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Opinioni

RINASCERE OGNI MATTINA

FELICE MAGNANI - 16/03/2018

rinascereIl mondo rinasce ogni mattina con uno sguardo nuovo, con un carattere diverso, con motivazioni diverse; si guarda attorno, prende le distanze e poi percorre il suo cammino. Le vie non sono sempre tracciate, qualche volta bisogna inventarle, disegnarle, insegnarle, bisogna trovarle, mettendo in comune le forze e le energie, le competenze e i valori, la buona volontà e l’intelligenza, possibilmente evitando la presunzione di essere i primi, i più bravi, gli eccellenti, i depositari del sapere e della conoscenza.

Di solito la presunzione porta inevitabilmente a varie forme di sopravvalutazione, impedendo di gettare ponti e di stabilire dialoghi. Visioni troppo assolutistiche e dogmatiche portano alle lotte, agli antagonismi, a pensare che la nostra verità sia la migliore delle verità possibili. Le vie, anche quando corrono parallele, hanno punti d’incontro comuni, come le piazze ad esempio, luoghi che consentono un sistema di ragionevolezza pacata, tranquilla e dove la socialità diventa reale, si protende ad accogliere giudizi e pensieri ripuliti della loro caotica intransigenza.

Essere un tantino più relativi e quindi meno sicuri di sé forse aiuterebbe a vedere il mondo con occhi diversi, meno autarchici, meno possessivi, meno distanti e sfuggenti, meno condizionati da varie forme di machiavellismo politico, di interessi che nulla hanno a che vedere con il bene comune, con lo stare insieme, rispettandosi nella diversità.

Essere relativi non significa essere meno determinanti, capaci o efficienti, ma consapevoli che una studiata flessibilità e una natura più socialmente convergente potrebbero rendere la vita più gradevole, togliendo quel cappio che diventa sempre incombente, soprattutto quando si tende a voler far credere che la verità stia solo da una parte.

Questo è un tempo di studio, di meditazione, di autocritica, di rivisitazione, è un tempo in cui si gettano nuove basi di civiltà e in cui le modalità e i comportamenti mutano, lasciando aperta la possibilità di crearne di nuovi, magari più attuali ed efficienti. La ristrettezza della visione politica impedisce spesso agli esseri umani di far convolare a nozze potenzialità straordinarie, che unite darebbero il senso di un mondo rinnovato non solo nella capacità di cogliere i problemi e di risolverli, ma anche di sviluppare campi esistenziali più ampi, conformi, più adatti alla socialità e alla vita in generale.

La relatività presuppone sempre una relazione, ma consente alla relazione di potersi modificare, trasformare, senza peraltro diventare immobilismo e pianificazione. Le grandi ideologie del passato hanno lavorato molto sull’immobilismo sociale, sulle verità rivelate, come se la storia dovesse passare esclusivamente sotto quel giogo, non riconoscendole il diritto all’autodeterminazione, all’autocritica, a una valutazione più larga e profonda. Spesso si sono arrogate il diritto di essere uniche, di poter condizionare sempre la vita politica e sociale degli esseri umani. Così facendo hanno acuito il malcontento, le differenze, le distanze, l’impossibilità di essere creativi e solidali anche fuori da una prassi definita irremovibile.

Oggi si paga lo scotto di troppa arroganza, di varie forme di presunzione politica e sociale e si cerca disperatamente dove stia di casa la possibilità di creare nuove occasioni di confronto e di crescita comune. La difficoltà nasce spesso dalle piccolissime cose, quelle che non siamo più abituati a osservare, ad apprezzare, a gustare, a vivere, perché la tecnologia ci ha imposto la sua pianificazione, il suo modo di vedere e di organizzare la vita, facendoci credere che tutto passa attraverso lo spirito telematico. Certe forme di assolutismo e di totalitarismo sono ancora molto presenti e condizionano la nostra esistenza, impedendole di essere se stessa, attenta al mondo che le ruota attorno.

Forse è necessario osservare il mondo con uno sguardo nuovo, scevro di ideologie obsolete, di antichi sistemi fondati sulla presunzione che il mondo passi per forza sotto un certo tipo di controllo. C’è una forte presa di coscienza comune sulla necessità di dare un volto più umano alle cose e alle persone, modelli in cui l’uomo conti per la sua dignità, per il suo essere uomo, per ciò che è e ciò che rappresenta, per la sua natura affettiva, per il suo essere portatore di diritti e doveri scanditi secondo la logica dell’esempio, della capacità di dimostrare sul campo il senso della sua lotta e della sua fede.

Quando si tratta di sostenere un paese in difficoltà tutti hanno il dovere di contribuire secondo le loro forze e le loro potenzialità. Poco conta la strategia individuale, è importante soprattutto essere uniti attorno a un dialogo comune, in cui si riconoscano le priorità, quali problemi siano più importanti per la ripresa del paese.

Cercare un primariato, spingere in avanti l’orgoglio, il desiderio di irridere l’avversario o di dimostrare sopra le righe la propria superiorità sono atteggiamenti che rischiano di fomentare ancora di più le lotte, mettendo a repentaglio l’unità di una nazione che ha bisogno della massima attenzione da parte di tutte le forze politiche e di tutti i cittadini.

Mai come in questo momento ciò che conta realmente è il buon senso comune, quello che non tradisce mai, perché si fonda sull’umiltà e sulla tradizione di una storia che ha ancora molto da insegnare.

 

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