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Cultura

MILANO, QUI FILADELFIA

LUISA NEGRI - 25/05/2018

 

Il Philadelphia Museum of Art è una meravigliosa realtà, nata nel 1877 dalla passione per l’arte dell’imprenditoria della stessa città. Che fu fondata nel segno dell’amore fraterno- come dichiara il suo nome- dal quacchero William Penn.

Conoscere Filadelfia e il suo museo significa avvicinarsi alla storia di un luogo che, tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo, fu tra i più importanti d’America. Perché si scrissero lì, nel 1776 e nel 1787, la Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione degli Stati Uniti gettando le basi di quell’intreccio vitale tra storia e politica, cultura e filantropia, che avrebbe permesso di realizzare nel tempo i migliori obiettivi del buon vivere.

Per gli appassionati dell’arte sarà possibile, fino al 2 settembre, nelle sale di Palazzo Reale, accostarsi proprio a una selezione di 50 opere, curata da Jennifer Thompson e Matthew Affron, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostreSkira. Sono tutti capolavori dell’impressionismo e delle avanguardie, acquistate da industriali e collezionisti illuminati, destinate ad adornarne le ricche case, poi generosamente donate dai discendenti all’antico museo di Filadelfia.

Ogni opera esposta al Philadelphia Museum ha una sua importante storia: che parte da quel mondo e da quegli artisti prediletti da collezionisti e amanti del bello.

Lo sviluppo crescente dei commerci, dell’industria -soprattutto pesante- e del mondo della finanza, permise di assecondare cultura e attenzione per l’arte europea, sempre nel cuore dei figli dei padri fondatori di Filadelfia, che facevano a gara per farne la capitale culturale dell’America. La voglia di valorizzazione della città portò anche alla nascita della prima fiera mondiale nel 1876: visitata da più di dieci milioni di persone provenienti da ogni dove, Europa compresa.

Conseguenza dello scambio commerciale e culturale del grande evento fu lo stimolo crescente dei suoi abitanti a viaggiare e conoscere a loro volta l’Europa, dove il bello si poteva vedere, ammirare e acquistare. Come gli splendidi Monet, che arrivarono a Filadelfia attraverso Alexander Cassatt e Frank Graham Thomson. Il primo, proprietario della Pennsylvania Railroad, era fratello della pittrice Mary Cassatt, ben introdotta nel mondo parigino dell’arte. Fu lei a suggerirgli la fondamentale scelta di importanti lavori di Manet e Monet, di Degas, di Pissarro e di altri ancora. Della stessa è in mostra un delicato olio su tela del 1879, “Donna con collana di perle in un palchetto”, donato al museo grazie a un lascito della collezionista Charlotte Dorrance Wright. Graham Thomson a sua volta fu in contatto con Monet e, sempre attraverso la Cassatt e la galleria parigina di Paul Durand-Ruel, il più noto e influente mercante di arte impressionista del tempo, acquistò dodici dipinti del grande artista.

Dieci opere degli eredi Cassatt furono poi acquistate nel 1921 dal W.P. Wilstach Fund per il Philadelphia Museum, consentendo l’ingresso dei primi dipinti impressionisti nelle sue sale.

Attorno alla figura del culturista Samuel Stockton White III ruota una singolare storia: pluripremiato per la sua fisicità fu richiesto di fare da modello allo scultore francese Auguste Rodin che lo immortalò nell’opera L’Atleta, rendendolo davvero famoso nei secoli a venire. Tale lavoro, che Rodin realizzò in argilla nel 1901 e fuse successivamente in bronzo nel 1904, entrerà a far parte del patrimonio artistico del museo di Filadelfia con l’intera collezione che verrà donata nel 1967 dalla famiglia a nome di Samuel S. White III e Vera White, costituendone uno dei fondamentali nuclei collezionistici. Di questo nucleo, oltre al Rodin, sono in mostra a Palazzo Reale due nature morte di Georges Braque, un Cézanne del 1873 Le quartier du Four à Auvers-sur- Oise, e un olio su cartone applicato su tavola di Utrillo, Place du Tertre a Montmartre(1912).

La donazione dei fratelli Henry P. McIlhennye e Berenice McIlhenny Wintersteen, che aquistarono e donarono dipinti di Delacroix, Degas, Renoir, Picasso, Matisse fu il successivo passo per la costituzione del patrimonio museale portante. Si veda di quest’ultimo a Palazzo Reale la Natura morta su tavolo, un olio del 1925, e di Picasso Donna e bambine, pervenuta al museo nel 1964.

A siglare la fortuna del Philadelphia Museum fu nel 1943 la lungimiranza dell’allora direttore Kimball e del gallerista Albert Eugen Gallatin. Proprio quest’ultimo aveva costituito nel 1927 la Gallery of Living Art prima collezione pubblica d’Arte Moderna del XX secolo degli Stati Uniti, con sede all’Università di New York. L’indisponibilità a ospitare la crescente, straordinaria collezione di Gallatin negli spazi universitari, profilatasi nel 1942, indusse Kimball a spalancare le porte del suo Museo alla Gallery: nel ‘43 fu firmato l’accordo per il prestito immediato, e successivo lascito, delle opere, centosessanta capolavori di grandi maestri dell’arte contemporanea. Alle quali si aggiungeranno nel tempo altre due donazioni fondamentali: quella di Louise e Walter Arensberg, e quella di Louis E. Stern. I primi, in amicizia con Duchamp, conosciuto negli ambienti artistici di New York, riempirono la loro bella dimora di dipinti, disegni, collage di Picasso, Matisse, Braque, e dello stesso artista amico. Che li consiglierà più avanti di affidare la loro collezione, richiesta da diversi musei, al sempre bravo direttore Kimball e al museo di Filadelfia.

Il secondo portò a sua volta a termine il progetto della donazione nel 1964, aggiungendovi ancora opere di pittori francesi del XIX e XX secolo.

Timothy Rub, l’attuale direttore del museo, che continua a occuparsene nel segno della miglior tradizione, ha annunciato che nel 2020 la struttura museale-a tutti nota per la caratteristica facciata in mattoni rossi-vedrà l’ampliamento previsto per mano di Frank O. Gehry. Un nome di primo piano che viene ad aggiungersi a tutti quelli che hanno scritto fino a qui l’affascinante storia del Museo di Filadelfia e che sarà ulteriore richiamo per un altro appuntamento importante: non più a Milano, ma nella città che ha basato il suo brand sull’amicizia e sul bello.

Impressionismo e avanguardie. Capolavori dal Philadelphia Museum of Art
Milano Palazzo Reale
Fino al 2 settembre 2018. Lunedì 14.30-19.30; Martedì mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30
giovedì, sabato 9.30-22.30
intero12.00 euro, 10 ridotto
www.impressionismoeavanguardie.it
infotel. 02 92800375
catalogo Skira
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