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Attualità

A CACCIA DI NOTIZIE

MANIGLIO BOTTI - 15/12/2017

notizieSi ha l’impressione che certe notizie siano un po’ come gli attacchi di missili dei sommergibili americani durante la guerra nel Pacifico, visti in molti film da ragazzi: “Fuori uno! accidenti bersaglio mancato… Fuori due…!”. Insomma, le notizie ingombrano sempre temporaneamente giornali e social come per centrare un bersaglio, che è quello della vendita e della cattura di interesse dei lettori. Se il bersaglio si centra, almeno per quel giorno ok, sta bene.

Ma poi giustamente si passa ad altro: e così le pagine del primo piano oggi occupano i fatti “tragici” delle vicende spagnole e della Catalogna con capitale la bellissima Barcellona. Che vogliono fare da sé. E domani, altro giro altra corsa: le “storiacce” di Harvey Weinstein, il produttore di hollywoodiano che faceva passare – o voleva fare passare – attrici e attricette sdraiate sul suo divano: scandalo, recriminazioni, racconti anche piccanti a distanza di vent’anni e passa, come se fossero accaduti ieri. Con appendici italiche, perché anche qui da noi in certe epoche (e anche oggi, chissà, i divani sono caldi).

Poi, passata questa buriana, è probabile che si torni a parlare – in attesa di un nuovo produttore sporcaccione o chissà di che cosa d’altro – a discutere della Catalogna, del suo leader autonomista Carles Puigdemont, che dall’esilio di Bruxelles spera o è certo del suo degno riscatto. Il tutto infarcito, tra una pagina e l’altra, delle “solite” dichiarazioni di Matteo Renzi o di Pierluigi Bersani o di Piero Grasso, ritratti spesso sul primo canale tv, come Napoleoni reduci dall’isola d’Elba e pronti a infilarsi in una irrimediabile Waterloo con un Di Maio o un Berlusconi redivivo nei panni del duca di Wellington.

Non si sa ancora. Intanto tutti sorridono, alle elezioni (e alle eventuali iniezioni di dolore o di viagra) mancano ancora quattro o cinque mesi.

Per adesso, dunque, sfogliando i giornali e quant’altro, non si può non rilevare una certa sproporzione. Sono tutte notizie – è vero –: la Catalogna, Weinstein, i cicli di Renzi e di Bersani e anche il confronto Trump-Kim Yong, da cui potrebbe scaturire non già una partita di briscola ma addirittura una guerra nucleare con (possibile) distruzione dell’intera umanità. Qualcuna di queste notizie, al lettore medio, potrebbe interessare di più della lettura di altre di cui potrebbe anche fare a meno, tranne che per rapide visioni durante una seduta in bagno o, al meglio, per far passare il tempo durante un viaggio in treno.

C’è qualcosa che non va. Spesso ci si lamenta che i giornali stanno perdendo lettori. A favore della tv? A favore dei social? Forse è ancora meglio un gadget libresco in cui si ritrovano i “vecchi”, ma sempre grandi poeti studiati al liceo, che ben si potrebbero ritrovare sulle antologie, sempreché le antologie stesse non siano state vendute a qualche mercatino.

Ma poi, a guardare bene, c’è notizia e notizia. Weinstein (o Renzi o Grasso o Bersani) è interessante tanto quanto l’indipendenza (presunta) della Catalogna? Forse, prima che la cosa ti torni addosso come evento, sarebbe utile dire e scrivere qualcosa di più, per esempio, proprio a proposito della Catalogna, regione anche da noi (Veneto e Lombardia) ammirata per questo suo desiderio un po’ ottocentesco di indipendentismo. Anche quando sembrerebbe utile non parlarne.

Tra qualche giorno ci si potrebbe trovare dinanzi a inusitati (non cruenti?) sviluppi nella cronaca e nella storia. Forse – si fa per dire – sarebbe opportuno spiegare meglio le motivazioni delle molte bandiere del Leone di San Marco e i pochi Tricolori che nei giorni di Caporetto (oggi in Slovenia) sventolavano tra i veneti. E ipotizzare qualche previsione concreta. Perché quando si scherza si scherza, e dopo…

“La separazione fra ciò che appartiene agli uni e ciò che appartiene agli altri – scriveva qualche tempo fa Sergio Romano, anziano diplomatico e saggio giornalista e storico, proprio sul Corriere della Sera in un articolo passato subito in archivio – è quasi sempre difficile, se non impossibile…”. S’è visto con la Brexit (altra notizia che va e viene): a molti inglesi certi arruffapopolo avevano voluto fare credere che uscendo dall’Europa, l’Europa avrebbe restituito denari agli inglesi. Le cose non starebbero proprio così, si scopre una anno e mezzo dopo: sono gli inglesi che devono ridare denari all’Europa.

Dieci anni di guerra e di sgretolamento nella Jugoslavia. Il suicidio teatrale del generale croato, criminale di guerra per l’Europa e per i vincitori, e eroe da ammirare invece in Croazia, non insegnano nulla. Sembra quasi che la storia – e non soltanto la cronaca rosa – sia uno spettacolo, che le notizie si rincorrano come per un intrattenimento a colazione.

Tutto va e viene. Tutto fa brodo. Invece non è così. La sofferenza, le guerre sono sempre alle porte, perché non pare che l’uomo sia cambiato nel bene e nemmeno nel male. Ed è inutile ricordare che per una civile e pacifica convivenza è sempre meglio ricercare le cose che uniscono invece di quelle che dividono.

Aspettiamo (qualche guerra?) per sentirne riparlare.

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