Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Opinioni

DUE CIONDOLI

GIOIA GENTILE - 29/06/2018

snegaleseLa settimana scorsa ero a Cagliari. Ma non è della Sardegna che voglio parlare oggi, anche se sono tornata da quel viaggio affascinata da tutte le bellezze che ho visto. Voglio raccontarvi un incontro che mi ha commosso e fatto riflettere e che avrebbe potuto verificarsi in una qualsiasi delle nostre città.

Comunque ero a Cagliari, sotto i portici della centralissima via Roma, di fronte al porto, e stavo decidendo con alcuni amici come occupare l’ora che ci separava dal rientro in hotel, quando qualcuno, alle mie spalle, chiede: “Da dove venite?” Avevo intravisto prima un Africano che portava appesa al collo la sua cassetta delle mercanzie e la mia voce di pancia subito si è fatta sentire: “Uffa! Adesso questo vuol venderci qualcosa”. Poi, di nuovo la domanda: “Da dove venite?”

Allora le altre mie due voci, quella del cuore e quella della testa – forse aveva ragione Platone a parlare di tre anime – le altre due voci, dicevo, mi hanno rimproverata: ”Ti ha chiesto solo da dove vieni. Cosa ti costa rispondere? Hai dimenticato anche i rudimenti della buona educazione?”

Così mi sono voltata. E mi sono trovata davanti un uomo non più giovane: un po’ di grigio sulle tempie ed uno sguardo serio e fiero in cui mi è sembrato di poter leggere tutta la dignità di un’umanità dolente. Ho pensato che non fosse giusto, che in un’altra situazione, in un’altra società, in un altro mondo avrebbe potuto essere una persona realizzata e rispettata. Ho pensato che è facile parlare di migranti finché sono una realtà collettiva, quasi un’entità astratta, ma quando ti trovi a guardare negli occhi una persona, senti la responsabilità che la tua fortuna e la tua storia comportano.

Ma gli ho detto solo: “Vengo da Varese”.

“Varese? Io stato Milano. Varese no. Io Senegal” mi ha risposto. Devo essermi illuminata esclamando un insulso “Ah!”, perché mi ha chiesto: “Tu stata?” “No” ho ammesso “però mi piacerebbe”. A quel punto, ha preso dalla sua cassetta due piccoli ciondoli di metallo – un geco e una tartaruga – e me li ha offerti dicendo: “Tieni. Regalo. Bienvenido”.

Ed ha aggiunto, forse perché mi vedeva impacciata e perplessa: “Perché tu mi hai parlato”.

Allora non sono riuscita a dire più niente. L’ho ringraziato, ho accettato i ciondoli e li ho conservati come fossero preziosi. E preziosi sono, per me: mi ricordano che la dignità umana può sopravvivere al dolore, al sopruso, all’umiliazione, alla strumentalizzazione.

Della Sardegna parlerò un’altra volta.

 

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login