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Noterelle

TENTAZIONE

EMILIO CORBETTA - 18/01/2018

preghieraÈ esperienza comune trovare difficoltà a pregare. In molti si sente il bisogno del contatto con il Creatore appunto con la preghiera, ma come farlo? È un discorso d’amore? Forse; per questo è difficile? Gli apostoli stessi chiesero a Gesù d’insegnare loro a pregare e dalla sua risposta scaturì il “Padre nostro”. Ma le parole che ci sono trasmesse sono veramente quelle pronunciate da Gesù? O per lo meno: le ha pronunciate con quella sequenza, con quella logica? O le disse in modo diverso per cui il significato permane, ma sfuma in una logica affine e non come noi le pronunciamo È un dilemma che con una certa frequenza viene portato alla luce anche da voci autorevoli. Recentemente papa Francesco ha evidenziato le incertezze di fronte alla frase “e non indurci in tentazione” dove ci potrebbe essere una traduzione diversa: il Padre non induce, ma si preoccupa di allontanarla pur lasciandoci liberi di fronte ad essa.

Ad un tapino come me sorge un nuovo dubbio: “cos’è ‘sta tentazione?”. È quel sentimento che ti fa commettere peccati. Va bene, mi vien da rispondere, ma ora il dubbio scivola su “cos’è il peccato?” Semplice: il decalogo te li elenca con efficacia e ti dice di non commetterli. Fa il contrario e sei peccatore. Ma nella sostanza cosa sono? Creare dolore e sofferenza agli altri! Tutto qui? Sembra di sì: non avere amore nei confronti degli altri, del prossimo e di se stessi.

Il discorso è più complicato di fronte alla parola “tentazione”. Il peccato non è ancora commesso, ma ti attira. In certi momenti ti sembra una necessità commetterli (sintomatica la frase “mors tua vita mea”), mentre in altri momenti sembrano una necessità per essere felici. Per essere felice devi avere successo nella vita. Devi raggiungere certi valori economici, devi sedurre gli altri facendoti dare ciò che ti sembra utile per te, solo per te “sulla pelle degli altri”, come il linguaggio popolare dice.

A questo livello è facile capire dove la tentazione ti fa sbagliare anche con il supporto di discipline economiche e politiche che giustificano i comportamenti anche insegnando a metterli in atto, senza preoccupazioni verso il prossimo. Più difficile è di fronte a fattori più intimi, che coinvolgono il concetto “dell’inconscio”, rivalutato dagli psicologi decenni fa e ben presente agli studiosi dei comportamenti umani. In effetti distinguere il lecito dal sopruso verso il prossimo è difficile. L’uomo è animale sociale ma può creare dolore piuttosto che amore negli altri protagonisti. Quando vengono interessate certe sfere, ad esempio quella sessuale, facile cadere nell’errore e considerare illeciti sentimenti giusti e viceversa: giusti elementi illeciti.

La tentazione infine sa essere molto sottile conducendoti a giustificare errori col concetto del “peccato originale”. Nel passato ed ancora ai nostri giorni si sente dire che l’errore ci domina per via del peccato originale e quasi si giustifica il peccare. Siamo deboli, non ci son dubbi, ma i peccati li commettiamo noi, il dolore lo costruiamo noi. Il Cristo in croce lo mettiamo noi non amando il prossimo. Amare il prossimo non è facile. Richiede talvolta molta fatica e molta intelligenza per saper distinguere l’amore dalla tentazione. Si arriva a fingere amore per avere un ritorno per se stessi.

Discorso complicato perché si confonde l’impulso alla trasmissione della vita (senza questa vocazione non ci sarebbe l’umanità) con violenze fisiche e psicologiche nei confronti di chi si dovrebbe amare, o che dovremmo amare anche magari sacrificando noi stessi.

Il dovere di trasmettere la vita va fatto/ amando, quindi il contrario della violenza e non è detto che creiamo violenza solo verso chi odiamo, ma spesso mortifichiamo persone che ci sono indifferenti, che solo non amiamo.

Talvolta si sbaglia confondendo la tentazione con l’impulso all’amore, col dovere d’amare che dovrebbe essere presente in noi e ci si chiude trascurando i bisogni degli altri. Anche questo può essere un peccato che nulla ha a che fare col concetto del peccato originale, difficilissimo da capire, che non può giustificare, come detto, i nostri sbagli.

A questo punto come la mettiamo con la preghiera e con questa benedetta tentazione che ci può allontanare dal mistero di Dio? È qui che abbiamo infinito bisogno di parole di vita che profeti ci danno anche ai nostri giorni, ma difficile è distinguerli dai falsi profeti che attirano con mendacia (anche vestiti da politici!…) e popolano numerosi la nostra realtà.

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