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Noterelle

DELL’AMICIZIA

EMILIO CORBETTA - 22/06/2018

amiciziaAttorno all’amicizia s’è discusso e si discute molto. Ricordo una cena con amici di mio padre a cui partecipavo anch’io adolescente, seduto in un angolo della tavolata. La conversazione verteva sull’amicizia: esiste veramente o è semplicemente un rapporto sostenuto da necessità reciproche per cui non un sentimento sincero di donazione ma un vicendevole succhiarsi di forze, valori, a soddisfazione di bisogni, di necessità della vita.? Amicizie non vere, non generose, ma solo interessate.

Ricordo che io giovincello avevo reagito, sostenendo che le mie amicizie non erano così. Io e i miei amici ci volevamo bene e stavamo insieme non per bisogno, ma perchè si era felici così. Era uno scambio di stima, di idee, di esperienze, di parole, di concetti, di giochi. La mia affermazione fece un certo effetto ed una signora decise che l’amicizia vera esiste, ma solo a quell’età, quando si è adolescenti perchè a quella età si è istintivamente più generosi, più sentimentali, più bisognosi d’amore.

Dunque l’amicizia sincera c’è solo tra i giovani? È negata agli adulti? Domande che le nostre esperienze in parte confermano, ma la necessità dell’amicizia profonda e sincera è uno dei grandi bisogni dell’uomo, come grande è il bisogno di avere, di saper coltivare l’amore in tutte le sue espressioni, primo fra tutti quello coniugale, fondamento della famiglia.

L’amicizia è cementata dall’amore necessario per vivere, per districarsi nel labirinto della vita, per avere la forza necessaria per vivere l’unicità di questa vita. Avere la persona sulla cui spalla appoggiare il capo, avere il confidente, il sostegno nel dolore. L’amicizia già gli antichi l’apprezzavano e la coltivavano addirittura come un dono divino: era sacra e non poteva essere tradita.

Ai nostri giorni? Nel nostro secolo?

La nostra società è ricca di tentazioni egoistiche e coltivare il sentimento dell’amicizia può diventare un ostacolo alla realizzazione dei propri interessi, in particolare in certi ambienti dove la competizione sta alla base delle opportunità per raggiungere il successo o, come si usa dire, “la realizzazione di se stessi”.

Effettivamente molti seguono questa cultura e in molte terapie della personalità si insiste su questo concetto: “la realizzazione del proprio io”. Affermare se stessi diventa il fondamento per vivere in una società come la nostra, per cui non si è circondati da amici, ma solo e sempre da concorrenti. È una realtà molto triste perchè noi desideriamo proprio il contrario e c’è in noi la necessità di reciproco aiuto, di reciproca donazione, di pacifismo, di serenità, d’assenza di pericoli.

Viviamo in una grande dicotomia: il desiderio di sicurezza contrastato da una continua aggressione più o meno evidente. Si è costretti ad essere sempre arroccati sulla difensiva. Scompare la sincerità e trionfa lo spregiudicato che sa fare “la voce grossa”. Si pretende che sia il mostrare forza e violenza che paga e non il dialogo intelligente, di saggia cultura. Esporre banalità, luoghi comuni con cipiglio aggressivo e pestando i pugni sul tavolo: è questo che conta.

In questi giorni spiccano muri di difesa eretti realmente tra le nazioni, ma sono presenti soprattutto muri ideologici, atteggiamenti duri, di disprezzo, di razzismo: tutti atteggiamenti contro l’amicizia. Si sente parlare di amicizia tra i popoli, ma arrivano notizie di guerre, notizie di violenze che non possono lasciare indifferenti. Le drammatiche vicende del passato e quelle dei nostri giorni non si possono accettare. Non si può restare indifferenti nel veder il florido mercato delle armi sempre in espansione, nel veder costruire sempre più sofisticati meccanismi di morte infingardamente dichiarati per propria difesa, costruiti in nome della pace.

Vediamo continuamente immagini di grande dolore per i deboli sovrapposte ad immagini di folli che sparano sui propri simili.

Scoraggia veramente il vedere ripetere, in eterna stupida monotonia, i soliti violenti errori mentre dentro di noi sta l’infinitamente grande desiderio d’amicizia e d’amore. È più facile pavoneggiarsi di essere dei “duri” che essere intelligenti, saggi, altruisti, capaci di rispettare se stessi e di conseguenza anche il prossimo.

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