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Ambiente

IL CASTELLO CHE CROLLA

ARTURO BORTOLUZZI - 18/05/2018

belforteIl Comune di Varese intende operare perché non abbiano più a verificarsi crolli del Castello di Belforte che per la quota di maggioranza è di Sua comproprietà. Le amministrazioni che hanno governato Varese in passato non hanno fatto nulla per conservare lo storico immobile, del quale avevano accettato la donazione (e, ancora, continuo a non capirne la motivazione) evitando che andasse in rovina.

Ora che è cambiata la maggioranza che governa la città è mutata pure l’attenzione che il palazzo riserva al proprio patrimonio. Per il secondo anno consecutivo, infatti, il Comune di Varese (Giunta del sindaco Galimberti) intende partecipare ai bandi della fondazione Cariplo dedicati alla conservazione degli immobili storici di proprietà pubblica. Il Comune è chiamato, quindi, pure, a dover tenere dei comportamenti attivi.

Viene, infatti, riconosciuta da parte della Fondazione Cariplo l’importanza che l’ente pubblico abbia a muoversi in chiave culturale, sociale ma anche economica. In questo caso (Castello di Belforte) vi è la necessità di valorizzare la presenza e la funzione dello stesso. Nel corso del Convegno al Castello di Masnago realizzato dalle associazioni interessate e dall’allora amministrazione, tenutosi nel 2015, sono state evidenziate plurime testimonianze storiche che hanno puntualizzato l’importante funzione dello storico maniero accanto al corso d’acqua del Vellone.

Così di recente il sindaco e l’assessore alla cultura hanno invitato per una riunione operativa un numero limitato di associazioni del terzo settore varesino che il Comune riteneva essere interessate. Lo stesso, per mezzo dei suoi rappresentanti, ha dichiarato di voler intervenire per stabilizzare per quanto possibile il castello nella parte ancora in piedi sulla quale si era lavorato in passato grazie all’intervento che il Comune diciott’anni fa aveva chiesto di eseguire alla società FinIper e di voler partecipare al Bando Cariplo denominato “Beni aperti”.

Il bando vuole sostenere progetti sul patrimonio culturale che potranno essere concentrati su un unico bene oppure su un insieme di beni. La scelta che deciderà il Comune di Varese di assumere dovrà essere funzionale e coerente con un piano di sviluppo basato sulle caratteristiche e potenzialità del contesto e argomentato nella relazione dettagliata di progetto.

Questo bando vorrebbe che l’ente pubblico che intenda concorrere allo stesso abbia a coinvolgere attivamente il terzo settore. Il Comune di Varese, come ho richiesto in migliaia di lettere inviate dall’associazione che rappresento (Amici della Terra Varese), è chiamato non soltanto a recuperare un proprio bene.

Lo stesso deve essere capace di muovere il turismo e di interessare privati che vogliano realizzare attività economiche che proprio con l’attività turistica possano far vivere questo bene e garantire a loro ricchezza.

Il Comune di Varese potrebbe, secondo me, sfruttare questo bando anche per aprirsi a contesti più ampli di quelli che sono i limiti comunali. Lo stesso quindi è chiamato a muoversi in rete attivando collegamenti con gli amministratori di altri territori che possono godere di possibilità similari.

Il bando Cariplo anche prevede: la creazione di nuove opportunità di lavoro, preferibilmente destinate a giovani operatori locali; l’attenzione verso la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio quale elemento essenziale del contesto in cui il patrimonio culturale è immerso; l’adozione di modalità organizzative semplici ed efficaci, improntate alla sobrietà dei costi di coordinamento e in grado di garantire attiva la partecipazione di tutti gli attori coinvolti; l’adesione dell’associazionismo locale anche in forma di
volontariato; il potenziamento dell’offerta culturale esistente fortemente coerente con il tematismo della rete; lo sviluppo di azioni integrate di promozione della rete, anche in chiave turistica; l’ideazione di proposte che garantiscano la regolare apertura e la fruizione dei beni; la valorizzazione, all’interno della rete, di beni che siano stati oggetto di un intervento già concluso e realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo.

Nel corso della riunione ho fatto presente come dovessero essere presenti tutti gli interessati e non soltanto poche associazioni, infatti il Comune di Varese non poteva non tenere conto del fatto che da poco, abitanti di Belforte avessero realizzato un incontro all’Oratorio di Belforte. Gli organizzatori dello stesso non potevano, secondo me, non essere invitati.

Il testo unico in materia ambientale statuisce, infatti, che i cittadini che esprimono interesse verso una questione, hanno pieno diritto di essere convocati dall’Amministrazione comunale che deve decidere sulla stessa.

Considero sia giusto che, coloro che hanno organizzato l’incontro a Belforte, siano sentiti perché possano formulare un proprio parere su quanto il Comune decida di porre in opera, prima di una decisione definitiva.

Inoltre, secondo me, i belfortesi potrebbero, se coinvolti dal Comune, far comprendere all’Ente finanziatore quanto il salvataggio del Castello non interessi solo al Palazzo e alle più importanti associazioni, ma a tutta la comunità di Belforte che ha partecipato al citato incontro all’oratorio.

Penso, poi, che debba essere tutelato il ruolo delle associazioni del terzo settore locale. Il progetto non dovrebbe essere solo presentato e finanziato dal Comune di Varese. Ci dovrebbe essere un preciso accordo di programma che faccia in modo che lo stesso possa scaturire da un preciso rapporto pubblico-privato. Il terzo settore dovrebbe quindi versare un obolo.

 Amici della Terra Varese è disponibile a versare 2.000 euro.

Il Comune di Varese oltre a dover agire per poter presentare degnamente il bando alla Fondazione Cariplo, dovrebbe anche poter agire fin da subito per poter svolgere tutte quelle attività necessarie all’acquisizione delle quote di comproprietà del Castello di Belforte ancora non in sue mani e a evitare danni che possano coinvolgere terzi toccati da crolli dello stesso.

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