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Opinioni

IL MENEFREGHISTA

SERGIO REDAELLI - 16/02/2018

il-parlamento-italianoL’état c’est moi, lo Stato sono io, tuonava il Re Sole rivendicando il potere assoluto in Francia a metà del XVII secolo e il concetto calza a pennello ad un certo tipo di elettore italiano. Chiamiamolo signor X. Lo Stato sono io, pensa, e quindi tutto deve andare come voglio io. Pagare le tasse? Neanche per sogno, non lascerò che i ladri mettano le mani nelle mie tasche. Osservare le leggi? E chi sono, il più fesso? Rispettare le istituzioni? Solo se fanno il mio interesse, altrimenti chissenefrega.

Il signor X pretende tutto e dà nulla in cambio, accampa diritti e non ammette doveri. L’autorità pubblica deve garantirgli un efficiente servizio sanitario se si ammala, naturalmente gratuito, eliminare le code in strada quando viaggia in auto, assicurargli che il treno parta e arrivi in orario, che la giustizia gli dia sempre ragione senza fargli perdere tempo, che il sindaco si preoccupi di aggiustare la stradina sconnessa che sta davanti a casa. Altrimenti si arrabbia. Il Comune ha cose più urgenti da fare? Tutte scuse, quelli non hanno voglia di lavorare.

Il signor X sa tutto, non legge e guarda in tv solo le furibonde liti sul calcio. La Costituzione? Meglio il volantino degli sconti al supermercato. Roma? Ruba. Milano? Non si respira. E non gli va a genio neppure la città in cui abita. Non sopporta gli altri rioni né il proprio. Litiga con i condomini del palazzo ed è ai ferri corti con la famiglia. Adora il lavoro in nero ed essere invisibile allo Stato, paga volentieri l’onorario a chi gli suggerisce come evadere le tasse, apprezza chi gli indica come sfuggire ai controlli, applaude chi imbocca la corsia preferenziale, chi salta la coda, chi si fa raccomandare, chi non timbra il cartellino.

Per fortuna i quattro soldi messi da parte sono al sicuro all’estero. E poi tutti questi stranieri! Non sopporta i vicini di casa, figuriamoci i marocchini, i cinesi e gli ucraini. Perché non se ne tornano da dove sono venuti? “L’Italia agli italiani! Anche se gli italiani mi stanno sullo stomaco – s’inquieta – E che cos’è questa smania di votare? Questa ricorrente schiavitù di perdere una mezza giornata ai seggi? Non se ne può più. Tanto sono tutti ladri. Questo Paese fa schifo, se potessi me ne andrei a vivere all’estero. In America sì che si sta bene. Me ne infischio se l’Italia va a rotoli. Tanto, peggio di così!”.

Per principio è contro chi governa. É arrabbiato. Si sente deluso, tradito, preso in giro. La comunità gli vieta di costruire il dehor di cemento che gli farebbe comodo, lo costringe a pagare il parcheggio che dovrebbe essere gratuito, gli impedisce di entrare in auto la domenica nell’area pedonale. Tutta colpa di quei signori là! Sarebbe bello, pensa, se una volta o l’altra riuscissi a imbucarmi in un partito e ad entrare nella giunta comunale o, perché no? in Parlamento a Roma. Allora sì che l’Italia comincerebbe a funzionare. E potrei finalmente prendermi quello mi spetta.

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