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Cara Varese

PRUDENZA

PIERFAUSTO VEDANI - 06/07/2018

cattaneo

Raffaele Cattaneo, ora assessore regionale all’ambiente

Aria bassa, malumore, quindi nessuna voglia di sorridere: nel cuore dell’Emilia Rossa ho trovato lo stesso sconforto dei leghisti dopo aver perso Varese, la presunta capitale lumbarda, a causa del loro disastroso lungo sonno amministrativo.
Qualcuno ha sorriso dopo che ho fatto vedere la micidiale battuta circolata sui telefonini, ma poi la vecchia guardia dal sorriso è passata al ringhio e anche alle ingiurie ed io, recuperato il personale mezzo di comunicazione, ho preso la porta perché quando bisticciano marito e meglio è meglio scegliere altri percorsi e soprattutto non scherzare.
Insomma la foto di un Renzi infante e definito e osannato come “Il primo bambino che ha mangiato i comunisti” – cioè copia aggiornata di un perfido slogan-bugia elettorale del 1948, non ha mancato di provocare qualche danno ai sinistrati della Sinistra, un ambiente dove si continua a dare grande importanza a una politica letteralmente piallata rispetto alla nobiltà del suo passato.
Da noi a Varese si vive la stessa esperienza però con timidi segnali di ripresa se per esempio vediamo il neogovernatore Fontana, esaurita la serie di sottopassi da inaugurare, avventurarsi nel mondo della sanità sia pure ben lontano dalla polveriera di Varese, capolavoro dell’ignominia regionale ai danni della ex fedelissima alma mater del leghismo.
Ma c’è un varesino, trombato alle elezioni, tuttavia recuperato ugualmente per la Giunta regionale che è ben più attivo e spericolato nel cammino su vecchi sentieri dimostratisi sempre infidi.
È una brava persona Raffaele Cattaneo, ma ogni tanto si dimentica di essere oggi assessore all’ambiente e così lo si ritrova a illustrare a medici imbufaliti vecchie e fallimentari teorie sulla sanità formigoniana, nella quale in un passato anche recente e poco glorioso egli potrebbe avere interferito.
Cattaneo ha qualità e sarebbe per esempio gradita la pulizia del bosco della nostra montagna, oggi cimitero di grandi piante in più punti. Offelè… fa el to mestèe.
Aldilà dei rilievi, che sarebbero numerosi e hanno gli anni di Noè, resta il fatto che ci sono ancora e sempre dei problemi che potrebbero trovare una soluzione condivisa e invece i nostri politici trovano sempre il modo di beccarsi e di rinfacciarsi di tutto, alla fine lasciando questo tutto immutato nel tempo.
I problemi non sono di facile soluzione perché i governi che si sono succeduti a Roma a dir poco ci hanno ignorati e inoltre la qualità dei politici, che si sono impadroniti di Palazzo Lombardia come esperti del settore, è stata da sempre giudicata nel complesso non all’altezza della situazione.
Noi a Varese possiamo confermarlo: la città si è sviluppata, ha colto significativi traguardi sino a quando non è stata costretta a inginocchiarsi a Milano. È peraltro vero che si è accettato di essere vassalli, di obbedire al silenzioso ma micidiale ponte di comando 1 Milano-Brescia, con bei piloni a Lecco e Bergamo.
Varese, città del papà della Lega, di due governatori e positivi ministri, per quasi trent’anni non solo è cresciuta ma si è fermata e due tra le più importanti istituzioni sociali, università e ospedale, sono state prese di mira da Roma e Milano come fonti di spesa da ridimensionare.
La negatività globale della rivoluzione leghista, le conseguenti valutazioni del nostro passato alla luce del profilo della crescita di una comunità esemplare nel mondo della produzione, oggi hanno indotto alla prudenza davanti alle novità esplose nell’ambito della politica.
Una prudenza che non può e non deve diventare un altro freno, ma essere solo motivo di riflessione per sollecitare il recupero di valori antichi. L’infallibilità non è di questo mondo, il coraggio sì.

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