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Cultura

ESCATOLOGIA DEL MONDO

LIVIO GHIRINGHELLI - 27/07/2018

Sant’Ignazio di Loyola

Sant’Ignazio di Loyola

La Chiesa è stata nel passato promotrice di feconde innovazioni in campo sociale : nel mondo romano i cristiani avevano un’aspettativa di vita più lunga rispetto ai non cristiani grazie a un sistema di welfare soprattutto in tema di cure sanitarie. Qualche storico è convinto che abbia letteralmente fondato il sistema ospedaliero.

 I monasteri sono poi stati all’origine di una rivoluzione agricola, che ha fatto uscire l’Europa occidentale dalla trappola malthusiana, in cui l’Impero romano era rimasto bloccato per secoli, onde la vulnerabilità delle forze, che ne ha causato la decadenza. Si sono poste così le premesse per cui l’Occidente si è salvato da un destino simile per mano dei futuri invasori (saraceni, vichinghi ecc.) e ne è derivata altresì la generale scomparsa della schiavitù. Nell’economia dell’Occidente la schiavitù, oltre che immorale, è dannosa anche dal punto di vista economico, in quanto sottrae ai lavoratori, come al capitale, gli incentivi a investire in competenze che migliorino la produttività.

Purtroppo questa tensione innovativa è venuta via via a mancare in corrispondenza a un orientamento antiscientifico rispetto alle esigenze della modernità, come un rifiuto ad affrontare la creazione come propria maestra aggredendo i problemi col procedere attraverso tentativi ed errori piuttosto che attraverso un’astratta speculazione. Non vogliamo provare probabilmente perché temiamo di perdere. Il Nuovo Testamento è invece tutto percorso da una tensione escatologica: nessun ritorno ai giardini dell’Eden, ma creazione del mondo che verrà. La Gerusalemme celeste dell’Apocalisse discende verso la terra, non è un luogo a cui i credenti salgano.

Infrante le barriere gettate dal peccato tra Dio e la buona creazione, non rimane che operare, assecondando la grazia, a ristabilire il Regno di Dio, nella visione “del già e non ancora” tipica delle lettere di Paolo. Si tratta di una Chiesa in ascolto dello Spirito intesa come una sorgente senza precedenti di creatività e inventività nel condurre a termine la propria missione. Non si tratta di un mondo riservato a pochi eletti, che così sfuggano al mondo corrotto. Gesù non proclama un insieme di credenze, ma il Regno di Dio.

Il Vangelo non è tanto un manuale di spiritualità e di morale, quanto l’annuncio di un ritorno con la necessità di cambiamenti trasformativi ad ogni livello, grazie a una maggiore intelligenza, creatività, intraprendenza. Questo perché non si ricada in una nuova cattività babilonese.

E non bisogna mettere le buone intenzioni al di sopra delle competenze. Nel confutare la dottrina luterana della salvezza per fede (prospettiva individualistica) la Chiesa pare essersi dimenticata che la questione dell’entrata in Paradiso è solo una componente piuttosto accidentale della buona novella del Regno. Si aggiungano le remore del dualismo, il principio della sufficienza delle buone intenzioni. Come rispondere alla modernità? Adattando la dottrina? Cambiando il modo in cui l a presentiamo? Bisogna invece battere i moderni al loro stesso gioco. Noi invece preferiamo vivere dentro le nostre teste, anziché affidarci alla creatività alimentata dal Logos al servizio della guarigione del mondo.

Purtroppo la Chiesa ha ripreso in blocco il modello universitario tedesco ottocentesco, trasformando la sua teologia in una disciplina accademica modellata sulle scienze sociali. La teologia ha finito per identificarsi con l’accademia, divenendo una sorta di gnosticismo, scollegando radicalmente la mente dal mondo, divenendo una provincia di pochi eletti in grado di memorizzare e recitare formule arcane. Le persone sono create a immagine del Dio trinitario, il cui bisogno pressante, ontologico, è la relazione. E si tratta di una teologia incarnata di contro a una teologia gnostica e al fideismo applicato. Questo è il senso della parabola del grano di senape : il Regno non è una cosa molto piccola, bensì enorme e positiva, che cresce da qualcosa di molto piccolo.

Papa Francesco rivolge l’attenzione alla “tunica senza cucitura” della dottrina sociale cattolica (ogni punto dipende da tutti gli altri, la Laudato si’ rivela un’enfasi puntuale e urgente sull’imperativo cattolico della cura del creato). La preoccupazione centrale è che una società giusta possa essere feconda e moltiplicarsi senza che le risorse si esauriscano. Sant’Ignazio di Loyola ci soccorre non solo per le sue grandi intuizioni spirituali e filosofiche, ma perché ha convertito quelle intuizioni in tecniche, metodi, processi (Esercizi spirituali, Costituzioni), che ha affinato attraverso tentativi ed errori : umanista del Rinascimento ampiamente dotato di una mentalità scientifica.

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