quelli sul commercio aggiornati al 2011).

Ormai siamo quasi al 2018 e interrogarsi organicamente e compiutamente sui mutamenti e le condizioni, urbanistiche e sociali, della città sarebbe più che necessario.

Tanto più che nel ventennio a guida leghista, lo ricordo ai deboli di memoria, il comune di Varese ha assistito prima alla scomparsa di quasi tutte le attività produttive, poi alla perdita di oltre diecimila abitanti e oggi il ridimensionamento dello stesso terziario commerciale e dei servizi è visibile a occhio nudo.

Dal 1991 ad oggi Varese ha perso più di diecimila abitanti. Un’ulteriore perdita di altri diecimila è stata “compensata” – ironia della sorte nella città che fu leghista per antonomasia – dal forte afflusso di immigrati che ormai rappresentano il 12 % della popolazione, anche se qualcuno continua a far finta di non vederli. Una vera e propria “fuga” dalla città non dovuta certo a carenza di alloggi, ma alla inaccessibilità dei costi.

Sul PGT vigente ho avuto il piacere di condividere con l’attuale assessore all’Urbanistica; Andrea Civati, allora all’opposizione, una strenua battaglia volta a correggere, modificare, cancellare, gli aspetti più equivoci, indigesti e pericolosi del piano. Ma la determinazione e l’impegno sono serviti a ben poco.

Adesso però che a decidere è lui e la sua maggioranza, non dovrebbe essere così complicato e difficile rimettere tutto in discussione in coerenza con le critiche, accompagnate da corpose e argomentate contro-proposte. Sarebbe interessante far conoscere ai cittadini cosa sta maturando “nel palazzo” magari all’insegna di quella trasparenza e quel coinvolgimento democratico che la precedente amministrazione aveva negato.

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