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Cara Varese

IMPARARE

PIERFAUSTO VEDANI - 23/02/2018

scuolaÈ diventata molto grande la iniziale piccola squadra di lettori di RMFonline.it In un tempo molto breve anzi brevissimo se accostato a quello dell’editoria – che è di lunga tradizione ma discretamente aggiornato in relazione agli odierni fulminei progressi tecnologici – sono infatti diventati migliaia gli amici del mouse che nei loro viaggi nel mondo web fanno una sosta a RMFonline. Sta diventando evidentemente una necessità capire e confrontarsi con i contenuti di uno spazio di approfondimenti, di diversità culturali e politiche, di esperienze vissute, di amore per la comunità in cui si vive, di una civile libertà di espressione che è il fondamento della democrazia.

La mia categoria, quella dei cronisti, è partecipe del gruppo e ci sono pure io a rappresentarla: dopo 63 anni sono però ancora e sempre in fanteria, quella appunto dei cronisti. Essa pure regina delle battaglie, ma regolarmente senza eroi.

Anche se mi sarebbe piaciuto studiare e magari insegnare storia non mi sono mai pentito del mio percorso di vita lavorativa, lungo il quale di piccole storie ne ho scritte a migliaia ringraziando sempre Natale Gagliardi, compagno di liceo che, senza mai chiedermelo, rapidamente mi indusse a mollare giurisprudenza per la affascinante gavetta del giornalismo. Ed erano i tempi in cui Luigi Barzini junior non aveva ancora formulato la sua splendida ed azzeccatissima teoria: fare il giornalista è sempre meglio che lavorare.

Gli studi classici hanno avuto il pregio di farmi capire sin dai miei anni giovani i comportamenti dell’uomo, in buona parte immutati, al massimo aggiornati, negli oltre venti secoli di civiltà occidentale. Mi sono serviti per imitare subito un vecchio gatto vicino al camino che quando dorme chiude solo un occhio. Complessivamente mi è andata bene per decenni, oggi non più perché ho stupidamente rinunciato alla tranquillità di una pensione vacanziera e per di più senza figli e nipoti diretti che per i nonni sono sicuramente una gioia ma anche un impegno pesante.

Avendo optato per una pensione attiva, mi sono ritrovato in un batter d’occhio nell’affollato volatone, a freni tirati, del Gran Premio Tomba e per di più con molti interrogativi inevasi, tutti propostimi dal mutare fulmineo di tempi, costumi, valori, realtà che erano stati pilastri della mia vita. Durante la quale piccole personali esperienze, accostate anche a grandi rivolgimenti storici, già mi avevano convinto che esistono sì epoche buone, ma che soprattutto al peggio spesso non c’è mai fine. O quanto meno davanti a inattesi testa-coda la reazione è lenta, inadeguata ad assorbire al meglio gli effetti della sbandata.

Con il turbine odierno il semplice mestiere del cronista diventa un tormento, doppio, triplo se lo si gioca nel cuore di una era di planetari rivolgimenti culturali e sociali che, come torrenti in piena, si riversano in varie direzioni sovvertendo la vita di molte se non tutte le comunità

A monte di questo tornado che nessuno e nulla rispetta credo ci sia l’affermazione mondiale dell’accesso e dell’uso della comunicazione tecnologica inteso e praticato come espressione di libertà individuali senza limiti e regole, insomma un nuovo idolo che mette in difficoltà anche le comunità più chiuse alle realtà esterne e che a volte sono guidate anche da regimi stolti o feroci. E dove c’è democrazia relativa – quella assoluta resterà un mito per la razza umana – ecco le difficoltà, la pena della gestione di programmi e progetti comuni, molti quasi mai completati, anche i più semplici, nell’arco di anni a causa di polemiche, zuffe, carestie di ogni tipo, tradimenti, dimenticanze inaccettabili e incapacità dovute a incultura o supponenza.

Insomma si ha l’impressione che tutto l’impianto sociale traballi, che l’offerta di una guida sicura per la comunità non abbia seguito e certezze adeguati.

Sono convinto che insicurezza e dubbi nascano anche dalla deriva di uno dei cardini della società, la scuola, dove il rapporto tra docenti, studenti e famiglie è mutato e ci sia oggi più una cultura dei diritti che dei doveri, con i docenti poco considerati. La politica poi si occupa della scuola elaborando riforme che sono sempre figlie del loro tempo.

RMFonline.it conta tra i suoi collaboratori docenti che sono stati e sono maestri di vita. Partendo proprio dalla diversità delle loro importanti esperienze professionali nascerebbe un positivo contributo ad analisi, approfondimenti, discussioni che possano aiutare la ripartenza, almeno in sede locale, di una seria attenzione a problemi che di questi tempi sembrano portarci verso un’altra emergenza vera e propria della cellula sociale più importante, la famiglia.

Se penso a quello che come cronista scrivevo pochi anni or sono e a che cosa oggi si presenta ogni giorno nel piatto della cronaca penso con tristezza ai giorni che verranno. Non saranno più miei, ma li vedo come tappe verso una anarchia che ha sempre spalancato le porte ai cultori della violenza.

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