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Editoriale

RIPARTIRE DA TODI

LIVIO GHIRINGHELLI - 10/03/2012

Benedetto XVI parla al Bundestag di Berlino nel 2011

Il seminario svoltosi a Todi tra il 16 e il 17 ottobre 2011 ha dato un segno del risveglio del protagonismo dei cattolici in politica, almeno in termini di preparazione all’assunzione di impegni diretti. Il cardinale Bagnasco ha sottolineato l’esigenza di animare i settori prepolitici nei quali maturano mentalità e si affinano competenze, dove si fa cultura sociale e politica. Si è constatato che la partecipazione riguardava un numero limitato di associazioni e movimenti di ispirazione cristiana e ci si è chiesto quale fosse l’effettivo valore rappresentativo del convegno (esigua la presenza di cattolici democratici); si è nutrito qualche sospetto di un nuovo collateralismo (a presiederlo non è stato un laico, bensì un eminente porporato, essendo malcelata la regia ecclesiastica), ma il cardinale Bagnasco ha sottolineato che lo scopo non era quello di creare un partito, bensì quello di richiamare i cattolici all’intervento a causa della gravissima crisi in cui già versava il Paese (l’assenteismo sociale per i cristiani è un peccato di omissione). Onde l’insistenza sul primato degli ideali e della spiritualità. Si sono comunque denunciate le conseguenze funeste provocate dalla commistione del legame berlusconismo-leghismo nel sistema politico-sociale.

Ne discendono difficoltà di immediata constatazione: quale il modello da predicare? Come restituire la priorità dei contenuti rispetto al contenitore? Come pensare di coinvolgere i cattolici democratici eredi del popolarismo sturziano (appello ai liberi e forti nel nome del riformismo), una volta verificato il discorso tendenzialmente moderato-conservatore, neoliberista, cui si ispira il PPE?

Il Manifesto del PD approvato prima delle primarie del 2007 è rimasto sostanzialmente inoperoso e inefficace in materia, è mancata la fase costituente (tutti rilievi contenuti nell’articolo di Padre Sorge su Aggiornamenti sociali, 2012, n.2). Imperativi rimangono quelli di formare cristiani adulti, spingendo all’unità, pur nella diversità, senza alcuna pretesa di “imbrigliare in un rigido schema i contenuti sociopolitici” e la necessità di non definire il contenitore secondo la vecchia logica partitocratica.

Oltre tutto nell’impegno politico è storico il pluralismo tra i cattolici e la rottura della vecchia unità è stata riconosciuta anche dalle gerarchie come approdo irreversibile del processo, mentre si è posta l’attenzione sulla tendenza generale alla scristianizzazione della società, di cui invertire la rotta.

Il cristianesimo democratico ha, in primis, cura dell’autonomia della politica come della laicità delle istituzioni, nell’esercizio di quella cultura della mediazione, che è eredità preziosa di Giuseppe Lazzati (come già di Maritain e di Montini). Un audace riformismo sociale contempla poi l’attenzione all’uguaglianza sostanziale, oltre il criterio di quella delle opportunità di marca liberale.

Constatando che a Todi si è manifestato uno scarto vistoso tra le grandi ambizioni e la genericità della proposta politica, che è stata lasciata indeterminata la natura del soggetto politico, che deve interloquire con il sistema, che i cattolici democratici devono divenire il lievito e il fermento nei partiti e nelle istituzioni, respingendo lo spirito di lobby e di corrente, si impongono queste linee di azione: rifuggire dalla mentalità individualistica (connessa anche alla privatizzazione della pratica religiosa), coniugare il messaggio evangelico con la concretezza della vita quotidiana. bandire la personalizzazione mediatica degli ultimi anni, tendere attraverso una mediazione rettamente intesa a raggiungere il massimo bene concretamente possibile qui e ora, saper guardare ancora al domani, privilegiare mutualità, cooperazione, attenzione ai più deboli, esercitare la logica del servizio in modo non estemporaneo, ma continuativo oltre l’interesse personale, conservare lo spirito di tolleranza e il rispetto delle opinioni altrui, pur se avverse (se i propri valori sono fondati non si ha paura di metterli a confronto).

Per un verso il “Discorso della sentinella” di don Giuseppe Dossetti (1994) in difesa della Costituzione è ancora capace di convincere e di motivare, mentre di Lazzati vanno richiamati i principi che “la politica è l’arte di costruire la città dell’uomo a misura d’uomo” e che “per un cristiano l’impegno politico è l’espressione più profonda della carità, perché è segno d’amore dare il pane a chi non ce l’ha, ma è più profondo l’impegno di organizzare le cose in modo che a nessuno manchi il pane”.

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