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Pensare il Futuro

SPIONI

MARIO AGOSTINELLI - 27/07/2018

spiaMentre facciamo mulinare i nostri pollici sulle tastiere vere o virtuali dei nostri computer e smartphones, milioni di orecchie, occhi e cervelli sono in attesa di nostre notizie. È impressionante come questo fenomeno sia ormai arrivato a livelli inimmaginabili solo un decennio fà,, mentre la popolazione ne è totalmente disinformata o, almeno, sottovaluta la portata di questa forma esasperata di controllo in mano completamente a organizzazioni private o a funzionari di intelligence al servizio dei governi, in una rete di “innocente” spionaggio che non ha confini di tempo e spazio (è la velocità della luce che è approssimata dagli apparecchi digitali e l’intero pianeta non ha angoli inavvicinabili se non per ragioni geopolitiche o militari). Qualche esempio sconvolgente:

Dove hai abitato? Qual è il tuo orientamento politico? Quali sono le tue preferenze quando sessuali? Quanti soldi hai? Ecco, chiunque ami parlare pubblicamente di cose del genere può continuare a fare acquisti su Amazon senza esitazioni. Gli altri, invece, dovrebbero pensarci su. Nei giorni del Prime Day, una bordata al gigante di Jeff Bezos è arriva da un’inchiesta di Sebastian Meineck. 1) L’impronta digitale. «Appena apri la pagina di Amazon con il tuo browser, stai probabilmente dicendo all’azienda chi sei». Non c’è bisogno di entrare nell’account, e non basta cancellare i cookie. 2) «Amazon non solo sa quello che hai comprato negli anni, ma anche quello che non hai comprato: salva e analizza tutti i prodotti e le pagine che hai visitato». È come se in un negozio un commesso ci seguisse e prendesse appunti su tutto quello che guardiamo. 3) Amazon sa il tuo numero di telefono: basta chiamare una volta il servizio clienti, e saremo per sempre sull’agenda del gigante. 4) Amazon è in grado di ricostruire la tua biografia: dove sei cresciuto, dove ha studiato, cosa fai. Si appunta con attenzione ogni indirizzo. 5) Fai regali a parenti e amici? Anche le informazioni su di loro piacciono al gigante. 6) «Quando ricevi libri, film, musica, regali e così via, Amazon riesce a tracciare un profilo abbastanza preciso di chi sei».

Secondo l’esperto Steffen Staab, «questi dati sono molto più accurati di quelli di Cambridge Analytica», la società dello scandalo Facebook. 7) Quanti soldi hai? Ad Amazon interessa parecchio, e il modo in cui usi la carta di credito glielo dice. 8) Anche i tic! «Se ti piace scrollare mentre fai shopping, Amazon lo sa. Se hai un tic preciso con il mouse, Amazon lo sa». 9) Quanti dispositivi hai? Lo sa, lo sa… Ma che ci fa con queste informazioni? Fino a prova contraria, non si può dire che le venda. Di certo le usa per personalizzare la sua offerta e consolidare il suo monopolio. «È in grado di sondare la popolazione senza fare domande». Volendo, i giganti del web avrebbero tutto per controllarci. Altri esempi?

Un braccialetto che monitora in ogni momento la posizione delle mani del lavoratore e le guida vibrando se non è quella «giusta». La nuova tecnologia desta preoccupazione perché aumenta ancora la capacità dell’azienda di controllare i lavoratori, trasformando i dipendenti, pagati poco, in robot umani che lavorano vicino ai veri e propri robot, portando avanti compiti ripetitivi di packaging il più velocemente possibile.

E ancora: Google ha preso la decisione di cambiare pelle al motore di ricerca più potente in circolazione per controllare i nostri modi di vivere: mobilità, salute, memoria, relazioni, economia, informazione, innovazione e, soprattutto, linguaggio. Alphabet (è il nome del nuovo motore di ricerca) mira ad essere l’alfabeto del mondo, mettendo il suo algoritmo al centro di una nuova costellazione di so­luzioni che automatizzano comportamenti e pensieri. Si tratta di uno dei temi portanti della riflessione sulla democrazia al tempo della rete, da non ridurre solo al peso dei tweet e dei “I like!”.

Oggi possedere algoritmi imposti agli uten­ti con il monopolio dei motori di ricerca e delle piattaforme, significa, se lo si vuole, estendere a miliardi di persone pregiudizi e discriminazioni in aree come la selezione delle news, la pubblicità, la ricerca di lavoro, o, addirittu­ra, l’assistenza e la salute fino ad influenzare la formazione del senso comune, data la pervasività che questi flussi cognitivi hanno ormai nelle nostre relazioni sociali. Sta nascendo insomma un sistema di automatizzazione dei comporta­menti sociali che anche i politici più avveduti e i sindacati più combattivi dovrebbero esaminare tanto quanto, per usare l’enfasi appropriata, contrastano le relazioni sindacali scorrette, le assunzioni fasulle e il lavoro nero. La potenza tecnologica, anche attraverso gli automatismi alla velocità della luce, sta assoggettando l’economia che, a sua volta ha già subor­dinato la politica. Diamoci allora “un occhio”, anche quando sulle spiagge o in montagna mandiamo un selfie a parenti ed amici: lassù non è detto che qualcuno ci ami disinteressantemente!

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