Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Apologie Paradossali

METÀNOIA

COSTANTE PORTATADINO - 12/01/2018

2018(S) Hai cercato di convincerci a rinunciare a Babbo Natale e ai suoi doni, anzi lo incitavi a riprendersi qualcuno degli anni passati e ora ti metti a pensare a cosa sarà del nuovo anno, rimandando ancora una volta la ricerca sul bello nelle chiese e nella Chiesa. Mi ricadi nel conformismo.

(C) Tranquillo! Voglio anzi andare controcorrente, non solo chiedendomi che cosa non desidero dal nuovo anno, che sarebbe un elenco ancor più lungo di quello dei desideri, ma cercando di capire cos’è veramente un inizio e che cosa una fine. Banalmente: che cosa abbiamo festeggiato, la fine dell’anno vecchio o l’inizio di quello nuovo? La riuscita sopravvivenza ad un annus terribilis o il prospettarsi di nuove opportunità? Alla faccia del mito del progresso, in grande maggioranza pensiamo che il mondo e la nostra condizione personale siano peggiorati rispetto al passato, come dire che non ci sarebbe nulla da festeggiare nel contare lo scorrere del tempo.

(S) È anche un principio assoluto della fisica, cioè della scienza della realtà: si chiama entropia e afferma che l’energia e l’ordine che esistono nell’universo lentamente si degradano, che ci sarà comunque una fine assoluta. Una cosa ancor più certa di quell’inizio ipotetico che i cosmologi chiamano big bang.

(O) Onirio l’ottimista, al contrario, pensa che il bello di questo mondo stia proprio in questo: che il mondo è diventato dal suo inizio sempre più complesso, più bello, più creativo. Il mistero affascinante è proprio il fatto che da quell’inizio indifferenziato sia cresciuta tanta bellezza e un soggetto, l’uomo, capace di riconoscerla e di goderne. Quindi la possibilità del degrado e della fine non sono una minaccia all’esistenza, ma la condizione della possibilità di tutto ciò che esiste, nel limite di questo tempo e di questo spazio, di queste relazioni. La fine è la condizione dell’inizio. Una cosa destinata a non finire, nemmeno potrebbe avere inizio. Penso che non ci sia pensiero più ripugnante di quello dell’ eterno ritorno, del susseguirsi indefinito e non-finito di qualcosa che nemmeno può più chiamarsi tempo. Kierkegaard mette in epigrafe di una sua opera questo motto (lo traduco alla buona, non ho sottomano la citazione) “Vidi la Sibilla rinchiusa in un’ampolla e le domandai <Che cosa desideri?>, rispose: <Desidero morire>.

(C) Però è ben duro accettare la scomparsa di un amico, più ancora vedere avvicinarsi lentamente ma inesorabilmente la morte di un figlio o di un coniuge, l’amore vive sempre questa contraddizione, che si nutre del tempo e vorrebbe non finire mai. Vorrei tentare di dare un nome cristiano all’esperienza di questo finire: penitenza o metanoia; comunque si tratta di una prova, di essere messi alla prova definitiva, come cercavamo di dire due volte fa, parlando della tentazione. Tutte le relazioni di cui è intessuta la vita sono fatte di passaggi tra inizio e fine, ma anche tra una fine parziale e un nuovo inizio: questo passaggio non è mai un puro caso, ma una grazia, se vissuto come cambiamento accettato, come metànoia.

(S) Spiega meglio questo concetto di metànoia.

(C) La parola italiana che rende meglio il concetto è ‘conversione’, ma il greco contiene l’idea di ‘andare oltre la mente che avevi prima’, cambiare mentalità, per questo dico che nell’esperienza umana la fine precede il nuovo inizio, la fine dell’uomo vecchio, quello della natura, precede l’inizio dell’uomo nuovo, quello della grazia. Così mi sono forse avvicinato a quello che intendevo dire: non è per nulla importante che finisca l’anno cattivo e ne cominci uno buono, ma che in qualunque occasione buona o cattiva che si presenterà ci si metta alla prova, cambiando in meglio noi stessi.

(O) Non racconti una gran novità, sappilo. Con tutta la noncuranza di questo mondo, ho però ascoltato gli oroscopi proposti nel corso della trasmissione legata all’estrazione della lotteria e devo ammettere che non apparivano come divinazioni del futuro, ma piuttosto dei consigli, degli incoraggiamenti dettati da uno psicologo, forse quasi da un moralista. È una cosa ovvia, profeti e profetesse di sventura non piacciono a nessuno; quelli che lo fanno per vera vocazione, Cassandra o Geremia, finiscono male; il profeta di professione non può che annunciare cose che non dispiacciano a chi lo paga.

(S) Sebastiano il pessimista sostiene invece che per essere profeti di sventura non occorrono particolari doti divinatorie, basta guardare la realtà. Per non farsi abbindolare, non dai maghi e dagli astrologi, ma dalle promesse dei candidati che ti vendono le meraviglie non del 2018, ma del prossimo quinquennio, basta la testarda realtà. Però sono d’accordo che non è necessariamente la morte quella fine da cui scaturisce un nuovo inizio, ma qualsiasi prova venga affrontata come tale e non subita come una immeritata sfortuna. C’è un momento di passaggio, di consapevolezza incipiente tra una fine e un inizio che non saprei descrivere, ma che deve essere un momento di speciale libertà, una grazia eccezionale. Ben vengano dunque anche feste ambigue come capodanno, se tra uno sbadiglio e un bruciore di stomaco, il giorno dopo, lasciano una domanda o almeno una insoddisfazione.

(C) Al tuo pensiero aggiungo una sola considerazione: la Chiesa, grande esperta in pedagogia, non esitava a richiedere un forte impegno di penitenza, i quaranta giorni di digiuno della Quaresima, cui si dovevano accompagnare altre rinunce volontarie. Temo che l’addolcimento di quella richiesta, così, come l’abolizione del magro al venerdì o altri ammorbidimenti disciplinari, non abbiano giovato allo sviluppo della coscienza cristiana, dei giovani soprattutto. Per ricordare che il vero, nuovo, assoluto inizio è la Resurrezione di Cristo, la mortificazione, la fine dell’uomo vecchio, rimane indispensabile.

(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login