Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cultura

TRA OTTO E NOVECENTO

LIVIO GHIRINGHELLI - 13/07/2018

Franz Brentano

Franz Brentano

La filosofia austriaca tra Ottocento e Novecento (B. Bolzano, F. Brentano) si caratterizza per la sua impermeabilità all’idealismo e al neokantismo, mentre privilegia la diffusione del pensiero di Herbart. Bernhard Bolzano (1781-1848), d’origine italiana, presi i voti nel 1800, diviene docente di scienze religiose a Praga, aderisce alla causa boema e ai principi progressisti, per cui subisce la sospensione dall’insegnamento da parte della gerarchia. Procede a uno smantellamento sistematico degli esiti della dialettica trascendentale kantiana. Con Athanasia (1827) procede a una dimostrazione razionale dell’immortalità dell’anima, alla quale Kant ha rinunciato. Rifonda la psicologia razionale. Con La Dottrina della scienza (Wissenschaftslehre, 1837) sviluppa nella dimensione della logica la nozione di rappresentazione in sé e di proposizione in sé, che non sono il correlato di un atto mentale (come credere, vedere, pensare ), né di una formulazione linguistica (presenza o assenza non ne intaccano in alcun modo la natura).

Si affida invece a una specie di platonismo semantico, per cui i significati delle cose sono oggetti che vivono in un mondo proprio. Tutte le principali nozioni della disciplina sono attinte dalla struttura stessa della logica. I quattro volumi sono orientati in una direzione non psicologistica. In campo matematico Bolzano formula per primo la teoria degli insiemi infiniti (Paradossi dell’infinito, 1851, postumo), anticipando il lavoro di Georg Cantor. Lascia l’eredità dell’importanza della dimostrazione in zone fondamentali della matematica usualmente trattate in termini intuitivi. Importanti gli influssi esercitati sulla scuola logica polacca. Distingue energicamente la dimensione logico-obiettiva del pensiero da quella psicologica-soggettiva.

Franz Brentano (1838-1917), ordinato sacerdote cattolico nel 1864, copre la cattedra di filosofia a Würzburg ; accusa dopo il1870 una grave crisi religiosa in opposizione al dogma dell’infallibilità papale. Abbandona pertanto l’abito. A causa dell’intenzione di prender moglie lascia la docenza di professore ordinario a Vienna, mai più riottenuta e l’Austria. Tiene lezioni a Vienna di libero docente e fonda la Società filosofica viennese, ponendosi all’origine della fenomenologia di Husserl ; quindi nel1895 si rifugia a Firenze fino allo scoppio del primo conflitto mondiale e poi va in Svizzera.

Da giovane Brentano con La psicologia di Aristotele (1867) offre un importante contributo allo studio della metafisica e psicologia dello stagirita. Massima è per lui l’evidenza conoscitiva assegnata alla percezione interna ( non a quella esterna). La sua è una psicologia descrittiva o psicognosia, in cui il ruolo centrale è giocato dalla tesi dell’intenzionalità, (l’essere rivolto verso un oggetto secondo la scolastica medioevale): la sensazione al sentito, la rappresentazione al rappresentato, il sentimento e il desiderio a quanto sentito o desiderato, il giudizio allo “stato di cose”. Per quanto attiene alla riforma della logica Brentano riconduce tutti i giudizi ctagorici a giudizi esistenziali. Tutti gli atti della coscienza sono fondati sulla rappresentazione. L’oggetto intenzionale, a cui la coscienza è rivolta, è un oggetto immanente o mentale, non trascendente. Seguirà una seconda fase reista del suo pensiero, per cui si esclude che l’intenzionalità sia direttamente rivolta a rappresentazioni mentali degli oggetti e si distingue tra modo diretto e obliquo del rappresentare.

Per Brentano la coscienza non è affatto una cosa o il risultato di semplici associazioni, bensì un atto intenzionale rivolto a un contenuto. La coscienza è sempre anche un contenuto correlativo. Alla ricerca genetica delle cause è contrapposta la descrizione la descrizione dei fenomeni psichici, articolata da un punto divista radicalmente empirico. La descrizione definisce il fenomeno psichico “interno” mediante la sua “immanenza” e il riferimento intenzionale a un oggetto in esso contenuto. Facendo centro sul concetto di intenzionalità della coscienza si recupera una completa autonomia nei confronti delle scienze naturali.

Brentano sostiene che il riferimento a un oggetto immanente (fenomeno fisico o psichico) porta a una distinzione fra una coscienza primaria e una secondaria: solo quest’ultima è oggetto di percezione evidente, laddove i giudizi sul mondo esterno hanno valore di probabilità. La ricerca è rivolta alle strutture di ordine fenomenico, come appaiono nell’orizzonte intenzionale del soggetto che esperisce, onde si apre la problematica della fenomenologia. Rappresentazioni, giudizi e sentimenti sono le tre classi fondamentali dei fenomeni e così si distinguono: nella rappresentazione l’oggetto è semplicemente presente, nel giudizio è affermato o negato, nel sentimento è amato od odiato. La struttura delle due ultime classi è bipolare; possibilità dell’errore e comportamento giusto. I giudizi assiologici di evidenza apodittica derivano dalle fonti intuitive immediate del nostro amare o odiare (l’evidenza è equiparata a quella della percezione interna). Riposano su se stessi e la loro verità non dipende da domande o risposte metafisiche, come quella sul senso del mondo. Questa parte del pensiero di Brentano, che approda alla metafisica teistica, manca del rigore e della cautela critica che caratterizza le altre parti. Brentano influenza e continua a influenzare la filosofia contemporanea, oltre che per l’orientamento fenomenologico, anche in quello neoempiristico. Per lui la filosofia è un lavoro di chiarificazione intellettuale, più che di elaborazione di visioni del mondo. Scientificità ed esattezza sono i massimi valori intellettuali.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login