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Libri

DELITTO ITALIANO

CESARE CHIERICATI - 14/09/2018

 

Un piccolo grande libro. Piccolo per il formato ma grande nei contenuti, prova ne sia che l’autore, Franco Giannantoni, ha ricevuto nei giorni scorsi un plauso e un riconoscimento autografo dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un avvenimento abbastanza inusuale, un premio per le inesauste ricerche condotte sui temi della Resistenza in oltre quarant’anni.

“La Shoah, delitto italiano”, edizioni Amici della Resistenza, ultima fatica editoriale dello storico varesino, racconta, analizza, fa luce su ciò che accadde in Italia e anche nel varesotto tra il 1938 e il 1945 mettendo in particolare a fuoco le responsabilità del fascismo italiano nella persecuzione e nello sterminio del popolo ebraico. Lo fa lavorando su un doppio registro di indagine, nazionale e locale, portando alla ribalta fatti, tragedie, personaggi la cui memoria rischia di offuscarsi lungo il cammino della storia.

Quanti sanno che anche Varese, all’epoca piccola, florida e tranquilla cittadina dei laghi ha vissuto una sua tragica shoah con centinaia di arresti, di deportazioni, di razzie e confische di beni? Anche qui, nella provincia di fresca istituzione (1927), i rastrellamenti condotti dai nazifascisti non risparmiarono neppure gli ospedali e le cliniche private. Il carcere dei Miogni conobbe giorni di disperazione, sovraffollamento e indicibili promiscuità in attesa degli smistamenti al binario 21 della Stazione Centrale di Milano con destinazione Auschwitz.

Ne fu ospite anche Liliana Segre, adolescente milanese di 13 anni, respinta dalle guardie svizzere con il padre e gli anziani cugini Ravenna poi morti in prigionia. Lei invece si salvò e dedicherà la sua esistenza a testimoniare l’orrore delle leggi razziali e dei campi di sterminio nazisti. Pochi mesi fa è stata nominata dal Presidente della Repubblica, “senatrice a vita”. Nel volumetto non vi è soltanto la cronaca dolorosa delle catture, dei respingimenti operati dalla guardie svizzere lungo il confine con la Confederazione, degli inganni dei passatori e dei delatori (tanti) che cinicamente speculavano sugli ebrei in fuga facendosi consegnare somme ingenti per poi “rivendere” le stesse persone ai nazifascisti. Da Ligurno (Cantello) dopo aver sostato all’albergo Madonnina, riuscì a passare in Svizzera anche Edda Ciano, la figlia del duce, moglie di Galeazzo, ministro degli esteri del regime, condannato a morte e fucilato a Verona (11/1/1944) per aver appoggiato il 25 luglio del 1943 l’ordine del giorno Grandi che esautorava il suocero.

Giannantoni ricostruisce, con il puntiglio e il rigore che gli sono propri, il quadro normativo a livello nazionale che fa da premessa ideologica, politica e amministrativa alle persecuzioni. Nei cosiddetti “apparati”, da pagina 190 in poi, sono raccolte le leggi antiebraiche in vigore dal settembre del 1938, l’elenco dei cittadini ebrei trasmesso il 25 ottobre 1943 dalla Questura di Varese alle autorità tedesche e anche il “Manifesto della razza” pubblicato in forma anonima sul “Giornale d’Italia il 15 luglio 1938 e poi ripreso sul primo numero della rivista “La difesa della razza” a firma di dieci scienziati, una sorta di base teorica del razzismo.

Scrive l’autore: “La stampa nazionale e provinciale aveva seguito con grande attenzione la svolta antiebraica. Cronaca Prealpina, diretta dal ’39 da Niccolò Giani, direttore della “Scuola di Mistica Fascista Sandro Italico Mussolini”, aveva dedicato quasi ogni giorno una rubrica fotografica “ai virgulti di pura razza italiana” proponendo i volti dei futuri “balilla”, segnalando i piccoli reati consumati occasionalmente da cittadini ebrei”. Perfettamente allineati al volere governativo, i giornali e la radio diffondono e rilanciano in ogni angolo del paese il credo razziale, punto di non ritorno del regime mussoliniano.

Annota l’autore: “Il direttore di Cronaca Prealpina” aveva proseguito in un crescendo irresistibile: “Essere antisemiti oggi vuol dire difendere le nostre istituzioni, vuol dire tutelare ciò che di sacro e di imperituro Roma e la Chiesa ci hanno conservato. Ecco perché l’antisemitismo spirituale è un dovere di ogni italiano”. Il libro si chiude con una piccola sezione fotografica che raccoglie le uniche preziosissime immagini esistenti della Shoah italiana comprese quelle realizzate nel carcere di Varese.

Nelle foto: autunno 1943, un gruppo di ebrei catturati nei pressi di Dumenza mentre tentano di varcare il confine (da Franco Giannantoni, “La notte di Salò (1943-1945)”, Varese, Arterigere, 2001)

 Il libro verrà presentato giovedì 20 settembre alle 17.30 alla libreria Ubik di Varese da Franco Giannantoni e Paolo Pietrosanti

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