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Attualità

L’EROE CANCELLATO

SERGIO REDAELLI - 12/01/2018

L’illeggibile targa in via Cesare Battisti

L’illeggibile targa in via Cesare Battisti

Celebrato come un eroe nel lapidario di Palazzo Estense e dimenticato qualche metro più in là, a due passi dal centro, sulla targa logora e illeggibile della via a lui intitolata. Come fosse un nome che non vale la pena ricordare. È il contraddittorio e distratto trattamento che Varese riserva a Cesare Battisti (1875-1916), il patriota trentino che si ribellò al giogo austriaco sui possedimenti italiani pagando con la vita. A Varese tenne una conferenza al teatro Politeama il 7 gennaio 1915 su invito di Giulio Moroni, presidente della società Dante Alighieri, salutato dall’inno di Mameli. Pochi mesi dopo gli austriaci lo impiccarono.

Nel “famedio” del Comune figura con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino uccisi dalla mafia, con Emilio Morosini ed Enrico Dandolo caduti per difendere Roma dai francesi nel 1849, con il partigiano varesino Giuseppe “Claudio” Macchi, comandante della 121° Brigata Garibaldi. Accanto alla sua ci sono le lapidi dei sindaci risorgimentali Carlo Carcano e Federico Della Chiesa che tennero alto l’ideale nazionale, quelle dei notabili dell’Italia liberale e liberty, di artisti e religiosi. Battisti fu condannato per alto tradimento perché, nato in territorio allora austriaco, denunciò le vessazioni poliziesche subite dalle minoranze italiane.

Ultimo di otto fratelli, laureato in lettere a Firenze, giornalista e deputato al Parlamento di Vienna, aveva fondato la Rivista Popolare Trentina di idee socialiste subito censurata, L’Avvenire del Lavoratore, Il Popolo e altri fogli che esprimevano le sue rivendicazioni territoriali e politiche. Convinto che soltanto la guerra avrebbe risolto la questione irredentista liberando Trento e Trieste dal dominio straniero, promosse l’intervento italiano nella Grande Guerra e, arruolato negli alpini, combatté su vari fronti prima di essere catturato sul monte Corno, nell’altopiano di Asiago, insieme a Fabio Filzi che subì lo stesso destino.

Condotto a Trento l’11 luglio 1916 subì un processo sommario per aver rinnegato la causa austro-ungarica e fu impiccato il giorno successivo nella fossa del castello del Buonconsiglio. Appena un mese più tardi, il 10 agosto, la giunta municipale di Varese decise di onorarne la memoria dedicandogli una lapide nel palazzo comunale, poi inaugurata il 14 luglio 1918. I cittadini che pochi mesi prima erano accorsi al Politeama, avevano ancora nelle orecchie le parole di condanna pronunciate da Battisti contro l’impero austriaco che ostacolava l’identità italiana in fabbrica, al mercato, nelle scuole e nella vita di tutti i giorni, imponendo ai trentini perfino una odiosa tassa sulla polenta.

Talvolta i giovani parlano male del nostro Paese per la difficoltà di trovare lavoro, per la sfiducia nella classe politica, per il degrado sociale che fornisce manovalanza al crimine. Tutto il resto lo danno per scontato, le istituzioni democratiche faticosamente conquistate, l’unità nazionale, la possibilità di vivere in tempo di pace e di crescere insieme al resto d’Europa. Sono invece privilegi che andrebbero apprezzati e non sempre la gioventù italiana ne ha potuto godere. Solo cent’anni fa si nasceva a Trento senza potersi dire italiani, si viveva sotto il tacco austro-ungarico e non si poteva scegliere da che parte stare.

Più noto alle cronache del patriota trentino – e primo a comparire nelle schermate di Google – è oggi un altro Cesare Battisti che l’Italia sta provando a far estradare dal Brasile, dove ha trovato rifugio da molti anni. É il terrorista omonimo condannato all’ergastolo in contumacia per quattro omicidi commessi negli anni di piombo con sentenze passate in giudicato. Ha ottenuto asilo come rifugiato politico e campa scrivendo romanzi noir, si dichiara innocente e reclama la prescrizione, per la legge carioca, dei crimini che gli vengono addebitati. Su di lui tanto clamore, grandi titoli sui giornali e dibattiti in tivù. E mentre la targa dell’altro Battisti scolorisce, la cronaca nera oscura la storia.

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