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Urbi et Orbi

SEMPLICITÀ DI UN PAPA

PAOLO CREMONESI - 22/12/2017

papaConto alla rovescia per il lancio in rete del nuovo portale unico per tutti i media del Vaticano: www.vaticannews.va sarà presto attivo in versione “beta”, cioè non definitiva. Tre nuovi loghi identificheranno la comunicazione della Santa Sede. Niente più radio, tv, casa editrice o altri media distinti. E da gennaio sarà «accorpato» (non senza qualche malumore) anche L’Osservatore Romano, seppure mantenendo la sua identità. Tutto farà capo alla direzione editoriale del Dicastero per le comunicazioni diretto da monsignor Dario Edoardo Viganò.

 Si tratta di una rivoluzione che cerca di tenere il passo alla comunicazione imposta, suo malgrado, da papa Francesco. Scriviamo suo malgrado perché tanto più Bergoglio si muove in maniera disinteressata rispetto all’ “apparire” tanto più i media lo rincorrono appassionatamente.

 Dopo la sua elezione a Papa si reca, per raccogliere gli effetti personali, in via della Scrofa, alla Casa del Clero, dove ha alloggiato prima del Conclave. E paga il conto del suo soggiorno “per dare il buon esempio”. Rinuncia alle sontuose stanze in Vaticano per vivere a Casa Santa Marta in Vaticano. Al momento di prendere l’ascensore Francesco invita alcuni porporati a entrare con lui nella nuova stanza.

Sono gesti che valgono più di mille discorsi. In tal modo il magistero esce dai confini della carta per diventare carne. «Fratelli e sorelle, buonasera», pronunciato al suo primo affacciarsi da Papa, il 13 marzo 2013 è l’incipit di un pontificato che privilegia il rapporto rispetto alla dottrina. Una differenza che colpisce. E continua nell’augurio di «buon pranzo» con cui conclude i suoi Angelus domenicali e nelle tante telefonate personali, alcune raccontate alla stampa, altre no, che caratterizzano la sua giornata.

Rinuncia alla residenza estiva di Castel Gandolfo che diventa museo.

Sceglie di spostarsi dentro Roma con una semplice Ford Focus e all’estero con utilitarie messe a disposizione volta per volta, di portarsi nei viaggi la borsa da sé e di andare a comprarsi gli occhiali in un negozio d’ottica di via del Babbuino.

Bergoglio parla per immagini. La Chiesa ospedale da campo, la fede come un Gps, i cristiani da pasticceria, la corruzione che ‘spuzza’, l’odore delle pecore, l’ecumenismo del sangue, sono solo alcune delle sue espressioni più citate, spesso tratte dal linguaggio di tutti i giorni. Il suo indicare i poveri come ‘test’ ultimativo della fede (Matteo 25 31- 40) non è a parole: le visite a Lampedusa e a Lesbo, la Messa al confine tra Usa e Messico, la sosta al Muro dei Territori palestinesi, il servizio docce e il barbiere in piazza san Pietro, un dormitorio poco lontano, la Sistina aperta anche ai senza tetto, un pomeriggio al circo, le estati in gita alla spiaggia di Focene, il recente pranzo in aula Paolo VI per la giornata mondiale di poveri…

Papa Francesco è fuori da ogni schema. E possiamo solo immaginare con quanti problemi per chi è addetto per mestiere alla sua sicurezza: fa salire sulla jeep in piazza San Pietro un sacerdote che riconosce tra la folla, beve a Copacabana un mate offertogli da un pellegrino, raggiunge un giornalista della Rai per salutarlo durante la breve processione in Piazza di Spagna per l’Immacolata, si ferma a rimboccare la coperta a un anziano in carrozzina.

La sua azione produce relazione. Forse per questo che su twitter il suo account ha raggiunto i 40 milioni di follower. Parafrasando Mc Luhan: l’uomo è il messaggio. E i medium lo inseguono.

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