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Opinioni

E ORA PUBBLICITÀ

ROBI RONZA - 07/06/2018

Telecamere in posizione al Quirinale

Telecamere in posizione al Quirinale

È sempre più importante che anche i proverbiali “non addetti ai lavori” si rendano bene conto di come l’informazione via Tv, all’ apparenza la più obiettiva, sia in effetti la più condizionata se non tendenzialmente la più falsa. La cronaca in diretta del recente carosello di eventi, che ha portato al governo Lega/5 Stelle presieduto da Giuseppe Conte, ne è stata un esempio evidente. Vediamo allora di analizzarla a tal fine come un “caso di scuola”.

Diversamente dal giornalismo scritto, per il quale bastano i pochi e poco ingombranti strumenti tecnici che ciascuno può portarsi in tasca o in una borsa, il giornalismo televisivo ha bisogno di spazi riservati e di un’ampia gamma di supporti: prese di corrente elettrica, facile parcheggio per i veicoli, punti di ripresa, facilitazioni per il primo trattamento se non per la trasmissione immediata di quanto viene ripreso e così via. Perciò senza il consenso e il sostegno del dominus della situazione (sia esso a Roma la presidenza della Repubblica o in certe parti della Siria l’Isis) non si può fare; o si può fare solo con ritardo e con minore qualità tecnica rispetto alla concorrenza.

Per le grandi reti televisive — diciamo venendo al nostro “caso di scuola” — una grande vicenda molto facile da drammatizzare, come la recente fase conclusiva del processo di formazione del nuovo governo, significa una forte impennata degli ascolti; quindi decine di milioni di euro di maggiore fatturato pubblicitario. Per tutte le troupes dei cronisti televisivi che se ne occupano diventa perciò una necessità assoluta stare sempre e comunque in prima fila ai piedi del palcoscenico che il palazzo del Quirinale diventa in tali circostanze. Perciò tutti quei cronisti hanno chiaro (e se non lo capiscono i loro direttori glielo fanno subito capire) che devono innanzitutto mantenere buoni rapporti con il dominus. Tutto il resto viene dopo, compresa in primo luogo la realtà dei fatti.

D’altra parte questi buoni rapporti non si improvvisano anche perché consistono di una vasta rete di buone relazioni ad ogni livello: dal più ristretto entourage del dominus fino al guardia portone e ai vari altri addetti con modeste mansioni che però al momento buono possono aprirti una porta o lasciar passare l’auto della troupe. Le grandi testate radiotelevisive hanno perciò dei cronisti specificamente dedicati ai palcoscenici più importanti. Nel caso del Quirinale, quindi della presidenza della Repubblica, questi cronisti dedicati hanno anche un nome: sono i cosiddetti “quirinalisti”. Come bene si è visto nelle scorse settimane ai quirinalisti si chiede solo di fare riprese e di farsi riprendere dentro il Quirinale. In cambio di questo non devono fare altro che raccontarci “quel che trapela dal Quirinale”; ossia ciò che l’ufficio stampa della presidenza della Repubblica ha detto loro di dire.

Ciononostante, in casi come questo in cui quasi tutto avviene a porte chiuse, resta il problema di come riempire il molto tempo in cui non si sa nulla, e quindi non c’è nulla da dire. A ciò si rimedia da studio con maratone di chiacchiere a vuoto con esperti o presunti tali che servono soltanto a tenere il pubblico davanti alla Tv quanto basta perché gli possano venire somministrate dosi massicce di spazi pubblicitari.

Tutto ciò aiuta a comprendere perché le Tv abbiano raccontato il presidente Mattarella come una specie di salvatore della patria non si sa bene da che cosa. E non invece come colui che ha tentato il colpo del governo “tecnico”, ma poi è stato giocato da Di Maio e da Salvini con delle mosse da partita a poker.

www.robironza.wordpress.com

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