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Opinioni

L’ASCENSORE SOCIALE

ANTONIO MARTINA - 13/07/2018

diseguaglianzeL’altra settimana una ragazza di 18 anni, Marta Satta, ha scritto a Corrado Augias questa breve lettera pubblicata su la Repubblica: “La politica è per me una passione fin da bambina. Può immaginare l’emozione del mio primo voto, il 4 marzo. Da allora però non ho fatto altro che indignarmi. Mi indigno di fronte a politici impreparati. Mi indigno per un ministro dell’Interno che non fa altro che urlare sollecitando gli istinti più oscuri. Mi indigno quando questo ministro, che è anche il mio nonostante io non lo abbia votato, parla esibendo all’occhiello il simbolo del suo partito; quando sento che si riferisce al viaggio dei migranti come a una ‘crociera’, a una ‘pacchia’. Mi indigno quando propone il censimento dei rom. Mi indigno quando alle frontiere di un Paese a cui guardiamo come modello si strappano i figli alle madri. Indignarsi di continuo costa fatica. Svuota. Isola. So però di non essere sola. Faccio parte di una minoranza, ma non sono sola. E questo mi dà la forza per non rimanere indifferente di fronte al male”.

La lettera fa riferimento, prevalentemente, al notevole problema dei migranti. Ma di queste persone dobbiamo ricordare un duplice aspetto: quello di coloro che arrivano in cerca di speranza per una vita migliore, e quello dei nostri giovani e meno giovani i quali partono per motivi analoghi. Sempre alla ricerca di una vita migliore!

In entrambi i casi il pensiero va al cosiddetto “ascensore sociale” che da tempo è fuori servizio. Il povero poteva aspirare ad un miglioramento della vita attraverso il lavoro, l’impegno, la tenacia e la perseveranza. L’ascensore era azionato dalla volontà sociale e politica di equilibrare la distribuzione sia del lavoro che della ricchezza. Del lavoro se ne discute molto poco.

Invece secondo un aggiornamento sulla distribuzione della ricchezza in Italia, pubblicato qualche giorno fa da Oxfam, a fine 2017, il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il successivo 20% ne controllava il 18, 8%, lasciandone al 60% più povero, appena il 14, 8%.

Anche i dati Eurostat dicono che la disuguaglianza in Italia è aumentata durante la crisi. Non solo per la crescita dei redditi più alti, ma per il forte calo di quelli bassi. Sale la povertà. La disuguaglianza nella distribuzione del reddito è leggermente cresciuta durante la crisi, per tornare ai livelli di circa 15 anni fa. La variazione tra il 2008 e il 2016 è statisticamente significativa, anche se non di molto. Come già detto, il divario tra ricchi e poveri è in effetti aumentato soprattutto a causa del crollo dei redditi più bassi, forse anche a causa del flusso di nuovi immigrati, che può aver contribuito ad abbassare le differenze reddituali territoriali. L’economista Massimo Baldini sintetizza così le principali tendenze emerse: la disuguaglianza è in Italia a livelli simili a quelli di 15 anni fa;

la disuguaglianza è leggermente aumentata durante la crisi; questa crescita è dovuta non al fatto che i ricchi si allontanano dalla classe media, ma alla forte riduzione dei redditi dei poveri; tutte le classi di reddito hanno subito un calo (ovviamente in media) durante la crisi; la prima fase della ripresa non ha ancora raggiunto i redditi più bassi; il fenomeno più rilevante della disuguaglianza è l’aumento della povertà.

E a proposito di povertà, Eurostat ha pubblicato un nuovo dato che induce all’ottimismo: la quota di persone in grave deprivazione materiale è diminuita da 12, 1 per cento a 9, 2 per cento, scendendo sotto il 10 per cento per la prima volta dal 2010, forse anche a causa della crescita di concessione del credito attuato dalle banche e società finanziarie.

Come indignarsi con maggior determinazione per diminuire le disuguaglianze senza continuare ad aiutare in prevalenza il capitalismo? Ricordo che un motto graditissimo è: “privatizzare gli utili e socializzare le perdite”!

Sarà necessario parlare delle ipotesi percorribili per ridurre le disuguaglianze anche facendo parte di una minoranza che speriamo sia destinata a ritornare maggioranza democratica.

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