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Incontri

VOCAZIONE

GUIDO BONOLDI - 27/07/2018

takashi

Takashi Nagai

Già in un mio precedente scritto pubblicato da RMFonline ho citato un passo di un libro che racconta la vicenda di un medico giapponese, Takashi Nagai, morto di leucemia all’età di 43 anni, in conseguenza degli effetti della bomba atomica lanciata su Nagasaki il 9 agosto del 1945 (Pace su Nagasaki, di Paul Glynn, ed. Paoline).

Sto arrivando lentamente, come mio solito, alla fine del libro (come invidio coloro che riescono a “divorare” un libro in un giorno e una notte !) e ho trovato a pagina 267 una lunga citazione di un brano del dottor Takashi, che che descrive il cuore del lavoro di un medico alla luce delle parole pronunciate da Gesù nel discorso della montagna.

Lo riporto per i lettori di RMFonline e soprattutto per ripetere a me stesso qual è la vera natura della mia professione:

“Le parole del discorso della montagna “beati quelli che piangono” devono essere prese alla lettera dai medici. Un vero medico soffre con ciascuno dei suoi pazienti. Se il paziente ha paura di morire, anche il medico ha paura. Quando il malato finalmente guarisce e dice “grazie”, anche il medico risponde “grazie”. Se il tuo paziente è un vecchio, trattalo come fosse tuo padre, se è un bambino come fosse tuo figlio…Ogni paziente diventa tuo fratello, tua sorella, tua madre e tu sei tutto per lui. Guardi e riguardi con ansia quegli esami e quei raggi, mediti sulla cartella clinica, non lasci nulla d’intentato… Come sbagliavo quando appena laureato, credevo che la pratica medica fosse una questione di tecnica ! Come se il medico fosse il meccanico di quella macchina che si chiama corpo ! No, il medico deve essere una persona che sente nel proprio corpo e nel proprio spirito ciò che il malato soffre nel corpo e nello spirito…Sono arrivato a capire che la medicina è una vocazione, una chiamata personale da parte di Dio, il che significa che esaminare un paziente, fargli i raggi o fargli una iniezione è parte del regno di Dio. Quando me ne sono reso conto mi sono scoperto a pregare per ciascuno dei miei malati.”

“Beati coloro che piangono, perché saranno consolati”. La consolazione è quella di una vita, anche professionale, più intensa, partecipe, mai deludente.

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