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Parole

DIRITTI DELLE BAMBINE

MARGHERITA GIROMINI - 01/06/2018

cartaVale la pena parlare ancora di diritti delle donne, anche perché alcuni aspetti della condizione femminile nel nostro paese rimangono critici. Uno per tutti, il fenomeno del femminicidio che non pare destinato a diminuire.

L’applicazione dei diritti al femminile in questa riflessione comincia dalle bambine.

Alla loro piena realizzazione servono strumenti che le aiutino a crescere sulla base dei principi di uguaglianza e di parità, in aggiunta agli altri diritti, quelli su cui si fonda, almeno teoricamente, la maggioranza delle nazioni.

Sul tema dell’educazione al femminile qualche spunto interessante ce lo propone la Carta dei Diritti delle Bambine, approvata nel 1997 a Reykjavik dalle partecipanti ai lavori del seminario europeo della BPW (Business & Professional Women) su “Il futuro della bambina in Europa”.

Il documento suggerisce ampliamenti e arricchimenti concettuali prima di tutto ai rappresentanti degli organismi internazionali, artefici nel 1989 della Dichiarazione dei Diritti dell’Infanzia, che ora, trent’anni dopo, necessita di qualche revisione.

Il documento, su sollecitazione della locale Fidapa, è stato adottato anche dal Comune di Varese.

Nei nove sintetici articoli troviamo una versione più attuale dei diritti al femminile che chiamano a raccolta una pluralità di soggetti centrali per l’educazione delle bambine.

Già dall’articolo 1 si colgono le prime significative differenze.

L’incipit “ogni bambina ha il diritto di essere protetta e trattata con giustizia dalla famiglia, dalla scuola, dai datori di lavoro anche in relazione alle esigenze genitoriali, dai servizi sociali, sanitari e dalla comunità” rivela la presenza di termini scelti ad hoc: la giustizia, che è prima di tutto sociale e non solo affermazione giuridica; la scuola, che è ambito di crescita basilare dopo la famiglia; una serie di soggetti, primi tra tutti i servizi socio sanitari, che devono rispondere dei processi di emancipazione della futura donna.

Emerge l’idea di una comunità che si faccia carico del rispetto delle libertà dovute a ogni essere umano, ma con un focus particolare sulla condizione della donna, ancora oggetto e non soggetto, spesso mantenuta in condizioni di minorità all’interno di realtà arretrate.

Nei successivi articoli colpisce la forza innovativa del diritto alla formazione ai problemi economici e politici perché la bambina sia in grado di diventare una cittadina a tutti gli effetti.

Viene inserito il richiamo all’educazione alla salute considerata in ogni suo aspetto, compreso quello sessuale, con la richiesta di sostegno per i momenti di passaggio alla pubertà.

L’ultimo articolo, il 9, evidenzia gli effetti negativi sullo sviluppo psicofisico di certa pubblicità. Èvero che fumo, alcool e altre sostanze dannose costituiscono un pericolo sia per i maschi sia per le femmine. Però è innegabile che le immagini delle più prestigiose offerte del mercato si concentrano sul corpo femminile di cui vengono esaltati gli aspetti più stereotipati. Ed è evidente che le bambine e le donne sono le prime destinatarie di messaggi devianti quali l’eccessiva cura dell’immagine e della linea fisica, insieme alla pretesa perfezione.

Da ultimo si evidenzia una richiesta di tipo statistico, apparentemente distante dalle altre enunciazioni: l’articolo 8, che reclama statistiche ufficiali, sempre più necessarie negli atti ufficiali, da elaborare su dati disaggregati per sesso e per età. Perché è necessario disporre di elementi che indichino lo stato reale delle condizioni di vita delle diverse categorie per conoscere quali dati siano attribuibili ai maschi e quali alla femmine.

Chi volesse consultare il testo della Carta dei Diritti delle Bambine può accedere al sito

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