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Società

MINUTA POLVERE GIALLA

LUISA NEGRI - 10/03/2012

 Mi piace l’albero della mimosa quando s’allarga nel cielo e lo chiazza delle sue infiorescenze  soffici e gialle, che parlano di sole. Ma messa nel vaso, in forma di piccoli mazzi sacrificati alla voglia di primavera, la mimosa intristisce e appassisce in fretta. Per questo non mi fa impazzire l’uso dei suoi fiori recisi per la festa dell’Otto Marzo. S’afflosciano ben presto e finiscono in minuta polvere gialla.  

Ma è la stessa festa della donna che mette tristezza. Perché dedicarci una giornata quando ci si dimentica di noi nella concretezza della quotidianità, quando la vita di una donna sembra valere meno di niente? La festa ci dà ancor più l’idea di essere considerate come una “razza protetta” che nella realtà non gode quasi di nessuna tutela. Credo che chi ha vissuto in prima persona le speranze e le attese degli anni del dopoguerra e del boom economico, che ha goduto con soddisfazione di certe conquiste delle donne, ottenute sulla propria pelle, con il lavoro, l’esempio, il confronto dialettico quotidiano in casa e fuori casa, molto più che nelle manifestazioni di piazza, si senta oggi particolarmente delusa nel costatare quanto quelle speranze per le generazioni a venire si siano allontanate. Nel vedere quanta fatica debba oggi fare una giovane donna per portarsi a casa uno stipendio, se c’è stipendio, dividendosi tra casa e lavoro, tra figli e assistenza ai vecchi. E nonostante l’agitarsi dei sindacati e dei politici, in realtà soprattutto attenti a difendere i propri interessi, il lavoro di una donna rimane sempre più precario e sottopagato rispetto a quello maschile e, per contro, anche le donne – quell’ una su tre che non ha deciso di ritirarsi dal mondo del lavoro, come dimostrano le statistiche – sono andate negli ultimi, disgraziati anni della non crescita del nostro Paese, a ingrossare la pingue fetta delle partite IVA imposte da datori di lavoro che non desiderano comportarsi da veri imprenditori. La  mancanza di servizi  sociali e assistenziali adeguati per la maternità, per malati e anziani , impedisce ogni progetto e condiziona una visione serena della vita. I prezzi degli asili nido, pochi rispetto a quelli di altri Paesi al passo coi tempi, costringono a un ricorso forzoso a soluzioni di fortuna, che sono gli anziani genitori, o gli amici disponibili. O sono spesso asili privati improvvisati, nati a ritmo crescente, dove non esistono garanzie adeguate e a volte, come è successo anche di recente, rivelano il retroscena drammatico di realtà raccapriccianti, simili a quelle dei ricoveri d’oro degli anziani.

E non ci sembra così significativo, né consolante, sapere che qualche donna arriva in alto anche per propri meriti, o che alcune ex ministre o deputate hanno potuto usufruire di una camera di allattamento a Montecitorio. Sono esempi che fanno ancor più riflettere sulle disparità di trattamento in un Paese in cui la legge rischia di apparire sempre meno uguale per tutti.

Di tutta questa realtà sono soprattutto le donne, nel doppio ruolo di lavoratrici mal pagate e a tempo pieno di mogli e madri,  a fare le spese maggiori, a sopportare gli oneri più gravosi, in termini d fatica fisica e mentale, a soffrire “la colpa” di un’ inadeguatezza di fronte a una realtà complicata e opprimente, che finisce per ripercuotersi anche sulla stabilità stessa della vita di coppia e familiare. L’arretratezza accumulata negli ultimi anni dal nostro Paese, non dobbiamo negarlo, ha sicuramente fatto pendere la bilancia del progresso in negativo, e in misura pesante, dalla parte delle donne.

E conta anche di più, infine, ma questo vale purtroppo per l’universo femminile, la constatazione di quanto la nostra fisicità sia sempre più tempio da profanare, corpo da uccidere, carne da poter annientare. A dimostrarlo è il macello della guerra comandata dai soldi e dal petrolio, dalla politica delle dittature, che coinvolge e annienta donne e bambini senza un palpito di rimorso. Ed è anche il macello privato del delitto familiare, che si consuma in contesti sociali insospettabili. Sappiamo tutto dalle ultime cronache, abbiamo visto i loro visi, i loro sorrisi, in televisione e sui giornali, abbiamo letto le loro storie, vicino a noi, o altrove nel mondo. Sono donne sorridenti, donne che lavorano, che amano, che aspettano.

Ma aspettano chi, che cosa ?

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