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Urbi et Orbi

L’INDIGNAZIONE PERDUTA

PAOLO CREMONESI - 11/05/2018

siriaOrmai solo ‘piccole finestre di opportunità” Così l’inviato delle Nazioni Unite Staffan de Mistura, fotografa la situazione della Siria. Fortemente deluso per il mancato accordo su un cessate il fuoco, il diplomatico aggiunge: “Questi sono giorni agghiaccianti, tra i peggiori da quando s’è iniziato il conflitto otto anni fa”. E che oggi vede i cinque eserciti più potenti del mondo schierarsi in 185mila chilometri quadrati.

Strana la guerra che si consuma in Siria: fiammate improvvise e lunghe schermaglie, mattanza di civili inermi e commovente ‘resilienza’ della gente comune. Strana la sua percezione: circolano in rete le informazioni più disparate ma, in fondo, nessuno sa veramente quale sia la verità.

Conflitto pericoloso per tutto il Medio Oriente. Diplomazia internazionale al palo. Ma in Occidente non ci sono manifestazioni di protesta né appelli di intellettuali. Di fronte all’ennesima strage dell’una o altra parte quasi non ci si indigna più, magari ci si dispiace un po’, lasciando solo Papa Francesco a gridare il suo dolore e a chiedere a tutte le potenze coinvolte di abbandonare ogni vana pretesa di soluzione militare.

Come sono lontani i giorni della fine del 1990 quando davanti all’imminente attacco americano all’Irak, il segretario del Pd Occhetto scriveva a Giovanni Paolo II: “Per la pace contiamo su di lei”, i sindacati organizzavano scioperi, i movimenti scendevano in piazza. Era la mobilitazione contro la coalizione occidentale che, attraverso le bugie di George Bush jr e Tony Blair, aveva inventato la “pistola fumante” di Saddam Hussein. Dopo anni si è saputo che le prove di armi chimiche erano state deliberatamente costruite per giustificare uno sciagurato intervento all’origine della devastazione del Medio Oriente e alla conseguente formazione dell’Isis.

All’ attivismo pacifista di ieri subentra oggi una grande frustrazione. Un tarlo cattivo che avvelena i cuori. Hai voglia a cercare di scacciarla distraendoti un po’.

Eppure come ha ricordato Bergoglio visitando la tomba di don Tonino Bello: “Se la guerra genera povertà anche la povertà genera guerra. La pace perciò si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove artigianalmente si plasma la comunione”.

C’è un umano che non demorde: Il Papa, i salesiani e le monache di clausura che non abbandonano la Siria, gli italiani di Avsi che lottano ogni giorno per tenere aperti gli ospedali di Damasco e Aleppo, quelli di Medici senza Frontiere che operano a Goutha, la fondazione Giovanni Paolo II che con Arci aiuta i bimbi traumatizzati dal conflitto, il Patriarca Kirill che alza il telefono e chiama Francesco perché si infranga la congiura dell’indifferenza. Una chiamata tra l’altro che con l’attivismo di Putin gli deve essere costata parecchio. Sono punti di luce che vincono le tenebre. A cui guardare per non farsi vincere dalla frustrazione.

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