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Cultura

L’ORA CHE AVVAMPA

MANIGLIO BOTTI - 22/06/2018

giugnoAprile non ti scoprire, maggio non ti fidare, a giugno puoi far quel che ti pare. Il proverbio dell’antica tradizione (più o meno contadina) indica dunque nel mese di giugno, a metà dell’anno in corso, il momento in cui –anche dal punto di vista degli abiti da indossare – ci si può sentire liberi di agire e di comportarsi come si vuole.

In effetti, alle nostre latitudini, in queste variabili (dal punto di vista atmosferico) “terre dei laghi”, anche il mese di giugno può riservare qualche sorpresa, tuttavia non si può negare che esso rappresenti una specie di “giro di boa” dell’annata che si trascorrere, volta ormai con decisione all’estate (aestas dal latino aestuare, avvampare: quando “avvampa l’ora”, diceva il poeta…) e a situazioni di benessere generale.

Giugno è il mese del solstizio d’estate, collocato secondo gli astronomi tra il giorno 19 e il giorno 25, e il 21 è anche come da calendario il giorno che segna l’avvio della stagione. Cioè, il giorno più lungo e la notte più corta. È il mese della luna e il giorno 22 segna l’ingresso del segno zodiacale del cancro, un segno d’acqua.

Notti brevi, a giugno, fresche, bellissime come mai si vivono negli altri mesi dell’anno. Un mese in cui ricorrono le celebrazioni di grandi santi: sant’Antonio da Padova, san Luigi Gonzaga, san Pietro e san Paolo e soprattutto – il giorno 24 –, sei mesi prima della nascita di Gesù, la celebrazione di san Giovanni Battista, il Precursore, mentre la festa di san Giovanni Evangelista ricorrerà il 27 di dicembre.

La festa di san Giovanni Battista – è noto come il 24 di giugno se ne festeggi la nascita, mentre per tutti gli altri santi la festa ricorre nel giorno della morte, la rinascita in Cristo – rappresenta anche l’antica festa solstiziale, legata dunque al giro della Terra e del Sole, che tornerà almeno visivamente e lentamente ad abbassarsi sulla linea dell’orizzonte, mentre quella dell’Evangelista rappresenterà il solstizio d’inverno. Sono due ricorrenze che si richiamano l’una con l’altra e sulle quali la Chiesa ha poggiato le proprie tradizioni, ma tenendo conto dell’antico e del lavoro dell’uomo sulla Terra.

Ma non c’è solo questo. Si può anche affermare che almeno da noi il mese di giugno, in un certo senso, è il mese che chiude l’anno. La festa della notte di San Silvestro, a dicembre, e del cambio dei calendari è ormai più un soddisfacimento formale che sostanziale della nostra cultura.

La vita dell’anno scolastico si chiude nel mese di giugno; in questo mese, di regola, il cittadino redige i propri conti con lo stato; a giugno spesso insieme con la quattordicesima mensilità di stipendi e pensioni – per chi ha la fortuna di percepirla – arrivano anche bollette e altre tasse da pagare. Poi luglio e agosto saranno i mesi della sosta estiva – si sa bene che nella stragrande maggioranza delle famiglie la “vacanza” è strettamente legata alle scuole e agli impegni di studio dei figli o dei nipoti – e a settembre si ricomincerà non solo con la raccolta delle castagne, ma con la stagione dell’autunno e con una ripresa annunciata fin dalle ultime settimane vacanziere di agosto.

Non a caso Vincenzo Cardarelli segna questo passaggio con i versi di una celebre poesia: “Autunno. Già lo sentimmo venire nel vento d’agosto, / nelle pioggie di settembre / torrenziali e piangenti / e un brivido percorse la terra / che ora, nuda e triste, / accoglie un sole smarrito. / Ora passa e declina, / in quest’autunno che incede / con lentezza indicibile, / il miglior tempo della nostra vita / e lungamente ci dice addio…”.

È il mese di giugno con le sue storie, con le sue feste che segna il passaggio della nuova stagione. Già in questi giorni le strade della città, il mattino e all’una del primo pomeriggio, sono (quasi) deserte perché i ragazzi sono a casa da scuola. E a breve si riempiranno le autostrade… Ma due mesi trascorrono in fretta.

Ed è davvero il caso, senza aspettare altri sei mesi, di augurarsi subito, in questi giorni, un buon anno nuovo.

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