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Zic & Zac

REGOLE E NO

MARCO ZACCHERA - 29/06/2018

Controlli in un campo Rom

Controlli in un campo Rom

Molto spesso è pura ipocrisia non ammettere che ciascuno di noi ha delle antipatie e – se dobbiamo contrastarle con l’intelligenza e la tolleranza – questi sentimenti restano più o meno nell’inconscio.

Personalmente, per esempio, non mi disturba spesso l’arrivo di tanti disperati dall’Africa quanto la presenza di nomadi che a volte sembrano davvero molto diversi dal comune sentire.

Non è un problema di razza ma culturale, di abitudini, di rapporti umani.

Non capisco – insomma – perché un campo rom diventi ricettacolo di sporcizia, non ci sia un minimo di raccolta differenziata, vi sia un evidente ricorso all’accattonaggio organizzato e spesso anche al furto, come peraltro comprovato dalle statistiche.

Credo che delle regole servano, che bisogna innanzitutto salvaguardare la libertà e le scelte personali di ognuno, ma anche il vivere civile della comunità e quindi che tutti debbano seguire delle precise regole di convivenza.

Non mi piacciono assolutamente le crociate “contro” qualcuno – sovente di una superficialità estrema – ma una corretta presa d’atto che i problemi esistono e che vanno governati, non esasperati o strumentalizzati, ma neppure ignorati.

Se i rom vogliono godere di vantaggi sociali devono adeguarsi a delle regole e questo deve valere per tutti, “regole” che sono anche di carattere individuale, fiscale, di obblighi di istruzione e di tutela dell’infanzia.

Non quindi “schedature” etniche, ma per la raccolta in modo corretto dei dati necessari, come avviene per tutti.

Magari il problema può però anche essere commentato con un filo di ironia, ma ben sapendo che purtroppo è reale e che si trascina da tempo. Per esempio, se volessimo sorriderci sopra…

Sono indignato perché sale la polemica sulla “schedatura” dei Rom e nessuno ha pensato a me. Avevo solo un giorno (e allora non c’era neppure l’autority per la tutela dell’infanzia a difendermi!) e già mi avevano schedato subito: anagrafe e battesimo, quindi pure ignorando la privacy per le mie potenziali preferenze religiose.

A tre anni mi schedarono poi per le vaccinazioni (obbligatorie!), a sei per la scuola elementare, all’università mi dettero perfino un libretto con obbligo di firma per superare gli esami e relativa foto segnaletica.

Mi schedarono (abbondantemente) anche a militare e soprattutto per la politica, a partire dalla prima volta che fui “fermato” e portato in commissariato perché partecipavo ad una manifestazione missina per la liberazione della (allora) Cecoslovacchia, appena invasa da gentili e democratici carri armati sovietici.

Addirittura in Parlamento – per votare in aula leggi ed emendamenti – dovevamo farlo ogni volta con le impronte digitali: più schedati di così!

Ma ditemi voi che idea balzana e antidemocratica sia adesso questa di voler (forse) schedare i Rom e relativi accampamenti: andando avanti su questa via antidemocratica qui si rischia perfino  di minare anche il record della signora Vasvija H., una signora bosniaca Rom che dal 1986 ha accumulato  “solo” 51 (cinquantuno) condanne per furto, e chissà quante volte l’ha fatta franca.

La signora Vasvija – otto figli dichiarati, più quelli temporaneamente acquisiti  giornalmente che usa per organizzare l’accattonaggio con 2 giovani complici apparentemente incinte e recentemente bloccate dai Carabinieri a Roma – è rimasta  però anche l’ultima volta in libertà poiché il giudice le ha permesso il patteggiamento  – senza carcere – con obbligo solo di dimora ad Aprilia, cittadina vicino a Roma, la piazza dove normalmente “lavora”: di rimpatrio in Bosnia nessuno ne ha parlato.

Come giustamente ha sottolineato Mentana in TV una iniziativa in questo senso è quindi assolutamente razzista e anzi ricorda direttamente il bieco nazifascismo…oppure stiamo andando un po’ tutti fuori strada?

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