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Parole

IL MARCHIO

MARGHERITA GIROMINI - 09/03/2018

antifascistaL’antifascismo è un valore fondante dello stato italiano nato dalla Costituzione dentro cui sta, senza ambiguità alcuna, la messa al bando del fascismo.

Non ci sono tesi da dimostrare.

La XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana recita “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.
Chi si riconosce come cittadino di questo paese deve essere consapevole del valore e del peso dell’affermazione contenuta nella disposizione e non può non definirsi come strutturalmente antifascista.

Allo stesso modo dovrebbe risultare evidente e incontrovertibile la forza morale di analoghe affermazioni che contengono altrettanti valori inalienabili: per citarne solo alcuni, non si può essere democratici se si è razzisti, se si è schiavisti, se si è xenofobi, se si è violenti, se si è prevaricatori.

Sorprendente la rapida campagna messa in atto nel corso di un raid notturno da un manipolo di neofascisti a Pavia: le case di decine di cittadini di diverse appartenenze politiche e sociali sono state “marchiate” con un adesivo apposto sul citofono o direttamente sull’uscio di casa.

L’adesivo porta la scritta “Qui vive un antifascista” stampato con i caratteri utilizzati da formazioni di estrema destra e contenente il simbolo dei comitati antifascisti, barrato, come si fa per segnalare un divieto.

Gli autori hanno voluto offrire una dimostrazione del proprio squadrismo trasmettendo alle persone prescelte un messaggio intimidatorio per il loro antifascismo militante.

L’azione, che tristemente richiama alla memoria ricorda gli anni ’30 del secolo scorso quando fascisti e nazisti marchiavano i negozi degli ebrei, ci segnala che è urgente ripensare alle troppe carenze della nostra formazione scolastica.

Perché chi, se non la scuola, può e deve fornire alle giovani generazioni la conoscenza della storia nazionale?

Risponde uno dei destinatari dell’adesivo: “Questo adesivo me lo sono meritato perché mi sono espresso pubblicamente contro il fascismo. E continuerò a farlo più forte di prima, perché è il dovere di ogni cittadino democratico”.

Crediamo che la nostra democrazia sia forte e solida, ci sentiamo ancora certi di essere ben lontani dal pericolo di un rischio totalitario, e dai settant’anni di pace ricaviamo la consolazione di non trovarci in una fase di prefascismo.

Uno dei prescelti ha risposto alla visita notturna dei neo fascisti “autodenunciandosi” in forme diverse o scrivendo sui social e sulla porta di casa “anch’io sono antifascista”.

Negli stessi giorni veniva costituita l’anagrafe antifascista a cura del Comune di Stazzema, luogo di una terribile strage nazifascista. Trentamila persone hanno aderito in pochi giorni a questa comunità virtuale di valori, aperta a tutti coloro che si riconoscono nei principi enunciati sulla “Carta di Stazzema” e si impegnano per la democrazia a sostegno dei valori della nostra Costituzione.

Ma non dobbiamo tralasciare di spiegare ai giovani che l’antifascismo è un valore costituzionale mentre il fascismo un reato.

Di chiarire che le libertà di cui godono, tra cui la libertà di stampa, di parola e di associazione sarebbero spazzate via in un soffio da un regime come quello fascista.

Di far conoscere le pagine più buie della nostra storia nazionale, aiutati dai tanti film e documentari apprezzabili e rigorosi anche sul piano storico.

Di portare le testimonianze di chi non ha lasciato che il proprio paese naufragasse nella vergogna dei patti scellerati siglati con il nazismo.

Sarà più comprensibile allora l’orgoglio di quel cittadino di Pavia, colpito con l’adesivo, che ha scritto su un cartello ben visibile “Signori fascisti, non venite da me, so già da me di essere orgogliosamente antifascista”.

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