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Attualità

REINSERIRE LE DETENUTE

DARIA G. BANCHIERI - 01/06/2018

 

Alla Casa Circondariale del Bassone di Como sono stati inaugurati due corsi in un “Beauty Salon” e in un “Giardino delle Semplici” donati dal Soroptimist International Club di Varese in collaborazione con il club di Como. Erano presenti la Presidente Nazionale, Patrizia Salmoiraghi e la Vice Presidente Nazionale, responsabile del Coordinamento Nazionale di “Si sostiene carceri”, Paola Pizzaferri.

Il Soroptimist International è un’organizzazione mondiale di donne che con la propria elevata qualificazione professionale agisce concretamente per promuovere i diritti umani e l’avanzamento della condizione femminile.
Nell’ambito delle linee programmatiche del biennio 2017-2019 il Progetto Nazionale del Soroptimist Donne@Lavoro si rivolge con l’azione “Si sostiene”, a donne di categorie fragili (detenute, donne che hanno subito violenza, donne di paesi stranieri..) per sostenerne la formazione professionale e /o le attività lavorative.

Lo scorso 25 ottobre è stato firmato un Protocollo di intesa tra il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la Presidente nazionale dell’Associazione Soroptimist International, Patrizia Salmoiraghi.
Il Protocollo, rivolto alle donne detenute, ha, quale obiettivo comune alle parti, quello di individuare insieme un percorso formativo – lavorativo, con lo scopo di stimolare le detenute a una crescita personale e professionale, anche in vista del reinserimento sociale una volta terminato il periodo di detenzione.

Il Club di Varese ha aderito a “SI sostiene” con due corsi qualificanti per detenute che vivono nel carcere del Bassone di Como e che prevedono un certificato finale, corsi scelti in ambiti lavorativi che possono essere svolti anche all’interno della struttura carceraria. Insieme al Club di Como, il Soroptimist di Varese dona al reparto femminile un “Beauty Salon” spazio attrezzato per aspiranti parrucchiere. Possedendo inoltre l’Istituto un’area incolta di circa mq 370, SI Varese è intervenuto trasformandola in un “giardino delle semplici”. Perché questo titolo? Si è voluto chiamarlo così in quanto si ispira al giardino del Medioevo. All’interno della cinta muraria i monaci nei conventi svolgevano le loro varie attività fra le quali lo studiare e il conservare antichi testi, molti riguardanti l’agricoltura, le varie piante e la loro utilità. Sorsero così nei chiostri, piccoli giardini dove coltivare piante utili anche per medicamenti, orti con erbe e piante aromatiche, alberi da frutta, i cosiddetti “giardini dei semplici”. Un’esperienza che si andò rinnovando nel ‘700 quando, sul modello dell’Orto Botanico di Linneo, andò sperimentandosi anche in Lombardia con la realizzazione dell’Orto Botanico di Brera e quello dell’Università di Pavia con anche l’introduzione di essenze esotiche.

Anche al Bassone, grazie all’accordo con la direttrice dell’Istituto, Carla Santandrea, si è potuto realizzare un “giardino delle semplici” dove coltivare un gran numero di erbe e piante aromatiche da usare in cucina come salvia, rosmarino, alloro, erba cipollina, ma anche lavanda, melissa, malva, frutti di bosco, agrumi, eccetera. Alla tavola delle detenute potranno arrivare aromi e profumi grazie al loro lavoro e cura del giardino. Una serie ben documentata di piante vive favorisce, per altro, l’educazione ambientale a essa connessa ed è un mezzo per far conoscere e apprezzare il patrimonio botanico e avvicinare soprattutto all’importante tema della conservazione dello stesso. L’Istituto per altro si trova accanto all’Oasi Torbiera del Bassone, area umida che è tutelata per l’ambiente e la fauna che qui vive.

L’angolo di terra dimenticato, all’interno del carcere si è trasformato come nelle fiabe in un bellissimo giardino pieno di luce, di sole, di libertà. Le sei ragazze “ristrette” scelte dalla Direzione si sono dedicate al lavoro fin dall’inizio con trasporto ed entusiasmo seguendo le indicazioni e apprendendo nozioni con il desiderio di conoscere: hanno già avuto un risultato. Oggi il giardino è bello ma lo sarà sempre di più. La natura se trattata con rispetto, attenzione e passione, risponde con altrettanto slancio, arricchisce interiormente e può contribuire a rieducare chi è stato condannato, a far pensare allo stesso di aver sbagliato, di voler cambiare e che ci potrà essere un futuro con una nuova vita.

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