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Urbi et Orbi

LA “VACANZA” DEL PAPA

PAOLO CREMONESI - 22/06/2018

Il Papa a Lampedusa nel 2013

Il Papa a Lampedusa nel 2013

Manca una settimana a luglio. E luglio è il mese in cui il Papa fa un po’ di vacanza. Che per Bergoglio significa rallentare leggermente i ritmi, avere piu tempo per la preghiera e la lettura, poter dedicare qualche altra ora agli incontri informali. Non ha bisogno di cambiare aria. Non soggiorna in Trentino o Val d’Aosta. Rimane a Santa Marta. E d’altronde la residenza vaticana di Castelgandolfo ormai è diventata un museo.

In agenda per ora è previsto soltanto un viaggio a Bari, il 7 Luglio per un appuntamento ecumenico di preghiera per il Medio Oriente.

Ma anche nel Luglio del 2013, Papa da poco più di tre mesi, Bergoglio fece un unico viaggio in Italia: a Lampedusa.

“Non era programmato, non c’erano inviti ufficiali ” ha raccontato al vaticanista Andrea Tornielli ” ho sentito che dovevo andare. Mi avevano toccato e commosso le immagini e le notizie sui migranti morti in mare. Bambini, donne, giovani uomini. Una tragedia straziante”

Rimase sull’ isola solo quattro ore. Chiese che non ci fossero politici, autorità italiane e nemmeno i vescovi della Sicilia. Tra il molo e la parrocchia dialogò con i profughi, implorò il perdono di Dio per quella strage degli innocenti: 25mila morti in vent’anni. La Messa fu celebrata su un altare ricavato da una vecchia barca ; la croce era fatta con il legno dei natanti della morte. Depose una corona di fiori nel punto dove si trova una statua della Madonna del Mare, posta a quattordici metri di profondità.

Nella sua omelia invitò tutti a ridestarsi dalla globalizzazione dell’indifferenza, dalle bolle nelle quali vive chi si è accomodato ed è chiuso nel proprio benessere. Cuore anestetizzato, il bergoglismo coniato per l’occasione.

Richiamò quanti con le loro decisioni politiche ed economiche avevano creato quei drammi. Esortò al coraggio di accogliere chi. padri e madri di famiglia, parte da paesi di fame e guerra alla ricerca di un vita migliore.

E concluse con una domanda: qualcuno ha mai pianto per questi fratelli? Sono passati cinque anni da quel viaggio. Che squarciò in Europa con un semplice gesto una sedimentata coltre di omertà e indifferenza. Richiamando ciascuno alle proprie responsabilità e carità. Sognando un continente dove essere migrante non è un delitto. E oggi, guardando alla cronaca di queste ultime settimane. dobbiamo pensare che questi cinque anni siano passati invano?

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