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In Confidenza

LA CRISI

Don ERMINIO VILLA - 26/01/2018

Il figliol prodigo

Il figliol prodigo

In tutte le famiglie penso che capitino prima o poi tempi di “crisi”, che sono occasioni per fare discernimento. La crisi non è sempre un fattore negativo. “Crisis” in greco significa proprio “scelta, discernimento”.

Una fase quindi molto importante che talvolta rimette in discussione un certo “status quo” o certe situazioni cristallizzate o infelici, per cercare situazioni più adatte e migliori.

Per quanto spesso tessuto di fatica e persino di sofferenza, non è un tempo di sfascio, ma di ricerca e cambiamento vero. Può essere un tempo positivo. Come insegna il Qoelet, il tempo per distruggere è collegato strettamente al tempo per edificare il nuovo.

È richiesta una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, alla riconciliazione, al perdono. Se invece la distruzione è fine a se stessa e il litigio non approda al perdono, nella ricerca di un bene migliore, si avrà soltanto l’effetto negativo.

Nessuna famiglia ignora – scrive il Papa nell’Amoris laetitia come l’egoismo, il disaccordo, le tensioni, i conflitti aggrediscono violentemente e talora colpiscono mortalmente la propria comunione: di qui le molteplici e varie forme di divisione nella vita familiare”.

Guardiamo a Gesù, che non fa che mettere in evidenza il compimento della riconciliazione. È interessante notare che il perdono avviene dentro la casa del peccatore, non fuori È un perdono dato senza farlo pesare, senza punizioni e anche senza rimproveri: c’è solo la gioia di un rapporto ricreato e una vita riconciliata.

Un altro tratto della “strategia cristiana” è la capacità di gioire per il perdono avvenuto. I farisei ne erano incapaci, come il figlio maggiore della parabola.

Quale differenza tra il Padre che non sta più nella pelle per la gioia del figlio ritornato o la donna che ritrova la moneta preziosa o il pastore che ricupera la pecora smarrita (“C’è più gioia in cielo per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”) e, d’altra parte, il figlio maggiore incapace di perdonare e di gioire, che si lascia vincere da sentimenti di rabbia, di vendetta e di punizione.

Chissà (la parabola non lo afferma e non lo nega) se poi quel figlio maggiore è rientrato nella casa paterna o per disgrazia proprio lui (il figlio bravo!) non sia rimasto fuori… fuori del Regno, fuori del Paradiso!

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